Dinastia dei Buwayhidi
I Buwayhidi, conosciuti anche come Buyidi, furono una dinastia sciita che regnò su territori degli attuali Iran e Iraq dal 322/934 al 448/1056-7. La dinastia fu fondata da Ali ibn Buya (m. 338/949-50) con il sostegno dei suoi fratelli Ahmad e Hasan, e prese il nome dal loro padre, Buya. Durante il loro regno, i Buwayhidi promossero attivamente pratiche religiose sciite, ufficialmente riconosciute e svolte pubblicamente, come le cerimonie di lutto per l'Imam al-Husayn (A) e le celebrazioni del giorno di Eid al-Ghadir in onore dell'Imam Ali (A). Inoltre, durante l'adhan (chiamata alla preghiera) si recitava la frase “Hayya 'ala khayr al-'amal” (affrettatevi verso l'azione migliore) ed era comune l'uso della turbah per la preghiera e del tasbih prodotto con essa. I sovrani di questa dinastia ricostruirono i mausolei degli Imam sciiti (A) in Iraq, contribuendo a un aumento significativo dei pellegrinaggi verso questi luoghi sacri.
Alcuni ricercatori citano prove storiche e di altro tipo per sostenere che questa dinastia era sciita. Tuttavia, esistono opinioni divergenti sul fatto che i Buwayhidi fossero sciiti duodecimani fin dall'inizio o se, invece, appartenessero inizialmente alla corrente zaydita, per poi convertirsi allo sciismo duodecimano. Tra i sovrani più noti di questa dinastia si distinguono Rukn al-Dawla, Mu'izz al-Dawla e 'Adud al-Dawla. Sono state scritte varie opere sulla dinastia dei Buwayhidi, tra queste, una valida fonte sulla storia dei Buwayhidi è il libro Tajarib al-Umam di Ibn Miskawayh (risalente al V/XI secolo).
Posizione e significato
Per oltre 120 anni, i Buwayhidi, una dinastia sciita, regnarono su regioni degli attuali Iran e Iraq. (322/934 - 448/1056-7).[1] Durante il loro dominio, alcuni rituali sciiti vennero celebrati ufficialmente e pubblicamente per la prima volta. Tra questi, le commemorazioni per l'Imam al-Husayn (A), caratterizzate da cerimonie di lutto, e le celebrazioni di al-Ghadir. Questo periodo è da tutti considerato come una delle epoche più splendide della civiltà islamica.[2]
Il governo dei Buwayhidi fu fondato da Ali, figlio di Abu Shuja' Buya, con il sostegno dei suoi fratelli Ahmad e al-Husayn. Da qui il loro appellativo di “Al Buya” (la dinastia dei Buwayhidi) o “Buyidi”.[3] Sono anche conosciuti con il nome di Daylamiti.[4]
Denominazione
Secondo Sadiq Sajjadi, autore della voce sulla dinastia dei Buwayhidi nella Grande Enciclopedia Islamica, non è chiaro quale denominazione islamica seguissero i Buyidi.[5] Tuttavia, alcuni storici[6] come Rasul Ja'farian,[7] uno storico sciita (n. 1964), basandosi su prove storiche e altre fonti, sostengono che i Buyidi erano sciiti duodecimani. Tra queste prove si annoverano la riviviscenza dei rituali sciiti da parte della dinastia, la nomina di ministri sciiti, l'uso di nomi sciiti tra i loro governanti e le loro strette relazioni con sapienti sciiti.[8] Anche Ibn al-Kathir al-Dimashqi, uno storiografo sunnita dell'VIII/XIV secolo, affermava che i governanti Buyidi erano sciiti o rafidi, un termine da lui utilizzato in senso dispregiativo.[9] Allo stesso modo, 'Abd al-Jalil al-Qazwini, studioso sciita del VI/XII secolo, nel suo libro al-Naqd, affermava che i Buyidi erano Imamiti.[10]
I sapienti hanno ipotizzato che i governanti buyidi fossero originariamente zayditi, data la forte presenza dello zaydismo nel Tabaristan.[11] Secondo alcuni, si sarebbero successivamente convertiti allo sciismo duodecimano.[12].[13] A sostegno di questa teoria, Rasul Ja’farian cita il Tarikh-e Ray (Storia di Ray) di Muntajab al-Din al-Razi del VI/XII secolo, dove si afferma che Ibn Shahrashub credeva che la dinastia dei Buwayhidi si fosse convertita allo sciismo sotto la guida di Taj al-Ru'asa ibn Abi l-Sa'da, un sapiente sciita.[14] Ja’farian ipotizza inoltre che questa conversione potrebbe essere stata motivata dalla necessità politica di mantenere il controllo sul governo. Restare zayditi, infatti, avrebbe potuto portarli a dover cedere il potere agli Alavidi del Tabaristan.[15]
Ilya Pavlovich Petrushevsky (1898-1977), un orientalista russo, suppone che i fondatori della dinastia dei Buwayhidi fossero sciiti, ma che i sovrani successivi avessero ufficialmente abbracciato il sunnismo, pur mantenendo inclinazioni verso lo sciismo.[16] Tuttavia, l'autore dell'articolo The Buyid dynasty and their role in holding Imami Shi'a ceremonies and rituals in Iraq (La dinastia dei Buwayhidi e il loro ruolo nello svolgimento di cerimonie e rituali sciiti imamiti in Iraq) respinge l’analisi di Petrushevsky, ipotizzando che essa possa derivare dal riconoscimento del califfato abbaside da parte dei Buyidi.[17] Infine, Bertold Spuler (1911-1990), un orientalista tedesco, nel suo libro Iran in Early Islamic Times, sostiene che i Buyidi erano sciiti duodecimani sin dall'inizio e che mantennero questa fede per tutta la durata del loro regno.[18]
Commemorazione dei rituali sciiti
La dinastia dei Buwayhidi promosse alcuni rituali sciiti imamiti, tra cui i seguenti:
- Cerimonie di lutto per Ashura: nel giorno di Ashura dell'anno 352/963, Mu'izz al-Dawla al-Daylami ordinò lo svolgimento di cerimonie di lutto pubbliche. Alle persone fu chiesto di indossare abiti neri in segno di dolore. Secondo Ibn al-Khaldun, le donne uscirono dalle loro case con i capelli arruffati e il viso annerito, colpendosi la testa e piangendo per la tragedia dell'Imam al-Husayn (A).[19] Inoltre, lo storiografo sunnita Ibn al-Jawzi (m. 597/1200-1) riportò che in quel giorno le attività commerciali venivano sospese, venivano erette tende nei bazar e si svolgevano cerimonie di lutto per l'Imam al-Husayn (A).[20] Al-Kamil al-Shaybi osservò che le processioni di lutto per l'Imam al-Husayn (A) furono organizzate per la prima volta nel 352/963.[21]
- Celebrazione dell'Eid al-Ghadir: Mu'izz al-Dawla al-Daylami, nel 351/963, permise la celebrazione dell'Eid al-Ghadir a Baghdad.[22] Questa tradizione fu mantenuta anche dai successivi sovrani della dinastia Buyidi.[23]
- Maggiori visite ai mausolei degli Imam sciiti (A): la dinastia dei Buyidi favorì il restauro e la ricostruzione dei mausolei degli Imam sciiti (A), completandoli con delle cupole.[24] Donazioni e voti furono dedicati a questi luoghi sacri, e il pellegrinaggio fu facilitato e incoraggiato. I Buyidi invitavano le persone a vivere nelle vicinanze dei mausolei e fornivano sussidi ai residenti di quelle aree.[25]
- Recitazione dell'adhan: dall’anno 356/967, la frase "hayy-a 'ala khayr al-'amal" (affrettatevi verso l'azione migliore) fu incorporata nell'adhan, una pratica che continuò fino all'ascesa della dinastia Selgiuchide. [26]
- Promozione dell'uso della turbah dell'Imam al-Husayn (A) per il mohr e il tasbih: durante il regno dei Buyidi, si diffuse l’uso della turbah (terra del santuario dell’Imam al-Husayn) per realizzare una sorta di piccolo mattoncino, chiamato mohr, su cui appoggiare la fronte durante la preghiera, e il tasbih (strumento per pregare simile a un rosario). Questi oggetti venivano prodotti e distribuiti al popolo.[27]
Inoltre, secondo alcuni autori, una moneta risalente all'epoca dei Buyidi riporta impresse parole e frasi quali: "La ilaha illa Allah", "Muhammad Rasul Allah" e "Ali Wali Allah".[28]
Noti sovrani dei Buyidi
Ecco alcuni dei sovrani più eminenti della dinastia buyidita:
- 'Ali ibn Buya, chiamato 'Imad al-Dawla al-Daylami, figlio di Abu Shuja' al-Daylami. Fu il fondatore della dinastia dei Buyidi nella regione Fars.
- Al-Hasan ibn Buya, chiamato Rukn al-Dawla, era figlio di Abu Shuja' al-Daylami e sovrano della regione di Jibal. Condusse diverse guerre a Rey, nel Jibal, Tabaristan e Gorgan per espandere il dominio dei Buyidi.
- Ahmad ibn Buya, chiamato Mu'izz al-Dawla al-Daylami, era fratello di Ali e al-Hasan. Conquistò Baghdad nel 334/945-6. Ordinò di tenere cerimonie di lutto nel giorno di Ashura[29] e celebrazioni il giorno di Eid al-Ghadir[30] a Baghdad.
- 'Adud al-Dawla al-Daylami, figlio di al-Hasan ibn Buya. Succedette allo zio 'Imad al-Dawla nella regione Fars. Fu tra i più potenti emiri sciiti che governarono vasti territori dell'attuale Iran e del resto del mondo islamico. Durante il suo regno, attuò varie misure per migliorare le infrastrutture e il benessere del suo popolo. Queste includevano iniziative come la ricostruzione delle zone in rovina di Baghdad,[31] la costruzione di grandi cisterne nella regione Fars,[32] la costruzione dell'ospedale al-'Adudi a Baghdad,[33] la ristrutturazione dei mausolei degli Imam sciiti (A) (come il Santuario di al-Kazimayn[34] e quello di al-'Askariyyayn)[35] e la fortificazione della città di Medina[36] con la costruzione di un muro che la cingesse.
Storia della fondazione
All’inizio del IV/X secolo, i Daylamiti, in Iran, iniziarono dei movimenti contro il califfato abbaside.[37] Makan ibn Kaki, Asfar ibn Shiruya e Mardawij al-Ziyari guidarono le rivolte con i loro eserciti. I figli di Abu Shuja', Ali e al-Hasan unirono le forze con Makan, un comandante samanide. Nel 321/933, Mardawij al-Ziyari ottenne il controllo [delle regioni] Jurjan e Tabaristan. Ali e al-Hasan convinsero Makan a permettere loro di unirsi a Mardawij. Mardawij nominò Ali come sovrano di Karaj,[38] dove prese il controllo dei forti vicini. Tuttavia, questo suscitò la preoccupazione di Mardawij. Inizialmente, progettando di conquistare Isfahan, Ali fu sconfitto dall'esercito del fratello di Mardawij. Successivamente, dominò su [le città di] Arrajan e Nawbandjan, e suo fratello al-Hasan prese il controllo di Kazerun su suo ordine.[39] Nel 322/934, Ali conquistò Shiraz, dove fondò la dinastia dei Buyidi.[40] Tuttavia, secondo Sadiq Sajjadi, alcuni storiografi ritengono che in realtà fu la conquista di Arrajan (321/933) a segnare l'inizio della dinastia dei Buyidi.[41] Negli ultimi dodici anni, al-Hasan e Ahmad conquistarono [le regioni di] Rey, Kerman e l’Iraq. Così, il governo dei Buyidi fu diviso in tre grandi rami e due piccoli: Kerman e Oman.[42]
Secondo Ali Asghar Faqihi, un ricercatore storico sciita (m. 2003), il libro Tajarib al-umam è la fonte principale della storia dei Buyidi.[43] Il suo autore Ibn Miskawayh (320/932 – 420/1029 o 421/1030) visse durante l'epoca dei Buyidi.[44]
Monografie
Sono state scritte alcune opere sulla dinastia dei Buyidi, tra cui:
- Il libro Tarikh-e Al-e Buya (Storia della dinastia dei Buyidi) di Ali Asghar Faqihi: questo libro offre un resoconto storico dettagliato delle dinastie dei Ziyaridi e dei Buyidi. Pubblicato originariamente nel 2000, era destinato agli studenti del corso di laurea magistrale in storia nelle università iraniane.[45]
- Humanism in the Renaissance of Islam di Joel L. Kraemer: questo libro studia il fiorire intellettuale e culturale dei centri dei Buyidi, in particolare di Baghdad. È stato tradotto in persiano.[46]
- Hayat-e elmi dar 'ahd-e Al-e Buya (Vita accademica nell'epoca dei Buyidi) di Gholam Reza Fadaei, professore dell'Università di Teheran (n. 1945-6): questo libro fa parte di una serie dedicata alla vita accademica dei governi sciiti. Esamina le figure di sapienti e scienziati attivi durante il regno della dinastia dei Buyidi.[47]
- Al-Taji fi akhbār al-dawlat al-Daylamiyya di Ibrahim ibn Hilal al-Sabi (m. 384/994-5), uno scriba dell'epoca dei Buyidi: questo libro fornisce un resoconto storico della dinastia dei Buyidi durante il regno di 'Adud al-Dawla. In effetti, il libro fu scritto su ordine dello stesso 'Adud al-Dawla per elogiare i Daylamiti e il loro governo. Ibn Miskawayh citò questo libro nel suo Tajarib al-umam. Un manoscritto di parte di questo libro è conservato nella Biblioteca Tawakkuliyya nella Grande moschea di Sana'a. Muhammad Husayn al-Zabidi lo pubblicò col titolo al-Muntaza' min kitab al-taji, nel 1977 a Baghdad.
Footnote
- ↑ Sajjādī, "Āl Būya", vol. 1, p. 629.
- ↑ Gulīzawāra, "Barrasī-yi naqsh-i dawlat Āl būya dar gustarish-i tashayyuʿ wa ʿumrān āatabāt-i Irāq", p. 122.
- ↑ Mustawfī, Nuzhat al-qulūb, p. 98, 99, and 174.
- ↑ Gulīzawāra, "Barrasī-yi naqsh-i dawlat Āl būya dar gustarish-i tashayyuʿ wa ʿumrān āatabāt-i Irāq", p. 122.
- ↑ Sajjādī, "Āl Būya", vol. 1, p. 640.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 375; Jaʿfarnīya, "Sīyāsat-hā-yi ḥukūmat-i Āl būya dar jahat-i taḥkīm-i waḥdat mīyān-i Shīʿa wa ahl-i sunnat", p. 24.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 375.
- ↑ Jaʿfarnīya, "Sīyāsat-hā-yi ḥukūmat-i Āl būya dar jahat-i taḥkīm-i waḥdat mīyān-i Shīʿa wa ahl-i sunnat", p. 24.
- ↑ Ibn Kathīr, al-Bidāya wa l-nihāya, vol. 11, p. 307.
- ↑ Qazwīnī, al-Naqḍ, p. 42.
- ↑ Jaʿfarnīya, "Sīyāsat-hā-yi ḥukūmat-i Āl būya dar jahat-i taḥkīm-i waḥdat mīyān-i Shīʿa wa ahl-i sunnat", p. 24.
- ↑ Shaybī, al-Ṣila bayn al-taṣawwuf wa l-tashayyuʿ, vol. 2, p. 39.
- ↑ According to Fatima Ja'farniya, people of Daylam were introduced to Islam and Shiism by Alawite figures such as Nasir al-Utrush and al-Hasan b. al-Qasim. While the latter was known to be Zaydi, there are varying views regarding the denomination of Nasir al-Utrush.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 380.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 378.
- ↑ Pūraḥmadī, "Āl Būya wa naqsh-i ānān dar barpāyī-yi marāsim wa mawāsim-i Shīʿa-yi Imāmīyya dar Irāq", p. 112.
- ↑ Pūraḥmadī, "Āl Būya wa naqsh-i ānān dar barpāyī-yi marāsim wa mawāsim-i Shīʿa-yi Imāmīyya dar Irāq", p. 112.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 375.
- ↑ Ibn Khaldūn, Tārīkh Ibn Khaldūn, vol. 3, p. 425.
- ↑ Ibn al-Jawzī, al-Muntaẓam, vol. 7, p. 15.
- ↑ Shaybī, al-Ṣila bayn al-taṣawwuf wa l-tashayyuʿ, vol. 2, p. 39.
- ↑ Ibn Khaldūn, Tārīkh Ibn Khaldūn, vol. 3, p. 420-425.
- ↑ Ibn al-Jawzī, al-Muntaẓam, vol. 6, p. 163.
- ↑ Dhahabī, al-ʿIbar fī khabar man ghabar, p. 232.
- ↑ Khaṭīb Baghdādī, Tārīkh-i Baghdād, vol. 1, p. 424.
- ↑ Ibn al-Jawzī, al-Muntaẓam, vol. 8, p. 164; Ibn Khaldūn, Tārīkh Ibn Khaldūn, vol. 3, p. 460.
- ↑ Thaʿālibī, Yatīmat al-dahr, vol. 3, p. 183.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i tashayyuʿ dar Irān, p. 380.
- ↑ Ibn Khaldūn, Tārīkh Ibn Khaldūn, vol. 3, p. 527.
- ↑ Ibn al-Athīr al-Jazarī, al-Kāmil fī l-tārīkh, vol. 8, p. 549.
- ↑ Abū ʿAlī Miskawayh, Tajārub al-umam, vol. 6, p. 477 and 478.
- ↑ Farshād, Tārīkh-i ʿilm dar Irān, vol. 2, p. 790.
- ↑ Farshād, Tārīkh-i ʿilm dar Irān, vol. 2, p. 749-751.
- ↑ Āl Yāsīn, Tārīkh al-mashhad al-kāẓimī, p. 24.
- ↑ Maḥallātī, Maʾthar al-kubrā fī tārīkh Sāmarrāʾ, vol. 1, p. 321.
- ↑ Samhudī, Wafāʾ al-wafā, vol. 2, p. 269-270.
- ↑ Sajjādī, "Āl Būya", vol. 1, p. 629.
- ↑ Ibn al-Athīr al-Jazarī, Al-Kāmil fī l-tārīkh, vol. 8, p. 267.
- ↑ Maqrizī, al-Sulūk, vol. 1, p. 27.
- ↑ Ibn Taghrī-Birdī, al-Nujūm al-zāhira, vol. 3, p. 244-245.
- ↑ Sajjādī, "Āl Būya", vol. 1, p. 629.
- ↑ Sajjādī, "Āl Būya", vol. 1, p. 629.
- ↑ Faqīhī, Tārīkh-i Āl būya, p. 17.
- ↑ Faqīhī, Tārīkh-i Āl būya, p. 17.
- ↑ Faqīhī, Tārīkh-i Āl būya, p. 4.
- ↑ Kramer, Iḥyā-yi farhangī dar ʿahd-i Āl būya: Insān garāyī dar ʿaṣr-i runisāns-i islāmī.
- ↑ Fadāʾī ʿIrāqī, Ḥayāt-i ʿilmī dar ʿahd-i Āl būya, p. ?