Versetto dell’hijab
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Informazioni sul versetto |
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Versetto dell’hijab |
Sura an-Nur |
Versetto 31 |
Juz' 18 |
Informazioni sul contenuto |
Luogo della rivelazione Medina |
Giurisprudenza |
Obbligo per le donne di indossare l’hijab |
Il versetto dell’hijāb (in Arabo: آيَة الحِجاب) annuncia l'obbligo per le donne di indossare l’hijab. Questo versetto è una delle principali argomentazioni coraniche utilizzato dai giurisperiti per [dimostrare] tale obbligo. Alcuni giurisperiti, basandosi sull’espressione "oltre ciò che è [accettabilmente] visibile" contenuta nel versetto, sostengono che non è obbligatorio per le donne coprire il viso e le mani.
Altri versetti del Corano sono anch'essi noti come “versetti dell’hijab”, tra questi, il 59° versetto della XXXIII sura del Sacro Corano, chiamato il Versetto del jilbab.
Testo e traduzione
Il 31° versetto della XXIV sura del Corano è comunemente noto come il Versetto dell’hijab.[1] Si ritiene che l’hijab sia diventato obbligatorio per le donne con la rivelazione di questo versetto:[2]
وَقُل لِلمُؤمِناتِ يَغضُضنَ مِن أَبصارِهِنَّ وَيَحفَظنَ فُروجَهُنَّ وَلا يُبدينَ زينَتَهُنَّ إِلّا ما ظَهَرَ مِنها ۖ وَليَضرِبنَ بِخُمُرِهِنَّ عَلىٰ جُيوبِهِنَّ ۖ وَلا يُبدينَ زينَتَهُنَّ إِلّا لِبُعولَتِهِنَّ أَو آبائِهِنَّ أَو آباءِ بُعولَتِهِنَّ أَو أَبنائِهِنَّ أَو أَبناءِ بُعولَتِهِنَّ أَو إِخوانِهِنَّ أَو بَني إِخوانِهِنَّ أَو بَني أَخَواتِهِنَّ أَو نِسائِهِنَّ أَو ما مَلَكَت أَيمانُهُنَّ أَوِ التّابِعينَ غَيرِ أُولِي الإِربَةِ مِنَ الرِّجالِ أَوِ الطِّفلِ الَّذينَ لَم يَظهَروا عَلىٰ عَوراتِ النِّساءِ ۖ وَلا يَضرِبنَ بِأَرجُلِهِنَّ لِيُعلَمَ ما يُخفينَ مِن زينَتِهِنَّ ۚ وَتوبوا إِلَى اللَّهِ جَميعًا أَيُّهَ المُؤمِنونَ لَعَلَّكُم تُفلِحونَ
“E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi, di essere caste e di non mostrare i loro ornamenti se non ciò che è [accettabilmente] visibile; di lasciar scendere i loro veli fin sul petto e di non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi privi di desiderio sessuale, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi in modo da far notare gli ornamenti che nascondono. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare”.
(Sacro Corano, 24:31).
Applicazione in giurisprudenza
Nei testi di giurisprudenza, questo versetto è citato come riferimento per stabilire l’obbligo dell’hijab per le donne e per definire alcune norme sui suoi limiti.[3] Secondo i giurisperiti, l’espressione "e non mostrare i loro ornamenti" sottolinea l’obbligo dell’hijab.[4] Alcuni giurisperiti sciiti, come al-Shaykh al-Ansari, al-Shahid al-Thani e Allama al-Hilli, interpretano la frase "se non ciò che è [accettabilmente] visibile" come un’esclusione del viso e delle mani (dai polsi in giù) dall’obbligo di coprirli.[5]
Occasione della rivelazione
Secondo la narrazione di Jabir ibn Abd Allah al-Ansari, questo versetto fu rivelato dopo che un gruppo di donne si presentò ad Asma', figlia di Murshida, senza essere coperte in modo consono: le loro caviglie, il collo e la parte superiore del seno erano visibili. Asma' si irritò e le criticò, e in seguito venne rivelato il versetto dell’hijab.[6] Al-Tabrisi, esegeta del Corano, scrive che, prima della rivelazione di questo versetto, le donne indossavano il velo in modo tale che la parte finale ricadeva dietro, lasciando scoperti il collo e il petto.[7]
Note interpretative
Gli esegeti interpretano l’espressione "non mostrare i loro ornamenti" come il divieto di mostrare le parti del corpo solitamente adornate, come orecchie e collo, e quindi non significa che mostrare i gioielli sia proibito, poiché non è vietato mostrare i soli gioielli.[8] La parola "khumur" (plurale di khimar) indica una copertura utilizzata dalle donne per coprire la testa.[9] La frase "di lasciar scendere il loro velo fin sul petto" prescrive che il velo copra i capelli, le orecchie e il collo, in modo che tali parti non siano visibili.[10]
Coprirsi con il jilbab
Anche il 59° versetto della XXXIII sura del Corano allude all’hijab ed è noto come il Versetto del jilbab.[11] Questo versetto invita le donne a coprirsi con il jilbab.[12] Secondo i lessicografi, il jilbab è un indumento più ampio del velo ma più piccolo di un rida' (soprabito), usato dalle donne per coprire la testa e il petto.[13]
Vedere anche
- Versetto dei maharim
Footnote
- ↑ See: Dāʾirat al-maʿārif-i Qurʾān-i karīm, vol. 1, p. 381; Group of Authors, Farhangnāma-yi ʿulūm-i Qurʾānī, p. 129.
- ↑ Saʿīdī, Ḥijāb, p. 604.
- ↑ See: Khoeī, Mawsūʿat al-Imām al-Khūʾī, vol. 32, p. 36-47; Ḥillī, Tadhkirat al-fuqahāʾ, vol. 2, p. 446-447.
- ↑ Khoeī, Mawsūʿat al-Imām al-Khūʾī, vol. 32, p. 36.
- ↑ Anṣārī, Kitāb al-nikāḥ, p. 46-47; Shahīd al-Thānī, Masālik, vol. 7, p. 47; Ḥillī, Tadhkirat al-fuqahāʾ, vol. 2, p. 446-447.
- ↑ Ibn Abī l-Ḥātam, Tafsīr al-Qurʾān al-ʿaẓīm, vol. 8, p. 2573.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 7, p. 217.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 7, p. 217; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 15, p. 111.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 7, p. 217; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 15, p. 112.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 7, p. 217.
- ↑ Group of Authors, Farhangnāma-yi ʿulūm-i Qurʾānī, p. 126.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 16, p. 339; Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 8, p. 581.
- ↑ Ṭurayḥī, Majmaʿ al-baḥrayn, vol. 2, p. 24
Riferimenti
- A group of authors. Farhangnāma-yi ʿulūm-i Qurʾānī. Qom: Pazhūhishgāh-i ʿUlūm wa Farhang Islāmī, 1394 Sh.
- Anṣārī, Murtaḍā. Kitāb al-nikāḥ. Qom: Kungira-yi Jahānī Buzurgdāsht-i Sheikh Aʿzam Anṣārī, 1415 AH.
- Ḥillī, al-Ḥasan b. Yūsuf al-. Tadhkirat al-fuqahāʾ. Qom: Muʾassisat Āl al-Bayt, 1414 AH.
- Ḥuwayzī, ʿAbd ʿAlī b. al-Jumʿa al-. Tafsīr nūr al-thaqalayn. Qom: ʿIsmā'ilīyān, 1415 AH.
- Ḥurr al-ʿĀmilī, Muḥammad b. al-Ḥasan al-. Tafṣīl wasāʾil al-Shīʿa ilā taḥṣīl masā'il al-sharī'a. 1st Edition. Qom: Muʾassisat Āl al-Bayt, 1416 AH.
- Ibn Abī l-Ḥātam, ʿAbd al-Raḥmān b. Muḥammad. Tafsīr al-Qurʾān al-ʿaẓīm. Edited by Asʿad Muḥammad al-Ṭayyib. Third edition. Riyadh: Maktabat Nazār Muṣṭafā al-Bāz, 1419 AH.
- Khoeī, Sayyid Abū l-Qāsim al-. Mawsūʿat al-Imām al-Khūʾī. First edition. Qom: Muʾassisa Ihyāʾ Āthar al-Imām al-Khūʾī, 1418 AH.
- Shahīd al-Thānī, Zayn al-Dīn b. ʿAlī. Masālik al-ifhām ilā tanqīh sharāyiʿ al-Islām. 1st edition. Qom: Muʾassisat al-Maʿārif al-Islāmīyya, 1413 AH.
- Markaz-i farhang wa maʿārif-i Qurʾān. Dāʾirat al-maʿārif-i Qurʾān-i karīm. Qom: Būstān-i Kitāb, 1382 Sh.
- Ṭabāṭabāʾī, Sayyid Muḥammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Qom: Daftar-i Intishārāt-i Islāmī, 1417 AH.
- Ṭabrisī, Faḍl b. al-Ḥasan al-. Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān. Edited by Muḥammad Jawād Balāghī. 3rd edition. Tehran: Intishārāt-i Nāṣir Khusraw, 1372 Sh.
- Ṭurayḥī, Fakhr al-Dīn b. Muḥammad al-. Majmaʿ al-baḥrayn. Edited by Sayyid Aḥmad Ḥusaynī. Tehran: al-Maktaba al-Murtaḍawīyya, 1375 Sh.