Versetto del testimone

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Il versetto del testimone o versetto al-shāhid (in arabo: آيَة الشاهِد) concerne le prove della profezia del Profeta (S) nel Corano, le scritture precedenti e i veri credenti. Fu rivelato quando i politeisti accusarono il Profeta (S) di falsità. Il versetto fu rivelato per rassicurare e incoraggiare il Profeta (S).

Nelle fonti di hadith e nelle esegesi coraniche, sciite e sunnite, si afferma che il “testimone” a cui si allude nel versetto è l’Imam Ali (A). Tuttavia vi sono anche altre interpretazioni, per esempio, vengono citati Gabriele, la lingua del Profeta (S) e il Sacro Corano. Il versetto del testimone viene addotto come prova della wilayah e del califfato dell’Imam Ali (A). Secondo il versetto, il “testimone” in questione dovrebbe essere l’anima stessa del Profeta (S) e, secondo il versetto della Mubahala, l’Imam Ali (A) era l’anima stessa del Profeta (S).

Testo e traduzione

أَفَمَن کانَ عَلَیٰ بَینَةٍ مِّن رَّبِّهِ وَیتْلُوهُ شَاهِدٌ مِّنْهُ وَمِن قَبْلِهِ کتَابُ مُوسَیٰ إِمَامًا وَرَحْمَةً ۚ أُولَٰئِک یؤْمِنُونَ بِهِ ۚ وَمَن یکفُرْ بِهِ مِنَ الْأَحْزَابِ فَالنَّارُ مَوْعِدُهُ ۚ فَلَا تَک فِی مِرْیةٍ مِّنْهُ ۚ إِنَّهُ الْحَقُّ مِن رَّبِّک وَلَٰکنَّ أَکثَرَ النَّاسِ لَا یؤْمِنُونَ
Colui che è [fondato] su una “chiara prova” [che ha ricevuto] dal suo Signore, e che lo segue un testimone da Lui [proveniente], e che prima di lui vi fu il Libro di Mosè [la Torah, che era] guida e misericordia [e che ne profetizzò l’avvento, ebbene, una simile persona è forse pari a chi non può godere di tutto ciò]?! Quelli [che s’appoggiano a una chiara prova,] vi credono, e chi delle fazioni vi miscrede, ebbene il Fuoco è il suo convegno! Non essere dunque in dubbio [a proposito] di esso [del Corano], ché, di certo, esso è la verità [proveniente] dal tuo Signore, e tuttavia la maggior parte della gente non crede.

— Sacro Corano 11:17

Contenuto

L’'Allama Tabataba'i, nella sua opera al-Mizan, suppone che il versetto del testimone è una rassicurazione per il Profeta (S) e un rafforzamento della sua fede nel Libro di Dio. Egli sostiene che il versetto fu rivelato riguardo alle accuse avanzate dai politeisti secondo cui il Profeta (S) era un bugiardo.[1] Nelle esegesi coraniche, Majma' al-bayan e Tafsir-e nemune, sono offerte due interpretazioni del versetto:

  • Nella prima interpretazione la frase “Colui che è [fondato] su una “chiara prova” [che ha ricevuto] dal suo Signore” si riferisce al Profeta (S) stesso, in quanto la sua missione profetica può essere provata in tre modi:

1. Attraverso il Corano come prova manifesta.

2. Le scritture precedenti come la Torah dove sono stati menzionati i segni del Profeta (S).

3. I suoi leali seguaci e i veri credenti come Ali ibn Abi Talib (A), poiché essi sono una prova della veridicità della religione.[2]

  • Nell’altra interpretazione, la frase “Colui che è [fondato] su una “chiara prova” [che ha ricevuto] dal suo Signore” si riferisce a tutti i credenti che hanno creduto nel Profeta (S) e hanno seguito con entusiasmo il Corano attraverso prove manifeste e convincenti, nonché prove della veridicità del Profeta (S) nelle scritture precedenti.[3]

È stato affermato che il termine “bayyina” (prova manifesta), usato nel versetto, significa cose ovvie che non solo rendono manifeste se stesse, bensì portano alla luce anche altre cose.[4]

Chi è il testimone?

Gli esegeti coranici offrono varie interpretazioni per il significato della parola “testimone” nel versetto 17 dell’XI sura del Sacro Corano. Secondo molti libri di hadith ed esegesi, sciiti e sunniti,[5] si ritiene che il termine “testimone” si riferisca all’Imam Ali (A), in quanto fu il primo individuo a credere nel Profeta (S).[6] C’è un hadith nel quale l’Imam Ali (A) cita se stesso come il “testimone” di questo versetto.[7]

Al-Hakim al-Haskani, nella sua opera Shawahid al-tanzil, cita oltre sedici hadith per supportare l’opinione che l’Imam Ali (A) era il “testimone” cui allude questo versetto. Un esempio calzante è l’hadith proveniente da Anas ibn Malik, secondo cui la frase “Colui che è [fondato] su una ‘chiara prova’ [che ha ricevuto] dal suo Signore” si riferisce a Muhammad (S) e la frase “e che lo segue un testimone da Lui [proveniente]” si riferisce ad Ali ibn Abi Talib (A).[8] L’hadith continua affermando che Ali (A) fu la lingua del Profeta (S) rivoltasi agli abitanti della Mecca quando essi violarono il loro patto.[9] In un altro hadith, al-Haskani, citando Ibn 'Abbas, riporta che il “testimone” nella frase “e che lo segue un testimone da Lui [proveniente]” si riferisce unicamente all’Imam Ali (A).[10]

Vi sono altre spiegazioni in merito al referente di "testimone" in questo versetto. Fadl ibn Hasan al-Tabarsi, nella sua esegesi Majma' al-bayan, afferma che secondo l’interpretazione di Ibn 'Abbas e Mujahid, due dei primi esegeti musulmani del Sacro Corano, il “testimone” allude a Gabriele, che da parte di Dio portò il Sacro Corano al Profeta (S). Un’altra tradizione riporta che il “testimone” fa riferimento alla lingua e ai gesti del Profeta (S) come mezzi per recitare il Sacro Corano. Un’altra ancora afferma che la “prova” è un’evidenza razionale e il “testimone” è il Sacro Corano stesso.[11]

L’'Allama Tabataba'i rifiuta le altre spiegazioni del versetto e, attingendo ad alcuni hadith,[12] sostiene che la frase “e che lo segue un testimone da Lui [proveniente]” si riferisce all'Imam Ali (A).[13]

Implicazioni per quanto concerne la wilayah e il califfato dell’Imam Ali (A)

Il versetto del testimone viene anche addotto come prova della posizione di wilayah e califfato dell'Imam Ali (A). Secondo alcuni ricercatori, il termine yatlūh (lo segue) in questo versetto significa seguire, piuttosto che recitazione, perché il pronome maschile in questo termine e il pronome minh (da Lui) si riferiscono entrambi ad afaman (colui che). Ne consegue che “da Lui” è la prova di una relazione spirituale essenziale tra il testimone e il Profeta (S); il testimone qui è l’anima stessa del Profeta (S).[14] Inoltre, poiché il verbo “segue” implica continuità, si dice che implichi che il testimone segua il Profeta (A) in tutti i gradi e in ogni momento. Tali attributi possono essere stabiliti solamente attraverso la posizione di wilayah e califfato o successione del Profeta (S). Il referente di tale posizione, secondo gli hadith e i versetti coranici, come il versetto al-Mubahala, è l’Imam Ali (A).[15]

Perché si fa riferimento alla Torah

Nel versetto del testimone, tra le scritture precedenti, viene citata solamente la Torah. Secondo gli esegeti coranici, ciò è dovuto al fatto che le idee giudaiche erano più diffuse nell’ambiente in cui il Corano fu rivelato, mentre i cristiani vivevano in aree più distanti, come il Levante e lo Yemen.[16] È stato inoltre riportato che gli attributi del Profeta (S) sono stati menzionati in modo più completo nella Torah.[17]

Footnote

  1. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 10, p. 183.
  2. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 5, p. 226; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 9, p. 51-52.
  3. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 5, p. 226; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 9, p. 53-54.
  4. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 10, p. 183.
  5. Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 190; Ibn Ḥayyūn al-Tamīmīyy, Daʿāim al-Islām, vol. 1, p. 19.
  6. Ḥuwayzī, Tafsīr nūr al-thaqalayn, vol. 2, p. 344-346; Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 5, p. 226-227; Suyūṭī, al-Durr al-manthūr, vol. 3, p. 324.
  7. Hilālī, Kitāb Sulaym b. Qays al-Hilālī, vol. 2, p. 903; Ibn ʿUqda al-Kūfī, Faḍaʾīl Amīr al-Muʾminīn, p. 193.
  8. Ḥaskānī, Shawāhid al-tanzīl, vol. 1, p. 359-370.
  9. Ḥaskānī, Shawāhid al-tanzīl, vol. 1, p. 366.
  10. Ḥaskānī, Shawāhid al-tanzīl, vol. 1, p. 365.
  11. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 5, p. 226-227.
  12. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 10, p. 194-196.
  13. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 10, p. 185.
  14. Manṣūrī, and Ṣādiqī, Wujūh-i mukhtalif-i adabī dar ʿibārāt-i āghāzīn-i āya-yi 17 Sūra-yi Hūd wa bāztāb-i ān dar tafsīr-i ʿibārāt-i shāhid minh, p. 119.
  15. Manṣūrī and Ṣādiqī, Wujūh-i mukhtalif-i adabī dar ʿibārāt-i āghāzīn-i āya-yi 17 Sūra-yi Hūd wa bāztāb-i ān dar tafsīr-i ʿibārāt-i shāhid minh, p. 119.
  16. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 9, p. 56.
  17. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 9, p. 56.

Riferimenti

  • Ḥaskānī, ʿUbayd Allāh b. ʿAbd Allāh al-. Shawāhid al-tanzīl li-qawāʿid al-tafḍīl. Tehran: Muʾassisa Ṭab' wa Nashr-i Wizārat-i Irshād, 1411 AH.
  • Hilālī, Sulaym b. Qays. Kitāb Sulaym b. Qays al-Hilālī. Qom: Al-Ḥadī, 1405 AH.
  • Ḥillī, al-Ḥasan b. Yūsuf al-. Nahj al-ḥaq. Qom: Muʾassisa Dār al-Hijra, 1407 AH.
  • Ḥuwayzī, ʿAbd ʿAlī b. al-Jumʿa al-. Tafsīr nūr al-thaqalayn. Qom: Muʾassisa Ismā'ilīyān, 1415 AH.
  • Ibn ʿUqda al-Kūfī, Aḥmad b. Muḥammad. Faḍaʾīl Amīr al-Muʾminīn. Qom: Dalīl-i Mā, 1424 AH.
  • Ibn Ḥayyūn al-Tamīmīyy, al-Nuʿmān b. Muḥammad. Daʿāim al-Islām wa dhikr al-ḥalāl wa l-ḥarām fī al-qaḍāyā wa al-aḥkām. 2nd edition. Qom: Muʾassisat Āl al-Bayt, 1385 AH.
  • Kulaynī, Muḥammad b. Yaʿqūb al-. Al-Kāfī. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmiyya, 1407 AH.
  • Makārim Shīrāzī, Nāṣir. Tafsīr-i nimūna. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmiyya, 1371 Sh.
  • Manṣūrī, Sayyid Muḥammad and Ṣādiqī, Zahrā. Wujūh-i mukhtalif-i adabī dar ʿibārāt-i āghāzīn-i āya-yi 17 Sūra-yi Hūd wa bāztāb-i ān dar tafsīr-i ʿibārāt-i shāhid minh, Different literary aspects in the opening phrase of Qur'an 11:17 and its reflection in the interpretation of the phrase "a witness of his own (family). The Journal of Research in Quranic Sciences and Hadith. No 26, 1405 AH.
  • Suyūṭī, ʿAbd al-Raḥmān b. Abī Bakr al-. Al-Durr al-manthūr fī tafsīr bi l-maʾthūr. Qom: Kitābkhāna Āyat Allāh al-Marʿashī Najafī, 1404 AH.
  • Ṭabāṭabāʾī, Mūhammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Beirut: Muʾassisat al-Aʿlamī li-l-Maṭbūʿāt, 1390 AH.
  • Ṭabrisī, Faḍl b. al-Ḥasan al-. Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān. Tehran: Nāṣir Khusraw, 1372 Sh.