Versetto del Rida'
{{Infobox verse |title = Versetto del Rida' |image = Ayeh reza.jpg |image size = 300 Informazioni sul versetto Nome Versetto del Rida' Sura Sura al-Baqara Versetto Juz' 2 Pagina 37 Informazioni sul contenuto Luogo della rivelazione Medina Argomento Giurisprudenza Tema Le norme sull'allattamento al seno di un bambino, sulla sua crescita e sul provvedere al suo nafaqa.
Il Versetto del Ridā' (in Arabo: آيَة الرِّضاع) è uno dei versetti giurisprudenziali del Corano che illustra le norme relative all'allattamento al seno, alla crescita del bambino e al suo nafaqa (sostentamento). Gli esegeti del Corano deducono da questo versetto l'obbligo di allattare il bambino. Inoltre, ritengono che la madre abbia la priorità nell'allattamento, anche se divorziata dal padre del bambino.
Secondo tali interpretazioni, il versetto dà alla madre il diritto di tenere il bambino fino ai due anni d'età. Durante questo periodo, il padre non può separare il bambino dalla madre se quest'ultima desidera tenerlo. Inoltre, il padre deve provvedere alle spese necessarie per il sostentamento della madre durante l'allattamento. Qualora il padre fosse deceduto quest’obbligo graverà sui suoi eredi.
Il versetto stabilisce anche che i genitori non devono arrecare danno al loro bambino a causa delle loro dispute, né usarlo come strumento per ferirsi a vicenda. Infine, i genitori sono esortati a consultarsi riguardo al momento dello svezzamento.
Punti generali del versetto
Il 233° versetto della II sura del Sacro Corano è denominato il "Versetto del Rida'".[1] Questo versetto rientra tra quelli normativi.[2] Nel suo commento al Corano, Mawahib al-Rahman, Sayyid 'Abd al-A'la Sabziwari afferma che il versetto esprime una consuetudine naturale destinata a preservare la razza umana nell'ordine della creazione.[3] Secondo i commentatori, il Versetto del Rida', in continuità con i temi del divorzio trattati nei versetti precedenti, affronta in modo conciso le questioni relative all'allattamento, alla crescita del bambino e al suo sostentamento.[4] Esso stabilisce che la madre gode del diritto prioritario di allattare il suo bambino per due anni, anche in caso di divorzio.[5] Inoltre, il versetto prescrive che il costo del sostentamento della madre durante l'allattamento sia determinato secondo gli usi comuni, e il padre deve provvedere a ciò nel limite delle sue possibilità, anche se ha divorziato dalla moglie. Se il padre è deceduto, i suoi eredi devono farsi carico di tali spese.[6]
Testo e traduzione
وَالْوَالِدَاتُ يُرْضِعْنَ أَوْلَادَهُنَّ حَوْلَيْنِ كَامِلَيْنِ ۖ لِمَنْ أَرَادَ أَن يُتِمَّ الرَّضَاعَةَ ۚ وَعَلَى الْمَوْلُودِ لَهُ رِزْقُهُنَّ وَكِسْوَتُهُنَّ بِالْمَعْرُوفِ ۚ لَا تُكَلَّفُ نَفْسٌ إِلَّا وُسْعَهَا ۚ لَا تُضَارَّ وَالِدَةٌ بِوَلَدِهَا وَلَا مَوْلُودٌ لَّهُ بِوَلَدِهِ ۚ وَعَلَى الْوَارِثِ مِثْلُ ذَٰلِكَ ۗ فَإِنْ أَرَادَا فِصَالًا عَن تَرَاضٍ مِّنْهُمَا وَتَشَاوُرٍ فَلَا جُنَاحَ عَلَيْهِمَا ۗ وَإِنْ أَرَدتُّمْ أَن تَسْتَرْضِعُوا أَوْلَادَكُمْ فَلَا جُنَاحَ عَلَيْكُمْ إِذَا سَلَّمْتُم مَّا آتَيْتُم بِالْمَعْرُوفِ ۗ وَاتَّقُوا اللَّـهَ وَاعْلَمُوا أَنَّ اللَّـهَ بِمَا تَعْمَلُونَ بَصِيرٌ
“Le madri allatteranno i loro figli per due anni completi, [ciò] per chi desidera completare l’allattamento. I padri hanno il dovere di nutrire e vestire [le madri] in modo degno. Nessuno viene obbligato a fare più di quanto può: né la madre deve essere danneggiata a causa del figlio, né il padre. Lo stesso obbligo vale per l’erede. Se [i genitori] decidono di interrompere l’allattamento di comune accordo e dopo consultazione, non vi sarà alcun peccato. E se desiderate far allattare i vostri figli da una nutrice, non vi sarà peccato, a condizione che paghiate in modo degno ciò che dovete. Temete Allah e sappiate che Egli osserva quello che fate”.
(Sacro Corano 2:233).
Punti interpretativi
Gli esegeti del Corano hanno discusso diversi aspetti interpretativi delle regole contenute nel Versetto del Rida' riguardanti l'allattamento al seno di un bambino:
Allattare il bambino: obbligo o atto raccomandato?
Provvedere alle necessità del bambino e allattarlo è considerato obbligatorio sulla base della frase "allatteranno i loro figli" del 233° versetto della II sura del Corano.[7] Secondo al-Tabrisi, nel suo commento al Corano Majma' al-Bayan, sebbene questa proposizione abbia forma dichiarativa, essa implica l'obbligo di allattare il bambino. Tuttavia, secondo lui, questo obbligo non ricade sulla madre, ma è soltanto raccomandato. In altre parole, la madre del bambino è preferita ad altre per l'allattamento. Se per lei risulta difficile o impossibile allattare il bambino per un qualsiasi motivo, diventa obbligatorio provvedere al latte in altro modo.[8] Inoltre, Muhammad Jawad Mughniyya, nel Tafsir al-Kashshaf, ha interpretato questo dovere come raccomandato per la madre, nel senso che ella è più meritevole di altre per questo compito.[9] Nel suo libro Zubdat al-Bayan, Muqaddas Ardabili afferma che se il bambino può sopravvivere solo grazie al latte della madre, oppure non si riesce a trovare una nutrice, o il padre non può provvedere a una nutrice, allora per la madre diventa obbligatorio allattare il bambino.[10]
Diritto alla custodia del bambino
Gli esegeti del Corano ritengono, sulla base di questo versetto, che la madre abbia diritto alla custodia del bambino fino all'età di due anni.[11] Secondo l’Allama Tabataba'i, la frase "[ciò] per chi vuole completare l’allattamento" si riferisce al diritto di una madre divorziata di mantenere la custodia del figlio fino ai due anni. Durante questo periodo, il marito non può sottrarre il bambino alla madre, poiché ciò rappresenterebbe un danno per la madre, un'azione disapprovata dal versetto. Tuttavia, se i coniugi sono d'accordo, o la madre rinuncia volontariamente al suo diritto, essa perde la custodia.[12] Makarem Shirazi, un commentatore sciita del Corano, sottolinea che questa parte del versetto conferisce alla madre il diritto di allattare e prendersi cura del bambino fino ai due anni, definendo ciò come un diritto di custodia. Tuttavia, la tutela legale dei bambini piccoli spetta ai padri.[13] Egli afferma che il diritto della madre è concesso, poiché il nutrimento fisico e spirituale del bambino in questo periodo dipende strettamente dal latte e dalle emozioni materne. Anche i sentimenti della madre devono essere rispettati, perciò assegnare alla madre la custodia e l’allattamento rappresenta un diritto bilaterale sia per il bambino che per la madre.[14]
Spese di sostentamento per le madri che allattano
Secondo il versetto, gli esegeti ritengono obbligatorio che il padre provveda alle spese di sostentamento della madre che allatta, e qualora il padre sia deceduto l’obbligo passa ai suoi eredi.[15] Alcuni esegeti sottolineano che durante l’allattamento il padre deve provvedere al cibo e ai vestiti della madre in modo adeguato alle sue possibilità economiche e secondo le usanze.[16] Mughniya sottolinea l'importanza di rispettare la dignità sociale delle donne, che può includere aspetti oltre il cibo e i vestiti.[17]
Si afferma inoltre che questo obbligo si applica alle donne divorziate che allattano i figli dei loro ex-mariti, poiché il nafaqa delle donne sposate è già obbligatorio per il marito, indipendentemente dalla presenza di un bambino.[18] Secondo Makarem Shirazi, il Corano enfatizza il sostegno finanziario alla madre affinché essa possa allattare con serenità, e il padre possa adempiere questo dovere con responsabilità e sentimento.[19]
Protezione del bambino e dei genitori
Il Versetto del Rida' proibisce severamente che il bambino subisca danni a causa di dispute tra i genitori o che venga usato come mezzo per ferirsi reciprocamente.[20] Secondo l’Allama Tabataba'i, poiché la madre ha diritto alla custodia e sta allattando, il marito non può separare il bambino dalla madre con la forza, né la madre può impedire al padre di vedere il figlio. Tali azioni sono considerate chiari esempi di abuso del bambino per scopi personali.[21] Tabrisi e Makarem Shirazi aggiungono che i genitori non dovrebbero usare il bambino come strumento di compromesso nei loro conflitti, danneggiandone il corpo e l’anima. Ad esempio, la madre non dovrebbe rifiutarsi di allattare per rabbia verso il marito, né il padre separare il bambino dalla madre per ferirla.[22]
Makarem Shirazi conclude che il versetto invita i genitori a temere Dio e a non mettere in pericolo il destino del bambino per vendetta personale, ricordando che Dio osserva le loro azioni.[23]
Consultarsi sullo svezzamento
Un altro ordine contenuto nel Versetto del Rida' riguarda la necessità che i genitori si consultino riguardo al momento dello svezzamento.[24] Gli esegeti interpretano la frase "Se poi [i genitori] vorranno interrompere l’allattamento di comune accordo e dopo essersi consultati..."[25] come un'indicazione che la consultazione e il consenso reciproco sono condizioni essenziali per lo svezzamento, anche se avviene prima dei due anni, al fine di evitare danni al bambino.[26]
Secondo Mughniya, questa consultazione è necessaria per il benessere del bambino.[27] L’Allama Tabataba'i sottolinea che tale norma è volta a proteggere i diritti delle donne e a garantire che nessuna delle due parti sia costretta, da sola, a prendere decisioni in merito al bambino. Infatti, il risultato della consultazione potrebbe essere che il padre affidi il proprio figlio a qualcun altro per l’allattamento, qualora la moglie non sia disposta o non sia in grado di allattarlo.[28]
Periodo minimo di gravidanza
Nel libro al-Irshad, al-Shaykh al-Mufid narra un hadith dell’Imam Ali (A), il quale, riferendosi al 233° versetto della II sura del Corano e al 15° versetto della XLVI sura (che considera il periodo totale di allattamento e gravidanza pari a trenta mesi), stabilisce che il periodo minimo di gestazione è di sei mesi.[29] Muhammad Ali al-Bar, nel libro Khalq al-Insan bayn al-Tibb wa al-Qur'an, conferma che dal punto di vista medico sei mesi rappresentano il periodo minimo affinché un bambino possa nascere sano; sotto tale soglia, la sopravvivenza è improbabile.[30]
Footnote
- ↑ Khurāsānī, Āyāt-i nāmdār, p. 384.
- ↑ Ardibīlī, Zubdat al-bayān, p 556-561.
- ↑ Sabziwārī, Mawāhib al-Raḥmān, vol. 4, p. 56.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 586; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 185-186.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 186; Qirāʾatī, Tafsīr-i nūr, vol. 1, p. 365.
- ↑ Qirāʾatī, Tafsīr-i nūr, vol. 1, p. 365.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 587.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 586.
- ↑ Mughnīya, Tafsīr al-Kāshif, vol. 1, p. 356.
- ↑ Ardibīlī, Zubdat al-bayān, p. 556.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 240; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 1, p. 186.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 240.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 1, p. 186.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 1, p. 186.
- ↑ Ardibīlī, Zubdat al-bayān, p. 556; Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 587; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 240.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 587; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 240; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 187.
- ↑ Mughnīya, Tafsīr al-Kāshif, vol. 1, p. 358.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 587.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 187-188.
- ↑ Mughnīya, Tafsīr al-Kāshif, vol. 1, p. 359.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 241.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 587; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 188-189.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 190-191.
- ↑ Ardibīlī, Zubdat al-bayān, p. 560.
- ↑ فَإِنْ أَرادا فِصالًا عَنْ تَراضٍ مِنْهُما وَ تَشاوُرٍ
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 2, p. 588; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 2, p. 189.
- ↑ Mughnīya, Tafsīr al-Kāshif, vol. 1, p. 360.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 2, p. 241.
- ↑ Mufīd, al-Irshād, vol. 1, p. 206.
- ↑ Bār, Khalq al-insān, p. 451.
Riferimenti
- Ardibīlī, Aḥmad b. Muḥammad. Zubdat al-bayān fī aḥkām al-Qurʾān. Edited by Muḥammad Bāqir Bihbūdī. Tehran: al-Maktaba al-Murtaḍawiyya, [n.d].
- Bār, Muḥammad ʿAlī. Khalq al-insān bayn al-ṭibb wa l-Qurʾān. Jeddah: Dār al-Saʿūdiyya, 1412 AH.
- Khurāsānī, ʿAlī. "Āyāt-i nāmdār"; Daʾirat al-maʿārif-i Qurʾān-i karīm. Qom: Būstān-i Kitāb, 1382 Sh.
- Makārim Shīrāzī, Nāṣir. Tafsīr-i nimūna. 32nd edition. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmiyya, 1374 Sh.
- Mufīd, Muḥammad b. Muḥammad al-. Al-Irshād fī maʿrifat ḥujaj Allāh ʿalā l-ʿibād. Qom: Kungira-yi Shaykh al-Mufīd, 1413 AH.
- Mughnīya, Muḥammad Jawād al-. Tafsīr al-Kāshif, Qom: Dār al-Kutub al-Islāmiyya, 1424 AH.
- Qirāʾatī, Muḥsin. Tafsīr-i nūr. Tehran: Markaz-i Farhangī-yi Darshā-yi az Qurʾān, 1388 Sh.
- Sabziwārī, Sayyid Abd al-Aʿlā. Mawāhib al-Raḥmān fī tafsīr al-Qurʾān. Qom: Dār al-Tafsīr, 1428 AH.
- Ṭabāṭabāʾī, Sayyid Muḥammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Second edition. Beirut: Muʾassisat al-Aʿlamī li-l-Maṭbūʿāt, 1390 AH.
- Ṭabrisī, Faḍl b. al-Ḥasan al-. Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān. Beirut: Muʾassisat al-Aʿlamī li-l-Maṭbūʿāt, 1415 AH.