Versetto del Patto
Il Versetto del Patto (in Arabo: آية الميثاق) o Versetto del Dharr (in Arabo: آية الذر) è il 172° versetto della VII sura del Corano: parla di un patto tra Dio e gli esseri umani riguardante la fede nella signoria e nell’unicità di Dio. Lo scopo di questo patto era di non fornire pretesti (come l’ignoranza o il seguire l’esempio degli avi) per aderire al politeismo.
Questo versetto è annoverato tra i versetti mutashabih (ambigui) del Corano.
Ci sono due opinioni generali tra i commentatori: alcuni sostengono che il versetto riporti un evento reale avvenuto in una dimensione pre-terrena, prima che gli esseri umani venissero in questo mondo. In quell’evento, tutti confessarono che Dio era il loro unico Signore. Altri, invece, ritengono che il versetto non debba essere interpretato letteralmente: esso significa che ogni essere umano testimonia la signoria di Dio e la Sua unicità mediante la propria ragione, oppure che la natura umana primordiale (fitrah) attesta la signoria e l’unicità di Dio.
Nei commentari basati sugli hadith sono citate circa quaranta tradizioni che trattano l’evento menzionato nel Versetto del Patto.
Testo e traduzione
وَإِذْ أَخَذَ رَبُّكَ مِن بَنِي آدَمَ مِن ظُهُورِهِمْ ذُرِّيَّتَهُمْ وَأَشْهَدَهُمْ عَلَىٰ أَنفُسِهِمْ أَلَسْتُ بِرَبِّكُمْ ۖ قَالُوا بَلَىٰ ۛ شَهِدْنَا ۛ أَن تَقُولُوا يَوْمَ الْقِيَامَةِ إِنَّا كُنَّا عَنْ هَـٰذَا غَافِلِينَ
“Quando il tuo Signore prese dai figli di Adamo, dai loro lombi, i loro discendenti e li fece testimoniare su loro stessi, [disse loro]: «Non sono forse Io il vostro Signore?». Risposero: «Certo, lo testimoniamo». [Ciò] affinché, nel Giorno della Resurrezione, non diciate: «In verità non lo sapevamo». …”
(Corano 7:172)
Introduzione
Il 172° versetto della VII sura del Corano è denominato Versetto del Patto[1] o Versetto del Dharr[2] perché si riferisce a un patto tra Dio e gli esseri umani[3] relativo alla fede nella Sua signoria[4] e unicità.[5] Il versetto ricorda agli esseri umani tale patto e il fatto che, nel Giorno della Resurrezione, non saranno accettate scuse da parte loro.[6]
Questo patto è chiamato anche Patto di Alast (lett. “Non sono forse Io?”) e il mondo in cui fu stipulato è detto Mondo del Dharr.[7] L’Allama Tabataba'i sostiene che questo versetto è il più sofisticato del Corano in termini di struttura e contenuto, sebbene permangano ambiguità,[8] sul come e sul dove sia stato stipulato il patto, che hanno generato divergenze interpretative.[9]
Nel Versetto del Patto non si fa menzione esplicita dell’obbligo di confessare i principi della profezia o dell’imamato, ma alcuni studiosi, sulla base degli hadith esegetici, concludono che anche tali confessioni facessero parte dell'alleanza.[10]
Scopo
Lo scopo del patto era d’impedire alle persone di addurre scuse per adorare divinità diverse dall’Unico Dio.[11] Grazie a questo patto, nel Giorno della Resurrezione, nessuno potrà invocare come giustificazione la propria ignoranza[12] né l’influenza politeista della società in cui vive o degli antenati.[13]
Contenuto
I commentatori seguono due approcci principali nell’interpretare il Versetto del Patto. Alcuni ritengono che esso descriva un evento reale avvenuto in una dimensione pre-terrena, anteriore all’esistenza terrena dell’umanità: colà gli esseri umani riconobbero Dio come loro unico Signore.[14] Alcuni di questi esegeti affermano che in quella dimensione tutti gli esseri umani derivarono dal primo uomo sotto forma di particelle infinitesimali;[15] altri collocano l’evento in questo mondo, nella terra di Arafat[16] o in India.[17]
Gli esegeti sciiti e mutaziliti, invece, di solito optano per una lettura non letterale del versetto.[18] Tale interpretazione presenta versioni diverse: per alcuni la testimonianza è resa dalla ragione di ogni essere umano;[19] per altri è la fitrah, la natura primordiale purificata, a testimoniare la signoria divina;[20] un terzo gruppo colloca la testimonianza nel livello malakut dell’esistenza umana, compresente a quello materiale,[21] dove tutti gli esseri umani attestano la signoria del loro unico Dio.
Un’ulteriore corrente interpretativa propone una via di mezzo, riconoscendo nel patto aspetti sia letterali sia metaforici.[22] L’interpretazione dei mistici dell’evento nel mondo pre-eterno può essere compresa in questa prospettiva.[23]
Hadith esegetici
Nei commentari basati sugli hadith, come al-Burhan e Nur al-thaqalayn, sono riportati circa quaranta hadith relativi al patto menzionato nel versetto in esame.[24] Alcuni indicano che persino le azioni umane furono determinate in quella dimensione;[25] tuttavia i commentatori specificano che tali hadith non devono essere intesi come una conferma della predestinazione.[26]
Footnote
- ↑ Group of researchers, Farhangnāma-yi ulūm-i Qurʾānī, p. 183.
- ↑ Ṭayyib Ḥusaynī, Dānishnāma-yi ʿulūm-i Qurʾānī, p. 83.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 4, p. 765.
- ↑ Ṭayyib Ḥusaynī, Dānishnāma-yi ʿulūm-i Qurʾānī, p. 83.
- ↑ Jawādī Āmulī, Barrasī-yi āya-yī mīthāq, no 59.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 4, p. 765.
- ↑ Qirāʾti, Tafsīr-i nūr, vol.3, p. 216.
- ↑ Ṭabāṭabāyī, al-Mīzān, vol. 8, p. 320.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 4, p. 765.
- ↑ Ṭayyib, Aṭyab al-bayān, vol. 6, p. 26; Brūjirdi, Tafsīr-i jāmiʾ, vol. 2, p. 483.
- ↑ Riḍāyī Isfahānī, Tafsīr-i Qurʾān-i mehr, vol. 7, p. 291; Jawādī Āmulī, Barrasī-yi āya-yī mīthāq, no 59.
- ↑ Jawādī Āmulī, Barrasī-yi āya-yī mīthāq, no 59.
- ↑ Jawādī Āmulī, Barrasī-yi āya-yī mīthāq, no 59.
- ↑ Khurramshāhī, Dānishnāmah-yi Qurʾān wa Qurʾān pazhūhī, p. 106-107.
- ↑ Ibn Sulaymān, Tafsīr-i muqātil-i ibn-i sulaymān, vol. 2, p. 72-73; Ṣanʿānī, Tafsīr-i Abd al-razzāq, vol. 1, p. 226; Ṭabaranī, Tafsīr-i al-kabīr, vol. 3, p. 213.
- ↑ Ṭabaraī, Jāmiʿ al-bayān, vol. 9, p. 75; Ibn al-Jawzī, Zād al-masīr, vol. 2, p. 167.
- ↑ Ṭabaranī, Tafsīr al-kabīr, vol. 3, p. 213.
- ↑ Khurramshāhī, Dānishnāmah-yi Qurʾān wa Qurʾān pazhūhī, p. 106-107.
- ↑ Zamakhsharī, Tafsīr al-kashshāf, vol. 2, p. 176; Ṭabrisī, Jawāmiʿ al-jāmiʿ, vol. 1, p. 482.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 7, p. 4.
- ↑ Sulṭān Alīshāh, Bayān al-saʿāda, vol. 2, p. 216; Ṭabāṭabāyī, al-Mīzān, vol. 8, p. 320; Ḥusaynī Hamadānī, Anwār-i dirakhshān dar tafsīr-i Qurʾān, vol. 7, p. 113.
- ↑ Mufīd, Al-Masā'il al-sarwīyya, p. 37.
- ↑ Maybudī, Kashf al-asrār, vol. 3, p. 793.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 7, p. 9.
- ↑ See: Suyūṭī, Al-Durr al-manthūr, vol.3, p. 141.
- ↑ Ābyārī, Barrasī-yī ṭaṭbīqī-yī āya-yī mīthāq az nazar-i shahīd Muṭahharī wa Āyatullāh Jawādi Āmulī, p. 25.
Riferimenti
- Ābyārī, Marḍīyya. Barrasī-yī ṭaṭbīqī-yī āya-yī mīthāq az nazar-i shahīd Muṭahharī wa Āyatullāh Jawādi Āmulī. Faṣlnāma-yi Mutāli'āt-i Qurʾān wa Ḥadīth; no 2, Spring 1394 SH.
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