Versetto del Giuramento di fedeltà di Ridwan
Il versetto del Giuramento di fedeltà di Riḍwān (in Arabo: آیَة بَيْعَة الرِضْوان) o il Versetto del giuramento (in Arabo: آيَة البَيْعَة) dichiara il compiacimento di Dio nei confronti dei credenti che presero parte al Giuramento di Ridwan. I sapienti sunniti si basano su questo versetto per provare la teoria della rettitudine dei compagni [del Profeta (S)], ma gli esegeti coranici sciiti sostengono che il compiacimento di Dio in questo versetto è condizionato dall’adesione dei compagni al Giuramento, e include solamente i compagni rimasti fedeli ad esso. Secondo gli esegeti sciiti, il 10° versetto della 48a sura del Corano fu rivelato dopo il versetto 48:8, e Iddio ha posto in esso la condizione per i credenti di obbedire all’ordine del Profeta (A) ed evitare di infrangere il patto. Secondo il versetto del Giuramento di Ridwan, ai credenti che, animati da spirito di sacrificio, avevano giurato fedeltà al Profeta (S) con il patto di Ridwan, Iddio diede grandi ricompense: il soddisfacimento di Dio nei loro confronti, la pace e la vittoria imminente. Inoltre, il versetto successivo [48:9] prometteva loro abbondante bottino di guerra, che secondo gli esegeti avrebbero ottenuto nella battaglia di Khaybar.
Nome e importanza
Il 18° versetto della 48a sura del Corano, nel quale è descritto l’evento del Giuramento di fedeltà di al-Ridwan, è chiamato “il versetto del Giuramento di fedeltà di al-Ridwan” o “il Versetto del giuramento”.[1] I sapienti sunniti fanno riferimento a questo versetto per provare la teoria della rettitudine di tutti i compagni [del Profeta (S)].[2]
Testo e traduzione
لَقَدْ رَضِيَ اللهُ عَنِ الْمُؤْمِنِينَ إِذْ يُبَايِعُونَكَ تَحْتَ الشَّجَرَةِ فَعَلِمَ مَا فِى قُلُوبِهِمْ فَأَنزَلَ السَّكِينَةَ عَلَيْهِمْ وَأَثَابَهُمْ فَتْحًا قَرِيبًا
— Sacro Corano 48:18.
Giuramento di fedeltà di Al-Ridwan
- Articolo principale: Giuramento di fedeltà di al-Ridwan e Trattato di pace di Hudaybiyya
Il Giuramento di fedeltà di al-Ridwan o Giuramento di al-Shajara è un patto collettivo che i compagni strinsero con il Profeta (S), vicino alla Mecca, nell’anno 6/628. Secondo il libro al-Sira al-Nabawiyya di Ibn Hisham, uno storico del III/IX secolo, in tale evento, il Profeta (S) lasciò Medina con alcuni compagni per recarsi in pellegrinaggio ('umra), ma i politeisti coreisciti impedirono loro di accedere alla Mecca. Dei messaggeri fecero la spola tra il Profeta (S) e i politeisti coreisciti. La voce che uno dei messaggeri del Profeta (S) era stato ucciso dai coreisciti spinse il Profeta (S) a chiamare i compagni per giurare fedeltà alla loro alleanza, ed essi giurarono di difendere il Profeta (S) con le proprie vite. In quell’anno, fu infine firmato un trattato di pace tra i musulmani e i politeisti della Mecca, chiamato il Trattato di pace di Hudaybiyya. Fu concordato che i musulmani quell’anno non avrebbero compiuto il pellegrinaggio e, per visitare la casa di Dio, si sarebbero recati alla Mecca l’anno successivo.[3]
La ricompensa per coloro che prestarono giuramento di fedeltà
In questo versetto, Iddio ha espresso il Suo compiacimento nei confronti dei credenti che giurarono fedeltà al Profeta (S) con il patto di al-Ridwan.[4]
Secondo questo versetto Iddio diede tre grandi ricompense ai credenti abneganti che, in un momento critico, giurarono fedeltà al Profeta (S):
- Il compiacimento di Dio nei loro confronti: “Già Allah si è compiaciuto…”.
- Pace: “e fece scendere su di loro la Pace”. Dio fece scendere su di loro una pace tale che, pur essendo circondati da una moltitudine di nemici con le loro armi pronte, in un luogo lontano dalla loro patria, essi [i fedeli] nei loro cuori non avevano paura, erano saldi e ritti come una montagna.
- La vittoria imminente: “li ha ricompensati con un’imminente vittoria”. Secondo la maggior parte degli esegeti, questa vittoria corrispondeva alla conquista di Khaybar, e l’espressione “qariba” [imminente] è una conferma di quest’interpretazione, dato che Khaybar fu conquistata all’inizio del settimo anno AH (628 d.C.), alcuni mesi dopo il trattato di Pace di Hudaybiyya. Inoltre la frase “e con l’abbondante bottino che raccoglieranno”, contenuta nel versetto successivo, allude al bottino di guerra che i musulmani ben presto ricevettero alla conquista di Khaybar.[5]
Riferimento al versetto per provare la rettitudine dei compagni
Alcuni sapienti sunniti considerano questo versetto una prova della rettitudine di tutti i compagni.[6] Come prova della loro rettitudine, i sapienti sunniti hanno considerato il fatto che Iddio era compiaciuto dei compagni, affermando che Iddio non si adirerebbe mai con qualcuno di cui è compiaciuto.[7] I sapienti sciiti sostengono che questo versetto non indica la rettitudine di tutti i compagni, perché in questo versetto s’intende solo quei compagni che erano presenti al Giuramento di fedeltà di al-Ridwan e sono rimasti saldi nel loro patto, quindi non tutti i compagni.[8] Inoltre la presupposta rettitudine di tutti i compagni non è conforme al 101° versetto della 9a sura del Corano, poiché il suddetto versetto dichiara che tra di loro vi sono degli ipocriti.[9] In questo versetto, gli esegeti sciiti considerano l’approvazione divina condizionata dalla loro perseveranza nel seguire il Profeta (S).[10] Secondo Ali ibn Ibrahim al-Qummi, autore dell’esegesi Tafsir al-Qommi, il 10° versetto della 48a sura del Corano fu rivelato dopo questo versetto, e in esso Iddio specifica che le condizioni del Suo compiacimento nei confronti dei credenti implicano la loro obbedienza al comando del Profeta (S) e l’attenersi ai patti.[11]
Footnote
- ↑ Daftar-i Tablīghāt-i Islāmī, Farhangnāma-yi ʿulūm-i Qurʾān, p. 347.
- ↑ See: Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, al-Iṣāba, vol. 1, p. 162-163.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīra al-nabawīyya, vol. 2, p. 308-316.
- ↑ Qummī, Tafsīr al-Qummī, vol. 2, p. 315.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 22, p. 66-68.
- ↑ Khaṭīb Baghdādī, al-Kifāya, vol. 1, p. 64; Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, al-Iṣāba, vol. 1, p. 162-163.
- ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 4.
- ↑ Ṭūsī, al-Tibyān, vol. 9, p. 329.
- ↑ Qur'an 9:101.
- ↑ Qummī, Tafsīr al-Qummī, vol. 2, p. 315; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 18, p. 292.
- ↑ Qummī, Tafsīr al-Qummī, vol. 2, p. 315.
Riferimenti
- Ibn ʿAbd al-Barr, Yūsuf b. ʿAbd Allāh. Al-Istīʿāb fī maʿrifat al-aṣḥāb. Beirut: Dār al-Jīl, 1412 AH.
- Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, Aḥmad b. ʿAlī. Al-Iṣāba fī tamyīz al-ṣaḥāba. Edited by ʿĀdil Aḥmad ʿAbd al-Mawjūd and ʿAlī Muḥammad Muʿawwaḍ. Beirut: Dār al-Kutub al-ʿIlmīyya, 1415 AH.
- Ibn Hishām, ʿAbd al-Malik. Al-Sīra al-nabawīyya. Edited by Muṣṭafā al-Saqā. Beirut: Dār al-Maʿrifa, [n.d].
- Khaṭīb Baghdādī, Aḥmad b. ʿAlī. Al-Kifāya fī ʿilm al-riwāya. Edited by Abū ʿAbd Allāh al-Suraqī and Ibrāhīm Ḥamdī al-Madanī. Medina: al-Maktabat al-ʿIlmīyya, [n.d].
- Makārim Shīrāzī, Nāṣir. Tafsīr-i nimūna. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmiyya, 1374 Sh.
- Qummī, ʿAlī b. Ibrāhīm al-. Tafsīr al-Qummī. Edited by Ṭayyib Mūsawī Jazāʾrī. Qom: Dār al-Kitāb, 1404 AH.
- Ṭabāṭabāʾī, Sayyid Muḥammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Qom: Ismāʿīlīyān, [n.d].
- Ṭūsī, Muḥammad b. al-Ḥasan al-. Al-Tibyān fī tafsīr al-Qurʾān. Edited by Aḥmad Qaṣīr al-ʿĀmilī. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, [n.d].