Versetto al-jilbab
Il versetto riguardo al jilbab (sura Al-Ahzab: 59) chiede alle donne di stringere a sé il proprio jilbab affinché non vengano importunate dagli uomini. In questo versetto è stato utilizzato il termine jalabib che è il plurale di jilbab. Il jilbab è stato interpretato come un tipo di indumento più grande del foulard.
Fazl ibn Hasan Tabarsi, un esegeta [coranico] sciita, sosteneva che questo versetto era indirizzato alle donne libere affinché, rispettando l’hijab, si distinguessero dalle serve e nessuno le molestasse. Tuttavia altri, senza limitare questo versetto alle donne libere, sono convinti che il versetto sopraccitato chiede a tutte le donne di comportarsi con dignità, affinché non sorgano cattive idee su di loro e nessuno le molesti.
Sayyid Hosein Borugierdi, un’autorità religiosa, e Sayyid Mohammadhosein Tabatabai, un esegeta sciita, sostenevano che, in base al versetto del jilbab, le donne devono coprire il proprio volto. Ja'far Sobhani e Morteza Motahhari invece non condividono tale interpretazione, e si limitano a sostenere la necessità di coprire i capelli.
Presentazione del testo e della traduzione del versetto
Il versetto 59 della sura Al-Ahzab, nel quale si parla di un tipo di hijab, viene chiamato versetto del jilbab:[1]
﴾يَا أَيُّهَا النَّبِيُّ قُل لِّأَزْوَاجِكَ وَبَنَاتِكَ وَنِسَاءِ الْمُؤْمِنِينَ يُدْنِينَ عَلَيْهِنَّ مِن جَلَابِيبِهِنَّ ۚ ذَٰلِكَ أَدْنَىٰ أَن يُعْرَفْنَ فَلَا يُؤْذَيْنَ وَكَانَ اللَّهُ غَفُورًا رَحِيمًا ﴿
O Profeta! Dì alle tue donne e ragazze, e alle credenti, di coprirsi ancor più con i propri jilbab. Ciò è più vicino [alla precauzione] affinché vengano riconosciute e non vengano molestate.
Contesto della rivelazione
Secondo ciò che è stato scritto nel libro di esegesi di Qomi, il motivo della rivelazione del versetto era che al tempo Profeta [S], quando le donne si recavano in moschea per eseguire la preghiera comunitaria, alcuni giovani si sedevano lungo il loro tragitto e le importunavano.[2]
Il significato di jilbab
La parola jalabib è il plurale di jilbab. Ragheb Esfahani ha scritto che jilbab è utilizzato per indicare una camicia e un foulard.[3] Tuttavia nell’opera Majma' al-Bahrain è riportato che jilbab è un indumento più grande di un foulard e più piccolo di uno spolverino che le donne indossano sul proprio capo e le copre fino a sopra il loro petto.[4] Hasan Mostafavi, esperto di terminologia coranica, sostiene che jilbab significa ciò che copre contemporaneamente il corpo e l’indumento. [Per esempio] il chador, il telo e lo spolverino che coprono tutto il corpo della donna e viene indossato sugli indumenti.[5]
Cosa s’intende per “venir riconosciute”?
Fazl ibn Hasan Tabarsi, esegeta sciita del XII secolo, nell'esegesi Majma’ al-Bayan, avanza due interpretazioni della frase "ciò è più vicino [alla precauzione] affinché vengano riconosciute e non vengano molestate" e altri, che hanno interpretato il versetto, hanno scelto una di queste due interpretazioni:
- Secondo la prima interpretazione, che è anche l’opinione di Tabarsi, per "venir riconosciute" nella frase sopraccitata s’intende chiarire che esse sono donne libere e non serve, e pertanto non vengano molestate, poiché a quel tempo alcuni molestavano le donne che non erano libere. Inoltre alcuni munafiqin [ipocriti] molestavano le donne libere e quando venivano interrogati dicevano che credevano fossero schiave. In questo modo veniva anche tolto tale pretesto ai munafiqin.[6]
- La seconda interpretazione che Tabarsi attribuisce a Abu Ali Jabayi (teorista e teologo mutazilita defunto nel 303 dopo l’Egira – 915 d.C.) afferma che per "venir riconosciute" s’intende mettere al corrente che quelle donne mettono l’hijab e sono caste affinché gli uomini trasgressori non si avvicinino a loro; infatti i trasgressori quando vedono che una donna ha un abbigliamento adeguato ed è casta, non la molestano.[7] L’allamah Tabatabai e Morteza Motahhari hanno scelto questa interpretazione.[8]
Utilizzo giuridico
Il versetto del jilbab è stato utilizzato come referenza anche nelle argomentazioni giuridiche.[9] Morteza Motahhari afferma che esegeti come Zamakhshari e Fakr Razi da questo versetto hanno dedotto che la donna ha l'obbligo di coprire il proprio viso.ref>Motahhari, Collection of Works, 2011, Vol. 19, p. 505.</ref> Anche l'allamah Tabatabai sosteneva tale opinione.[10] Ja'far Sobhani afferma che l'ayatollah Borujerdi sosteneva lo stesso punto di vista e aveva argomentato che stringendo a sé il jilbab, azione ordinata in questo versetto, necessariamente viene coperto tutto il viso.[11]
Morteza Motahhari e Ja’far Sobhani non hanno accettato questa argomentazione. Motahhari sosteneva che questo versetto non vuole indicare i limiti delle parti da coprire, bensì spiega che le donne musulmane devono agire con pudore e dignità e quindi il loro abbigliamento non deve avere solo un aspetto formale. Egli ha scritto che l'espressione "affinché non siate molestate" in questo versetto conferma questa opinione.[12] Anche Sobhani appoggiandosi a questa frase ha scritto che l'obiettivo di stringere a sé il jilbab è quello di distinguere le donne libere dalle schiave di modo che non vengano molestate; questo obiettivo viene raggiunto coprendo i capelli. Pertanto non è necessario coprire il viso.[13]
Footnote
- ↑ A group of researchers, Dictionary of Quranic Sciences, 2015, p. 126.
- ↑ Qomi, Tafsir Qomi, 1367, vol. 2, p. 196.
- ↑ Ragheb Isfahani, Mufradat, 1412 AH, vol. 1, p. 199, under the word "Jalabib".
- ↑ Tarihi, Majma' Al-Bahrain, 1375, vol. 2, p. 24, under the word "Jalb".
- ↑ Mustafawi, Investigation into the Words of the Holy Quran, 1368, vol. 2, p. 95.
- ↑ Tabarsi, Majma' al-Bayan, 1372, vol. 8, p. 581.
- ↑ Tabarsi, Majma' al-Bayan, 1372, vol. 8, p. 581.
- ↑ Tabatabai, Al-Mizan, 1417 AH, vol. 16, pp. 339-340; Motahari, Collection of Works, 1391 AH, vol. 19, pp. 504-505.
- ↑ For example, see Shubayri, Kitab al-Nikah, 1419 AH, vol. 2, pp. 462-470; Sobhani, Nizam al-Nikah, 1375 AH, vol. 1, p. 52; Makarem Shirazi, Kitab al-Nikah, 1424 AH, vol. 1, p. 32.
- ↑ Tabataba'i, Al-Mizan, 1417 AH, vol. 16, p. 339.
- ↑ Sabhani, Nizam al-Nikah, 1975, vol. 1, p. 52.
- ↑ Motahhari, Collection of Works, 2011, Vol. 19, pp. 503-504.
- ↑ Sabhani, Nizam al-Nikah, 1975, vol. 1, p. 52.
Riferimenti
- A group of researchers, Dictionary of Quranic Sciences, Qom, Islamic Sciences and Culture Research Institute, first edition, 1394.
- Raghib Isfahani, Hussein bin Muhammad, Al-Mufradat fi Gharib al-Quran, researched by Safwan Adnan Davudi, Damascus/Beirut, first edition, 1412 AH.
- Sobhani, Ja'far, Nizam al-Nikah fi Sharia al-Islamiyya al-Ghara', Qom, Imam Sadiq Institute, 1375 AH.
- Shubayri Zanjani, Seyyed Musa, Kitab al-Nikah, Qom, Raipardaz Research Institute, first edition, 1419 AH.
- Tabataba'i, Seyyed Muhammad Hussein, Al-Mizan fi Tafsir al-Quran, Qom, Islamic Publications Office, fifth edition, 1417 AH.
- Tabarsi, Fadl bin Hassan, Majma' al-Bayan fi Tafsir al-Quran, Tehran, Nasser Khosrow, third edition, 1372 AH.
- Tarihy, Fakhr al-Din, Majma' al-Bahrain, researched by Seyyed Ahmad Hosseini, Tehran, Mortazavi Bookstore, third edition, 1375 AH.
- Qomi, Ali ibn Ibrahim, Tafsir al-Qomi, researched and corrected by Tayyib Mousavi Jazayeri, Qom, Dar al-Kitab, third edition, 1404 AH.
- Mustafavi, Hassan, Research on the Words of the Holy Quran, Tehran, Ministry of Culture and Islamic Guidance, first edition, 1368 AH.
- Motahari, Morteza, Collection of Works, Tehran, Sadra Publications, 1391 AH.
- Makarem Shirazi, Nasser, Kitab al-Nikah, researched by Mohammad Reza Hamedi and Masoud Makarem, Qom, Imam Ali ibn Abi Talib School, first edition, 1424 AH.