Versetto Amman Yujib

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Questo articolo riguarda una parte del 62° versetto della XXVII sura del sacro Corano; per conoscere l’intero versetto, vedere la voce Corano 27:62.
versetto ʾAmman Yujīb

Il versetto ʾAmman Yujīb (in Arabo: آية أَمَّن یُّجیب) è una parte del 62° versetto della XXVII sura del Corano, in cui Dio è menzionato come l'unica fonte di esaudimento delle du'a e soluzione dei problemi umani. Questo versetto afferma: “Non è Lui Che risponde quando l’afflitto Lo invoca, Che libera dal male...”.

La gente comune lo definisce “Du'a (supplica) Amman Yujib”, e la sua recitazione è stata raccomandata nei momenti difficili. Esiste anche una cerimonia chiamata “Khatm Amman Yujib”.

Secondo alcuni esegeti [coranici], questa parte riguarda l'unicità di Dio, allorché Dio chiese ai politeisti: “È migliore Colui che risponde alla du'a degli afflitti o i vostri dèi che non fanno nulla?”.

Sulla base di alcuni hadith e delle parole degli esegeti sciiti, questo versetto è stato rivelato in merito all'Imam al-Mahdi (A), e il termine “al-mudtar” in esso contenuto si riferisce a lui. Tuttavia, un altro gruppo di esegeti ha affermato che l'Imam al-Mahdi (A) è solo uno dei referenti del versetto, poiché quest’ultimo si rivolge a tutti gli afflitti e promette l’esaudimento delle loro du'a.

Testo e traduzione del versetto

أَمَّن يُجِيبُ الْمُضْطَرَّ إِذَا دَعَاهُ وَيَكْشِفُ السُّوءَ وَيَجْعَلُكُمْ خُلَفَاءَ الْأَرْضِ ۗ


“Non è Lui Che risponde quando l’afflitto Lo invoca, Che libera dal male e vi fa luogotenenti sulla terra...?”



(Sacro Corano 27:62)


Importanza del versetto nella cultura popolare

La frase “amman yujib-u l-mudtarr-a idha da'ah-u wa yakshif-u s-su'” è menzionata nel 62° versetto della XXVII sura del Corano. Nel linguaggio della gente comune, questa frase è considerata una du'a (supplica), ed è consuetudine organizzare una cerimonia chiamata “Khatm di Amman Yujib”.[1] Naturalmente, il versetto in sé non presenta uno stile e un contesto da du'a, e quando si recita come du'a, è stato consigliato di usare una delle seguenti formule: “ya man yujib-u l-mudtarr-a idha da'ah”[2] o “ya man yujib-u du'a' al-mudtarr”.[3]

Mirza Jawad Maleki Tabrizi, a una persona che aveva trascorso il mese di Ramadan senza alcun cambiamento nel suo stato [spirituale], consigliò di chiedere aiuto a Dio e di recitare il versetto “Amman Yujib”.[4]

Legame con l'unicità di Dio

Nel versetto “'Amman Yujib”, Dio è menzionato come l'unica fonte di esaudimento delle du'a e di soluzione dei problemi umani, e questo è legato all'unicità di Dio.[5] Secondo Makarem Shirazi, in questo versetto e in alcuni versetti precedenti e successivi che iniziano con “amman”, Dio ha esposto le ragioni più chiare della propria unicità sotto forma di domanda e ha giudicato i politeisti. Questa è la terza delle cinque domande di Dio ai politeisti, in cui chiede: “È migliore colui che risponde alla du'a degli afflitti o i vostri dèi che non fanno nulla?”.[6]

A chi si riferisce il termine “al-Mudtar”?

Secondo alcune narrazioni sciite, il termine "al-mudtar" è riferito all'Imam al-Mahdi (A). Ad esempio, in un hadith pervenutoci dall'Imam al-Sadiq (A), e riportato nel libro Tafsir al-Qummi, è menzionato che il 62° versetto della XXVII sura del Corano fu rivelato in merito a colui che insorge della famiglia di Muhammad (S) che egli (A) è il vero afflitto, e dopo aver pregato presso il Maqam Ibrahim (A) e aver supplicato, Dio risponderà alla sua supplica e dopo "kashf su'" (aver risolto il male), Dio lo renderà Suo vicario sulla terra.[7]

Nel libro al-Ghayba, nella sua interpretazione del versetto “Amman Yujib”, Nu'mani (m. 360/970-1) narra un hadith dell'Imam al-Baqir (A), e trasmesso da Muhammad ibn Muslim, secondo cui il 62° versetto della XXVII sura del Corano fu rivelato in merito all'Imam al-Mahdi (A) e, dopo la sua manifestazione accanto alla Ka'ba, 313 dei suoi compagni e Gabriele gli giureranno fedeltà.[8]

Secondo Sharif Lahiji (m. alla fine dell'XI/XVII secolo), alla luce di questi due hadith dell'Imam al-Sadiq (A) e dell'Imam al-Baqir (A), questo versetto fu rivelato riguardo a colui che insorge della famiglia di Muhammad (S).[9]

In una parte della supplica al-Nudba, l'Imam al-Mahdi (A) viene chiamato una persona “afflitta” la cui du'a riceve risposta: "Dov'è il (Supplice) Bisognoso che viene esaudito allorché invoca Dio?".[10]

Secondo l’Allama Tabataba'i (m. 1981) e Makarem Shirazi, il referente di questi hadith (l'Imam al-Mahdi – A) è solo uno dei referenti della rivelazione di questo versetto, sostenendo che il versetto include tutte le persone in difficoltà.[11] Ali ibn Ibrahim, invece, sostiene che in realtà questi hadith, menzionando il referente del versetto, fanno riferimento al ta'wil del versetto, ovvero al significato esoterico del Corano.[12]

Legame tra l’afflitto e l’esaudimento della du'a

Alcuni sapienti sciiti come al-Fadl ibn al-Hasan al-Tabrisi (m. 548/1153-4), Fath Allah Kashani (m. 988/1580-1) e Makarem Shirazi, nel commento del 62° versetto della XXVII sura del Corano, hanno spiegato che Dio risponde alla du'a di tutti; tuttavia, poiché la richiesta della persona afflitta è più forte e viene fatta in modo più sottomesso, l’afflizione viene considerata un requisito per l’esaudimento della du'a.[13]

Anche Muhammad Sabzevari (m. 1989) e l’Allama Tabataba'i considerano l’afflizione citata nel versetto come segno di una richiesta sincera.[14] Secondo gli esegeti sciiti, la persona afflitta menzionata nel versetto "Amman Yujib" è una persona che si è rifugiata in Dio a causa della gravità di qualcosa e ha perso la speranza in qualsiasi cosa o persona oltre a Lui.[15] Tra i sapienti sunniti anche Tha'labi,[16] Zamakhshari,[17] Fakhr al-Razi[18] e Baydawi[19] hanno accettato questo significato di "mudtar" [colui che è afflitto].

Ogni persona afflitta riceve risposta alla sua du’a?

Dal punto di vista di alcuni sapienti sciiti, come Fath Allah Kashani, il termine “mudtar” nel versetto non include tutte le persone afflitte, poiché è constatato che Iddio non ha risposto alle du’a di molte persone afflitte.[20] Tra gli studiosi sunniti, anche Zamakhshari,[21] Fakhr al-Razi,[22] Baydawi,[23] e Alusi[24], sposano la stessa opinione. Dal punto di vista di Sharif Lahiji, l'opinione corretta è che le du’a di tutti coloro che sono afflitti ricevono risposta, e se la du'a di qualcuno non riceve risposta è perché non ha raggiunto lo stato di afflizione.[25]

Footnote

  1. Muṣāḥiba bā Āyatullāh Yūsuf Ṣāniʿī, p. 153.
  2. Sayyid b. Ṭāwūs, Muhaj al-daʿwāt, p. 342, 346; Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 92, p. 103.
  3. Sayyid b. Ṭāwūs, Muhaj al-daʿwāt, p. 151.
  4. Malikī Tabrīzī, al-Murāqibāt, p. 261.
  5. Qurashī, Tafsīr-i aḥsan al-ḥadīth, vol. 7, p. 481.
  6. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 7, p. 512- 513; vol. 15, p. 517.
  7. Qummī, Tafsīr al-Qummī, vol. 2, p. 129.
  8. Nuʿmānī, Kitāb al-Ghayba, p. 314.
  9. Sharīf Lahījī, Tafsīr Sharīf lahījī, vol. 3, p. 435-436.
  10. Qummī, Kullīyāt-i Mafātīḥ al-jinān, p. 728.
  11. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 15, p. 391; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 7, p. 521-522.
  12. Qummī, Tafsīr al-Qummī, vol. 2, p. 129.
  13. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 7, p. 358; Kāshānī, Zubdat al-tafāsīr, vol. 5, p. 116; Makārim Shīrāzī, Piydāyīsh-i Madhāhib, p. 96.
  14. Sabziwārī, Irshād al-adhhān, p. 387; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 15, p. 381.
  15. See: Abū l-Futūḥ al-Rāzī, Rawḍ al-Jinān, vol. 15, p. 65; Kāshānī, Zubdat al-tafāsīr, vol. 5, p. 116; Fayḍ al-Kāshānī, Tafsīr al-Ṣāfī, vol. 4, p. 71; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 15, p. 520-521.
  16. Thaʿlabī, al-Kashf wa l-bayān, vol. 7, p. 219.
  17. Zamakhsharī, al-Kashshāf, vol. 3, p. 376-377.
  18. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 24, p. 565.
  19. Bayḍāwi, Anwār al-tanzīl, vol. 4, p. 165.
  20. Kāshānī, Zubdat al-tafāsīr, vol. 5, p. 116.
  21. Zamakhsharī, al-Kashshāf, vol. 3, p. 376.
  22. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 24, p. 565.
  23. Bayḍāwi, Anwār al-tanzīl, vol. 4, p. 165.
  24. Ālūsī, Rūḥ al-maʿānī, vol. 20, p. 291.
  25. Sharīf Lahījī, Tafsīr Sharīf lahījī, vol. 3, p. 435.

Riferimenti

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  • Abū l-Futūḥ al-Rāzī, Ḥusayn b. ʿAlī. Rawḍ al-Jinān wa Rawḥ al-Janān fī Tafsīr al-Qurʾān. Edited by Muḥammad Jaʿfar Yāḥiqī wa Muḥammad Mahdī Naṣiḥ . Mashhad: Bunyād-i Pazhūhishha-yi Islāmī Āstān-i Quds-i Raḍawī, 1366 - 1378 Sh.
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  • Fakhr al-Rāzī, Muḥammad b. al-ʿUmar al-. Mafātīḥ al-ghayb (al-Tafsīr al-Kabīr). Third edition. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, 1420 AH.
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