Versetto Aman al-Rasul

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Il versetto Aman al-Rasul Il versetto Āman al-Rasūl (in arabo: آية آمَنَ الرَّسُول) o i versetti Āman al-Rasūl (in arabo: آيتا آمَنَ الرَّسُول) o il credo dell’Apostolo (Sacro Corano 2:285-286) evidenziano i seguenti principi: fede in Dio, riconoscere la veridicità dei profeti, credere nella resurrezione, l’obbligo di adorare Iddio, fede sincera e obbedienza pratica dei credenti, perdono divino e considerazione divina delle capacità delle persone quando impone loro degli obblighi. Gli esegeti coranici suggeriscono che questi versetti furono rivelati per rassicurare i musulmani e insegnare loro la via della fede. Questi versetti assumono un grande significato all’interno della comunità musulmana. Gli hadith, sia sciiti che sunniti, raccomandano la recitazione di questi versetti durante la notte e certe preghiere meritorie. In alcune moschee questi versetti vengono recitati dopo la preghiera dell’'isha'. Secondo il parere degli esegeti del Corano, questi versetti racchiudono l’essenza della seconda sura del Corano e sottolineano i principi e gli insegnamenti fondamentali esposti in tutta la sura. Testo e traduzione آمَنَ الرَّسُولُ بِمَا أُنزِلَ إِلَيْهِ مِن رَّبِّهِ وَالْمُؤْمِنُونَ ۚ كُلٌّ آمَنَ بِاللَّـهِ وَمَلَائِكَتِهِ وَكُتُبِهِ وَرُسُلِهِ لَا نُفَرِّقُ بَيْنَ أَحَدٍ مِّن رُّسُلِهِ ۚ وَقَالُوا سَمِعْنَا وَأَطَعْنَا ۖ غُفْرَانَكَ رَبَّنَا وَإِلَيْكَ الْمَصِيرُ ﴿٢٨٥﴾ لَا يُكَلِّفُ اللَّـهُ نَفْسًا إِلَّا وُسْعَهَا ۚ لَهَا مَا كَسَبَتْ وَعَلَيْهَا مَا اكْتَسَبَتْ ۗ رَبَّنَا لَا تُؤَاخِذْنَا إِن نَّسِينَا أَوْ أَخْطَأْنَا ۚ رَبَّنَا وَلَا تَحْمِلْ عَلَيْنَا إِصْرًا كَمَا حَمَلْتَهُ عَلَى الَّذِينَ مِن قَبْلِنَا ۚ رَبَّنَا وَلَا تُحَمِّلْنَا مَا لَا طَاقَةَ لَنَا بِهِ ۖ وَاعْفُ عَنَّا وَاغْفِرْ لَنَا وَارْحَمْنَا ۚ أَنتَ مَوْلَانَا فَانصُرْنَا عَلَى الْقَوْمِ الْكَافِرِينَ Il Messaggero crede in quello che è stato fatto discendere su di lui da parte del suo Signore, e [così] i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi Messaggeri, e [dicono:] “Non facciamo distinzioni tra i Suoi Messaggeri”. Dicono [inoltre]: “Abbiamo ascoltato e obbedito, [e cerchiamo] il Tuo perdono, Signore nostro! È a Te il [nostro] ritorno” Allah non grava nessuno se non di ciò che è nelle sue capacità. Ciò [di buono] che ognuno avrà guadagnato sarà a suo favore e ciò [di cattivo] che si sarà procurato sarà a suo danno. [Essi dicono:] “O nostro Signore, non ci riprendere se dimentichiamo o sbagliamo. O nostro Signore, non imporci compiti troppo pesanti, come quelli che imponesti a coloro che furono prima di noi. O nostro Signore, non gravarci di ciò che non sopportiamo, assolvici, perdonaci, abbi misericordia di noi. Tu sei il nostro Signore, sostienici dunque contro la gente infedele” - Sacro Corano 2:285-286 Virtù e contenuto I versetti 285 e 286 della II sura del Corano sono comunemente chiamati “Aman al-Rasul” o “il credo dell’Apostolo” per via della frase iniziale di questi versetti. [1] Entrambe le fonti, sciite [2] e sunnite [3], riportano hadith che mettono in risalto le virtù associate a questi due versetti. Secondo una narrazione, il Profeta (S) disse che questi ultimi due versetti della seconda sura del Corano gli sono stati elargiti da un tesoro posto sotto il Trono divino. [4] La recitazione di questi versetti è raccomandata durante l’esecuzione di alcune preghiere meritorie [5] e la notte, prima di andare a dormire. [6] Un hadith citato in fonti sunnite, narrato da 'Abd Allah ibn 'Umar, sottolinea l’enfasi posta dal Profeta (S) sul recitare questi due versetti dopo la preghiera dell’'isha' come potenziale alternativa alla preghiera della notte. [7] In alcune moschee è consuetudine recitare questi versetti dopo la preghiera congregazionale dell’'isha'. Secondo Sayyid Qutb, un sapiente coranico egiziano, questi versetti riassumono efficacemente i temi principali della II sura del Corano, tra cui: il credere in Dio, negli angeli, nei profeti, nelle scritture divine, nella resurrezione e nella ricerca del perdono divino. [8] Di conseguenza questi versetti riaffermano gli insegnamenti e i principi islamici fondamentali introdotti all’inizio della II sura del Corano. [9] Similmente, Sayyid Muhammad Husayn Tabataba'i considera questi due versetti come dei riassunti concisi dei vari argomenti affrontati nella sura. A suo avviso, la sura inizialmente evidenzia le caratteristiche della persona pia o con timore reverenziale verso Dio (come il credere nell’invisibile, nella preghiera e negli atti caritatevoli), per poi illustrare la disobbedienza della Gente del Libro verso Dio, in particolar modo dei giudei, atteggiamento che portò alla punizione divina e alle calamità. La sura si conclude con il racconto del Profeta (S) e dei suoi seguaci, che mostrarono sottomissione a Dio e riconobbero i propri limiti, al contrario della Gente del Libro. [10] Occasione della rivelazione Per quanto riguarda l’occasione della rivelazione di questi versetti, è stato riportato che quando fu rivelato il 284° versetto della II sura del Corano, “che lo manifestiate o lo nascondiate, Allah vi chiederà conto di quello che è negli animi vostri”, un gruppo di compagni del Profeta (S) espresse le proprie preoccupazioni al Profeta (S). Erano preoccupati per le proprie lotte interiori e la possibilità di cadere nella disobbedienza, similmente alle comunità precedenti, ammettendo la propria vulnerabilità alle tentazioni interiori. I versetti 285 e 286 furono rivelati in risposta alle loro preoccupazioni, come istruzioni riguardanti il cammino della fede, la supplica, la ricerca del perdono divino e la completa sottomissione a Dio. [11] Punti esegetici Di seguito sono riportati alcune questioni esegetiche in merito ai versetti “Aman al-Rasul”:

  • I credenti hanno fede nei messaggi portati dai profeti, senza fare distinzioni o discriminazioni tra di essi. [12]
  • Alcuni dei vantaggi dei profeti erano la loro fede incrollabile e la fermezza nel loro cammino. Essi credevano profondamente nei messaggi divini che trasmettevano, superando la fede degli altri. Il loro impegno verso ciò in cui credevano era costante. [13]
  • Iddio non impone obblighi alle persone oltre la loro capacità di sopportare (obbligo insopportabile). Questo principio stabilisce dei limiti per le norme giurisprudenziali. [14]
  • L'espressione “abbiamo ascoltato e obbedito” significa che i credenti adempiono i loro obblighi con fede sincera nel cuore e con obbedienza pratica. [15]
  • Questi versetti evidenziano i diritti reciproci tra Dio e la Sua creazione. Il diritto di Dio consiste nell’essere adorato dai Suoi sevi, mentre il diritto delle persone è di ricevere il perdono che Dio ha imposto a Se Stesso. [16]