Versetti dell’Ifk
- Questo articolo riguarda i Versetti dell’Ifk. Per altri articoli relativi all’Ifk, vedere Ifk (disambiguazione).
I versetti dell’Ifk (in Arabo: in arabo: آيات الإفك, Corano 24:11-26) narrano un episodio avvenuto agli albori dell'Islam: un gruppo di persone accusò falsamente una donna musulmana di adulterio. Attraverso questi versetti, Dio rimprovera coloro che calunniano e diffondono dicerie.
Le fonti riportano due principali resoconti sulla persona accusata. Secondo fonti sunnite e alcune fonti sciite, i versetti dell’Ifk furono rivelati in seguito alla calunnia degli ipocriti nei confronti di Aisha. Tuttavia, un secondo resoconto, menzionato nell’esegesi Tafsir al-Qummi, sostiene che fu l'accusa di Aisha nei confronti di Mariya al-Qibtiyya a motivare la rivelazione di questi versetti.
Entrambi i resoconti sono problematici, motivo per cui alcuni studiosi, tra cui Sayyid Muhammad Husayn Tabataba'i, Sayyid Muhammad Husayn Fadl Allah, Naser Makarem Shirazi e Ja'far Subhani, li hanno respinti.
Sayyid Ali Khamenei ritiene che concentrarsi sul capire chi sia l’individuo accusato costituisca una deviazione dalla questione principale dei versetti dell’Ifk. A suo avviso, l’obiettivo principale dei versetti è fornire una norma sociale ed etica altamente significativa, e la faccenda non dovrebbe essere ridotta a mere questioni personali.
Testo e traduzione
إِنَّ الَّذِینَ جَاءُوا بِالْإِفْک عُصْبَةٌ مِّنکمْ ۚ لَا تَحْسَبُوهُ شَرًّا لَّکم ۖ بَلْ هُوَ خَیرٌ لَّکمْ ۚ لِکلِّ امْرِئٍ مِّنْهُم مَّا اکتَسَبَ مِنَ الْإِثْمِ ۚ وَالَّذِی تَوَلَّىٰ كِبْرَهُ مِنْهُمْ لَهُ عَذَابٌ عَظِیمٌ. (11)
لَّوْلَا إِذْ سَمِعْتُمُوهُ ظَنَّ الْمُؤْمِنُونَ وَالْمُؤْمِنَاتُ بِأَنفُسِهِمْ خَیرًا وَقَالُوا هَٰذَا إِفْک مُّبِینٌ. (12)
لَّوْلَا جَاءُوا عَلَیهِ بِأَرْبَعَةِ شُهَدَاءَ ۚ فَإِذْ لَمْ یأْتُوا بِالشُّهَدَاءِ فَأُولَٰئِک عِندَ اللَّهِ هُمُ الْکاذِبُونَ (13)
وَلَوْلَا فَضْلُ اللَّهِ عَلَیکمْ وَرَحْمَتُهُ فِی الدُّنْیا وَالْآخِرَةِ لَمَسَّکمْ فِی مَا أَفَضْتُمْ فِیهِ عَذَابٌ عَظِیمٌ. (14)
إِذْ تَلَقَّوْنَهُ بِأَلْسِنَتِکمْ وَتَقُولُونَ بِأَفْوَاهِکم مَّا لَیسَ لَکم بِهِ عِلْمٌ وَتَحْسَبُونَهُ هَینًا وَهُوَ عِندَ اللَّهِ عَظِیمٌ. (15)
وَلَوْلَا إِذْ سَمِعْتُمُوهُ قُلْتُم مَّا یکونُ لَنَا أَن نَّتَکلَّمَ بِهَٰذَا سُبْحَانَک هَٰذَا بُهْتَانٌ عَظِیمٌ. (16)
یعِظُکمُ اللَّهُ أَن تَعُودُوا لِمِثْلِهِ أَبَدًا إِن کنتُم مُّؤْمِنِینَ. (17)
وَیبَینُ اللَّهُ لَکمُ الْآیاتِ ۚ وَاللَّهُ عَلِیمٌ حَکیمٌ. (18)
إِنَّ الَّذِینَ یحِبُّونَ أَن تَشِیعَ الْفَاحِشَةُ فِی الَّذِینَ آمَنُوا لَهُمْ عَذَابٌ أَلِیمٌ فِی الدُّنْیا وَالْآخِرَةِ ۚ وَاللَّهُ یعْلَمُ وَأَنتُمْ لَا تَعْلَمُونَ. (19)
وَلَوْلَا فَضْلُ اللَّهِ عَلَیکمْ وَرَحْمَتُهُ وَأَنَّ اللَّهَ رَءُوفٌ رَّحِیمٌ. (20)
یا أَیهَا الَّذِینَ آمَنُوا لَا تَتَّبِعُوا خُطُوَاتِ الشَّیطَانِ ۚ وَمَن یتَّبِعْ خُطُوَاتِ الشَّیطَانِ فَإِنَّهُ یأْمُرُ بِالْفَحْشَاءِ وَالْمُنکرِ ۚ وَلَوْلَا فَضْلُ اللَّهِ عَلَیکمْ وَرَحْمَتُهُ مَا زَکیٰ مِنکم مِّنْ أَحَدٍ أَبَدًا وَلَٰکنَّ اللَّهَ یزَکی مَن یشَاءُ ۗ وَاللَّهُ سَمِیعٌ عَلِیمٌ. (21)
وَلَا یأْتَلِ أُولُو الْفَضْلِ مِنکمْ وَالسَّعَةِ أَن یؤْتُوا أُولِی الْقُرْبَیٰ وَالْمَسَاکینَ وَالْمُهَاجِرِینَ فِی سَبِیلِ اللَّهِ ۖ وَلْیعْفُوا وَلْیصْفَحُوا ۗ أَلَا تُحِبُّونَ أَن یغْفِرَ اللَّهُ لَکمْ ۗ وَاللَّهُ غَفُورٌ رَّحِیمٌ. (22)
إِنَّ الَّذِینَ یرْمُونَ الْمُحْصَنَاتِ الْغَافِلَاتِ الْمُؤْمِنَاتِ لُعِنُوا فِی الدُّنْیا وَالْآخِرَةِ وَلَهُمْ عَذَابٌ عَظِیمٌ. (23)
یوْمَ تَشْهَدُ عَلَیهِمْ أَلْسِنَتُهُمْ وَأَیدِیهِمْ وَأَرْجُلُهُم بِمَا کانُوا یعْمَلُونَ. (24)
یوْمَئِذٍ یوَفِّیهِمُ اللَّهُ دِینَهُمُ الْحَقَّ وَیعْلَمُونَ أَنَّ اللَّهَ هُوَ الْحَقُّ الْمُبِینُ. (25)
الْخَبِیثَاتُ لِلْخَبِیثِینَ وَالْخَبِیثُونَ لِلْخَبِیثَاتِ ۖ وَالطَّیبَاتُ لِلطَّیبِینَ وَالطَّیبُونَ لِلطَّیبَاتِ ۚ أُولَٰئِک مُبَرَّءُونَ مِمَّا یقُولُونَ ۖ لَهُم مَّغْفِرَةٌ وَرِزْقٌ کرِیمٌ. (26)
Invero, molti di voi sono stati propalatori della calunnia. Non consideratelo un male; al contrario, è stato un bene per voi. A ciascuno di essi spetta il peccato di cui si è caricato, ma colui che si è assunto la parte maggiore subirà un castigo immenso. (11)
Perché, quando ne sentirono [parlare], i credenti e le credenti non pensarono al bene nei loro cuori e non dissero: «Questa è una palese calunnia?». (12)
Perché non portarono quattro testimoni a sostegno di ciò? Se non presentano [i quattro] testimoni, davanti ad Allah sono essi i bugiardi. (13)
E se non fosse per la grazia di Allah nei vostri confronti e per la Sua misericordia, in questa vita e nell’altra, vi avrebbe colpito un castigo immenso per ciò che avete divulgato, (14)
quando con le vostre lingue ripetevate e con le vostre bocche pronunciavate parole di cui non avevate conoscenza alcuna, pensavate che fosse insignificante, mentre era enorme agli occhi di Allah. (15)
Perché, quando ne sentiste parlare, non diceste: «Perché mai dovremmo discuterne? Gloria a Te [o Signore]! Questa è una calunnia enorme»?. (16)
Allah vi ammonisce a non commettere mai più una cosa simile, se siete credenti. (17)
Allah vi rende noti i Suoi segni, poiché Allah è sapiente e saggio. (18)
In verità, coloro che desiderano diffondere l’indecenza tra i credenti avranno un castigo doloroso in questa vita e nell’altra. Allah sa, mentre voi non sapete. (19)
Se non fosse per la grazia di Allah su di voi e per la Sua misericordia! In verità, Allah è dolce e misericordioso! (20)
O voi che credete, non seguite le orme di Satana. A chi segue le sue orme, egli comanda scandalo e disonore. Se non fosse per la grazia di Allah nei vostri confronti e per la Sua misericordia, nessuno di voi sarebbe mai purificato, ma Allah rende puro chi vuole. Allah è colui che tutto ascolta e conosce. (21)
Coloro di voi che godono di agiatezza e prosperità non giurino di non aiutare i parenti, i poveri e coloro che emigrano per la causa di Allah. Perdonino e passino oltre! Non desiderate forse che Allah vi perdoni? Allah è perdonatore, misericordioso. (22)
Coloro che calunniano le [donne] oneste, ignare [del male] ma credenti, sono maledetti in questa vita e nell’altra. Per essi vi sarà un castigo immenso, (23)
nel Giorno in cui le loro lingue, le loro mani e i loro piedi testimonieranno contro di loro per ciò che avranno commesso. (24)
In quel Giorno Allah darà loro il giusto compenso. Sapranno allora che Allah è la Verità assoluta, il Manifesto. (25)
Le malvagie sono per i malvagi, e i malvagi per le malvagie. Le pure sono per i puri, e i puri per le pure. Essi sono innocenti in merito a ciò di cui vengono accusati. Saranno perdonati e riceveranno una generosa ricompensa. (26)
Contenuto
Nei versetti dall’11° al 26° della sura al-Nur, il Corano narra la storia di un’accusa infondata contro un musulmano, con Dio che rimprovera gli accusatori per le loro calunnie. [1]
Muhammad Husayn Tabataba'i, autore dell’esegesi Tafsir al-Mizan, deduce dai versetti che la persona accusata era un membro ben noto della famiglia del Profeta (S), mentre gli accusatori erano costituiti da un gruppo di persone. [2] In questi versetti, Dio minaccia di punire severamente i calunniatori e rimprovera i credenti per aver dato credito a voci prive di prove. [3]
Alcuni studiosi considerano l’evento dell’Ifk come la più importante cospirazione interna organizzata dagli ipocriti, contro il governo del Profeta (S). Essi ritengono che Dio, rivelando questi versetti, abbia difeso la missione profetica. [4]
Occasione della Rivelazione
- Articolo principale: Evento dell’Ifk
Sono state riportate due possibili occasioni per la rivelazione dei versetti dell’Ifk:
- La calunnia degli ipocriti di Medina sul conto di Aisha
Secondo questo resoconto, l’evento dell’Ifk avvenne al ritorno dei musulmani dalla battaglia di Banu al-Mustaliq [5] (5/626-7 [6] o 6/627-8 [7]). Durante la battaglia, Aisha, che accompagnava il Profeta (S), rimase indietro rispetto all’esercito e poi si unì a quest’ultimo con l’aiuto di Safwan ibn Mu'attal. Hassan ibn Thabit e Abd Allah ibn Ubayy furono tra gli ipocriti che accusarono Aisha e Safwan di avere una relazione illegittima. Dopo un certo periodo, furono rivelati i versetti dell’Ifk, rimproverando i musulmani per aver diffuso delle dicerie. Secondo Muhammad Jawad Mughniyya, esegeta sciita del XIV/XX secolo, la maggior parte degli esegeti e storici accettano questo resoconto come motivo per la rivelazione dei versetti dell’Ifk. [8]
- La calunnia di Aisha sul conto di Mariya al-Qibtiyya
Secondo l’autore del Tafsir al-Qummi, Aisha accusò Mariya al-Qibtiyya di avere una relazione illegittima con Jarih al-Qibti. [9] È stato ipotizzato che solo studiosi sciiti dell’epoca recente, [10] come Sayyid Abu l-Qasim al-Khoei [11], Sayyid Ja'far Murtada al-'Amili [12] e Sayyid Murtada Sharif al-'Askari [13], abbiano collegato i versetti dell’Ifk a questa vicenda. Tuttavia, fonti sia sciite come al-Amali (di al-Sharif al-Murtada) [14] e al-Hidaya al-kubra, [15] sia sunnite come Sahih Muslim [16] e al-Mustadrak 'ala l-sahihayn, [17] riportano la storia di Mariya, è però degno di nota che nessuna di queste fonti alluda alla rivelazione dei versetti dell’Ifk. [18]
Obiezioni in merito ai motivi della rivelazione
Entrambi i resoconti sono problematici:
- Storia di Aisha: è stato affermato che il Profeta (S) evitava di portare con sé le sue mogli in battaglia. [19] Inoltre, secondo resoconti sunniti, il Profeta (S) nutriva dei sospetti su Aisha, ma ciò contraddirebbe il suo status di infallibilità. [20] Sayyid Ja'far Murtada considera questa storia inventata, attribuendola a un deliberato tentativo dei suoi autori di glorificare Aisha. [21]
- Storia di Mariya: i versetti in esame parlano di un gruppo di accusatori, mentre questa narrazione identifica Aisha come unica accusatrice. [22] Inoltre, il resoconto sull'ordine di uccidere una persona di nome Jarih è ritenuto inverosimile, poiché il Profeta (S) non avrebbe decretato la morte senza esaminare attentamente la questione. Per di più, la punizione per tale peccato non è la morte. [23]
Alcuni esegeti, tra cui Sayyid Muhammad Husayn Tabataba'i [24], Sayyid Muhammad Husayn Fadl Allah [25], Naser Makarem Shirazi [26] e Ja'far Subhani [27], hanno respinto entrambi i resoconti sulla base di queste obiezioni. Alcuni ipotizzano addirittura che i versetti potrebbero riguardare un'altra persona. [28]
Sayyid Ali Khamenei sottolinea che la questione fondamentale dei versetti è di fornire una norma sociale ed etica, e che focalizzarsi sull’identità dell’accusato rischia di distogliere l’attenzione dal loro significato principale. [29]