Sura al-Isra'
- Questo articolo è un’introduzione alla sura al-Isra'; per leggerne il testo, consultare text:Sura al-Isra'.
La Sūra al-Isrā' (in Arabo: سورة الإسراء), nota anche come Sūra Subḥān o Banī Isrā'īl, è la XVII delle sure coraniche meccane e si trova nel quindicesimo juz’. La sura è stata chiamata al-Isrā' (ascensione) poiché parla dell’ascensione del Profeta (S) dalla Sacra Moschea alla “Moschea più lontana”. È anche definita sura Bani Isra'il perché narra episodi della storia degli Israeliti.
Questa sura affronta diversi temi, tra cui: il monoteismo, la resurrezione, l’ascensione del Profeta (A), le prove della sua missione profetica, l’inimitabilità del Corano, fare del bene ai genitori, l’impatto dei peccati sulla fede, la proibizione di determinati atti e la superiorità dell’essere umano sulle altre creature.
Tra i versetti più noti figurano il 1°, che ricorda l’ascensione del Profeta (A); il 70°, che esalta la dignità umana; e l’82°, il quale afferma che il Corano è una cura. Inoltre, il 33° versetto sul divieto di uccidere e il 78° sui tempi della preghiera rientrano tra i versetti normativi.
Introduzione
Nominazione
Questa sura è stata chiamata “al-Isra'” (ascensione) per via del suo primo versetto, il quale parla dell’ascensione del Profeta (A).[1] Secondo alcuni hadith, questa sura è definita anche “Bani Isra'il” (Figli d’Israele),[2] perché l’inizio e la fine della sura raccontano parti della storia degli Israeliti.[3] È inoltre chiamata “Subhan” giacché inizia con questa parola.[4]
Ordine e luogo della rivelazione
La sura al-Isra' è una delle sure meccane, la cinquantesima a essere rivelata al Profeta (S), nell’anno 11 dopo la Bi'tha, dopo la XXVIII sura e prima della X. Nell’attuale ordine delle sure coraniche è la XVII.[5]
Questa sura è la prima delle Sette Musabbihat, le sure che si aprono con il tasbih (la glorificazione di Dio).[6]
Numero dei versetti e altre caratteristiche
La sura al-Isra' si compone di 111 versetti,[7] 1558 parole e 6460 lettere.[8] È di media lunghezza, occupando circa il settantacinque per cento di un juz'.[9] Presenta alcune caratteristiche tipiche delle sure medinesi, fra cui versetti relativamente lunghi: ciò fa ritenere che sia stata rivelata verso la fine del periodo meccano, inaugurando così le sure medinesi.[10]
Contenuto
Secondo l’Allama Tabataba'i, i temi principali della sura al-Isra' vertono sul monoteismo e la glorificazione di Dio, la quale prevale sulla semplice lode delle Sue perfezioni. Diversi versetti affermano che Egli non ha né soci né figli.[11]
Per il Tafsir-e nemune, gli insegnamenti dottrinali, etici e sociali di questa sura costituiscono un insieme onnicomprensivo in grado di guidare l’essere umano sul piano materiale e spirituale.[12]
I temi centrali della sura al-Isra' sono i seguenti:
- La resurrezione, la punizione e la ricompensa nell’aldilà, nonché la registrazione delle azioni.
- Passaggi della storia degli Israeliti.
- Il libero arbitrio e le conseguenze delle proprie azioni.
- Punizione e ricompensa in questa vita.
- Gratitudine verso i parenti, specialmente i genitori.
- Divieto di sperpero, avarizia, uccisione dei figli, adulterio, usurpazione dei beni di un orfano, inadempimento degli obblighi finanziari, arroganza e omicidio.
- Monoteismo e dottrina di Dio.
- Biasimo del fanatismo e dell’opposizione alla verità.
- Dignità umana e superiorità sull’intera creazione.
- Efficacia del Corano nel risolvere problemi etici e sociali.
- Inimitabilità del Corano.
- Monito contro le tentazioni di Satana.
- Norme morali.
- Storia dei profeti proposti come esempio per l’umanità intera.[13]
Storie e resoconti storici
Nella sura al-Isrā' compaiono i seguenti episodi:
- L’ascensione del Profeta (S) dalla Moschea Sacra alla “Moschea più lontana” (1° versetto).
- La corruzione degli Israeliti sulla terra in due occasioni e le relative conseguenze (versetti 4-7).
- La vicenda della cammella dei Thamud (59° versetto).
- La prosternazione degli angeli davanti ad Adamo (A) e il rifiuto di Satana di prosternarsi (versetti 61-65).
- La storia di Mosè (A): i nove segni concessi, il dialogo con Faraone, l’annegamento di Faraone e dei suoi soldati e l’insediamento degli Israeliti in Egitto (versetti 101-104).
Occasioni di rivelazione
È stato tramandato che alcuni versetti della sura al-Isra' sono stati rivelati in occasioni specifiche:
29° versetto
Jabir ibn Abd Allah al-Ansari riferì che un giorno il Profeta (S) era con i suoi compagni quando un giovane gli disse: «Mia madre ti chiede una camicia». Il Profeta (S), che ne possedeva una sola, tornò a casa, si spogliò della camicia e la consegnò al giovane. Non avendo altri indumenti, rimase in casa e non uscì all’ora della preghiera, suscitando la preoccupazione dei suoi compagni. In tale circostanza fu rivelato il versetto 29: «Non tenere la mano incatenata al collo, né aprila del tutto, altrimenti sarai biasimevole e pentito», che lo invitava ad evitare una generosità eccessiva.[14]
59° versetto
Ibn Abbas narrò che i meccani chiesero al Profeta (A) di trasformare Safa (una collina nei pressi della Sacra Moschea) in oro e di far arretrare le montagne della Mecca per disporre di terre coltivabili. Dio avvertì il Profeta (S) che le loro richieste potevano essere soddisfatte, ma, se in seguito avessero persistito nell’incredulità, sarebbero stati distrutti come i loro predecessori. Il Profeta (S) chiese allora a Dio di concedere loro più tempo. In questa occasione fu rivelato il 59° versetto: “Nulla ci impedisce di inviare segni, se non il fatto che gli antichi li negarono”.[15]
85° versetto
Riguardo alla rivelazione dell’85° versetto, “Ti chiedono dello Spirito. Di' loro: «Lo Spirito è un comando del mio Signore, e di conoscenza non ve n’è stata data se non poca»”, si racconta che i Quraishiti sollecitarono gli ebrei a suggerire domande con cui mettere alla prova il Profeta (S). Gli ebrei proposero di interrogarlo sullo Spirito, sui Compagni della Caverna e su Dhu l-Qarnayn, aggiungendo: «Se risponde a tutte o a nessuna delle domande, non è un profeta; se risponde soltanto ad alcune e rifiuta di rispondere alle altre, allora è un profeta». I Quraishiti presentarono dunque queste domande al Profeta (S). Alcuni versetti della XVIII sura furono rivelati per rispondere ai primi due quesiti, mentre l’85° fu inviato per la questione dello Spirito, affermando che la sua conoscenza appartiene a Dio.[16]
Punti esegetici
Di seguito sono riportati i versetti che presentano particolari punti esegetici.
13° versetto
Il 13° versetto afferma che il ta'ir (dalla radice t-y-r, “volare”) è attaccato al collo.[17] Secondo Majma' al Bayan, il termine indica le azioni di una persona, che “volano” attorno a lei come creature alate.[18]
26° versetto
Il versetto ordina di dare ai parenti ciò che è loro dovuto. I commentatori non sposano un’opinione unanime: si tratta di un comando generale rivolto a tutti i credenti di dare ai propri parenti ciò che spetta loro o di un’ingiunzione specifica di dare ai parenti del Profeta (S) ciò che è loro dovuto?[19] Il Tafsir e Nemune riporta che, secondo numerosi hadith sciiti, con “parenti” si intendono in primo luogo i membri dell’Ahl al Bayt (A); tali hadith, però, non delimitano il significato del versetto, ma ne illustrano gli esempi più rilevanti.[20] Hadith, sia sciiti che sunniti, attestano che, dopo la rivelazione di questo versetto, il Profeta (S) donò a Fatima (A) la terra di Fadak.[21]
36° versetto
In questo versetto Dio comanda: «Non seguire ciò di cui non hai conoscenza». L'Allama Tabataba'i osserva che l’esortazione riguarda credenze e azioni non basate sulla conoscenza. La ricerca della verità, radicata nella fitrah (natura primordiale) dell’uomo, trova compimento solo tramite la conoscenza.[22]
Poiché siamo dotati di udito, vista e cuore, abbiamo la responsabilità di rifiutare tutto ciò che non sia fondato sulla conoscenza.
72° versetto
Secondo il 72° versetto, chi è “cieco” in questo mondo lo sarà anche nell’aldilà.[23] L'Allama Tabataba'i spiega che questa cecità è l’incapacità di riconoscere la verità; il 46° versetto della XXII sura recita infatti: “In verità, non sono gli occhi a diventare ciechi, ma i cuori che sono nei petti”.[24]
Il versetto è interpretato anche nel senso che chi non conosce il vero Imam (A) del proprio tempo non raggiungerà la salvezza e la beatitudine eterne. Secondo al Tabrisi, la cecità nell’aldilà è conseguenza del rifiuto di vedere i segni divini in questo mondo;[25] egli riporta inoltre il detto di Ibn Abbas: “Ignorare le benedizioni di Dio conduce alla cecità nel Giorno del Giudizio”.[26]
84° versetto
Il versetto 84 afferma che le opere di ciascuno dipendono dalla sua shakila, cioè dalla struttura – spirituale, psicologica ed etica – che forma la sua personalità.[27] L'Allama Tabataba'i sottolinea che tale indole predispone la persona verso determinate azioni ma senza mai costringervela.[28]
Versetti noti
Tra i versetti più celebri della sura al Isra' si annoverano quello dell’ascensione, quello sul dovere verso i genitori, quello sulla dignità umana e quello sull’umiltà.
Il Versetto dell'Ascensione
سُبْحَانَ الَّذِي أَسْرَىٰ بِعَبْدِهِ لَيْلًا مِّنَ الْمَسْجِدِ الْحَرَامِ إِلَى الْمَسْجِدِ الْأَقْصَى الَّذِي بَارَكْنَا حَوْلَهُ لِنُرِيَهُ مِنْ آيَاتِنَا ۚ إِنَّهُ هُوَ السَّمِيعُ الْبَصِيرُ
“Gloria a Colui che fece viaggiare di notte il Suo servo dalla Sacra Moschea alla Moschea Più Lontana, i cui dintorni abbiamo benedetto, per mostrargli alcuni dei Nostri segni. In verità Egli è Colui Che tutto ascolta, Colui Che tutto vede».
( Corano 17:1)
Il primo versetto della sura narra il viaggio notturno del Profeta (S) dalla Sacra Moschea della Mecca alla “Moschea più lontana” di Gerusalemme, preludio alla sua ascensione. Secondo la dottrina islamica, conforme al significato esplicito del versetto, questo itinerario compiuto in una sola notte fu miracoloso, data la natura dei mezzi di trasporto dell’epoca.[29]
9° versetto
إِنَّ هَـٰذَا الْقُرْآنَ يَهْدِي لِلَّتِي هِيَ أَقْوَمُ وَيُبَشِّرُ الْمُؤْمِنِينَ الَّذِينَ يَعْمَلُونَ الصَّالِحَاتِ أَنَّ لَهُمْ أَجْرًا كَبِيرًاا
«In verità, questo Corano guida al sentiero più saldo e annuncia la lieta novella ai credenti che compiono buone azioni: avranno una grande ricompensa».
(Corano 17:9)
Il versetto presenta il Corano come guida alla via più retta. Secondo il Tafsir e Nemune, ciò si manifesta: nella solidità delle credenze islamiche; nell’equilibrio fra visibile e invisibile, credenze e azioni; nell’attenzione che l’Islam presta agli aspetti sia spirituali sia materiali; nel rigetto di ogni estremismo cultuale; nell’affermazione della giustizia e nella lotta all’oppressione.[30]
Versetti 23 24
وَقَضَىٰ رَبُّكَ أَلَّا تَعْبُدُوا إِلَّا إِيَّاهُ وَبِالْوَالِدَيْنِ إِحْسَانًا ۚ إِمَّا يَبْلُغَنَّ عِندَكَ الْكِبَرَ أَحَدُهُمَا أَوْ كِلَاهُمَا ف فَلَا تَقُل لَّهُمَا أُفٍّ وَلَا تَنْهَرْهُمَا وَقُل لَّهُمَا قَوْلًا كَرِيمًا _ وَاخْفِضْ لَهُمَا جَنَاحَ الذُّلِّ مِنَ الرَّحْمَةِ وَقُل رَّبِّ ارْحَمْهُمَا كَمَا ررَبَّيَانِي صَغِيرًا
“Il tuo Signore ha decretato che non adorerai altri che Lui, e [ha prescritto] la benevolenza verso i genitori. Se uno di loro o entrambi raggiungono la vecchiaia presso di te, non dire loro «uff!» e non rimproverarli, ma rivolgi loro parole nobili; abbassa su di loro l’ala del rispetto, per misericordia, e di': «Mio Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quando ero piccolo»”.
(Corano 17:23 - 24)
Questi versetti sono spesso citati nelle discussioni sull’etica e sulla famiglia.[31] Al Mizan osserva che il dovere verso i genitori è menzionato subito dopo il monoteismo perché costituisce uno degli obblighi islamici più importanti.[32] Alcuni hadith sciiti affermano che il Profeta (S) e l’Imam Ali (A) sono anch’essi considerati alla stregua dei propri genitori.[33]
- Vedere anche: Disobbedienza ai genitori
27° versetto
إِنَّ الْمُبَذِّرِينَ كَانُوا إِخْوَانَ الشَّيَاطِينِ ۖ وَكَانَ الشَّيْطَانُ لِرَبِّهِ كَفُورًا
“In verità gli sperperatori sono fratelli dei diavoli, e Satana è stato ingrato nei confronti del suo Signore”.
(Corano 17:27)
Il versetto definisce gli sperperatori fratelli dei diavoli, insistendo energicamente sul divieto di sprecare.[34] Secondo i commentatori, in questo versetto il termine «diavoli» si riferisce a Satana, che mostrò ingratitudine nei confronti di Dio abusando del potere concessogli.[35] In questo versetto la prodigalità eccessiva è pertanto presentata come azione satanica e segno di ingratitudine: così come Dio onora i credenti attraverso la fratellanza fra di loro, parimenti disprezza gli sperperatori associandoli alla fratellanza dei diavoli.[36]
- Vedere anche: Tabdhir
37° versetto
وَلَا تَمْشِ فِي الْأَرْضِ مَرَحًا ۖ إِنَّكَ لَن تَخْرِقَ الْأَرْضَ وَلَن تَبْلُغَ الْجِبَالَ طُولًا
«Non incedere con alterigia sulla terra; in verità, non perforerai la terra né raggiungerai in altezza le montagne».
(Corano 17:37)
Il versetto denuncia la stoltezza di chi ostenta potere o ricchezza, restando poi smarrito quando li perde. Al contrario, saggio è chi conosce i propri limiti e si astiene dall’ostentare.[37]
Il richiamo all’impossibilità di eguagliare la statura delle montagne o di fendere la terra sottolinea la fragilità umana[38] e smaschera la visione distorta di chi, accecato dall’arroganza, non riconosce nulla di superiore a sé.[39]
70° versetto
وَلَقَدْ كَرَّمْنَا بَنِي آدَمَ وَحَمَلْنَاهُمْ فِي الْبَرِّ وَالْبَحْرِ وَرَزَقْنَاهُم مِّنَ الطَّيِّبَاتِ وَفَضَّلْنَاهُمْ عَلَىٰ كَثِيرٍ مِّمَّنْ خَلَقْنَا تَفْضِيلًا
“In verità, abbiamo onorato i figli di Adamo, li abbiamo condotti per terra e per mare, li abbiamo provvisti di tutte le cose buone e li abbiamo nettamente preferiti a molte delle Nostre creature”.
(Corano 17:70)
Ribadire la dignità umana, tema del versetto, è un mezzo efficace di elevazione: chi nutre stima per sé evita azioni inutili o indegne.[40] Tale dignità affonda le sue radici, fra l’altro, nelle parole «creati nella migliore delle forme»,[41] nell’intelletto umano e nel suo anelito alla perfezione.[42]
L'Allama Tabataba'i sottolinea che Dio, nel ricordare le Sue benedizioni, rimprovera l’uomo per la sua ingratitudine, esortandolo alla riconoscenza.[43]
79° versetto
وَمِنَ اللَّيْلِ فَتَهَجَّدْ بِهِ نَافِلَةً لَكَ عَسَىٰ أَنْ يَبْعَثَكَ رَبُّكَ مَقَامًا مَحْمُودًا
“Veglia per una parte della notte, in preghiera supererogatoria: forse il tuo Signore ti eleverà a una stazione degna di lode.”
(Corano 17:79)
Il versetto concede al Profeta (S) il Maqam Mahmud (Stazione Lodata) in virtù del suo tahajjud (preghiera notturna) e della sua speciale prossimità a Dio.[44] Il Tafsir e Nemune la interpreta come la massima vicinanza al Signore, il cui frutto è la grande intercessione, e, pur riferendosi anzitutto al Profeta (S), l’idea non sembrerebbe escludere altri devoti.[45]
81° versetto
وَقُلْ جَاءَ الْحَقُّ وَزَهَقَ الْبَاطِلُ ۚ إِنَّ الْبَاطِلَ كَانَ زَهُوقًا
“Di': «La verità è giunta e la falsità è svanita; in verità, la falsità è destinata a perire»”.
(Corano 17:81)
Il versetto proclama il trionfo del monoteismo: i politeisti devono rinunciare a distogliere il Profeta (S) dalla sua missione, dal suo invito al monoteismo, dalla sua lotta contro gli idoli e l’idolatria e dal sostegno ai deboli e agli oppressi tra i credenti. La falsità, priva di solidità, non dura.[46] Nel sermone di al Ghadir, il Profeta (S) applicò il significato del versetto ad Ali (A), ordinando di non mostrargli arroganza e di non voltare le spalle alla sua wilayah;[47] secondo un hadith dell'Imam al Baqir (A), esso allude anche all’avvento dell'Imam al Mahdi (A), il quale abbatterà ogni dominio di falsità.[48]
85° versetto
وَيَسْأَلُونَكَ عَنِ الرُّوحِ ۖ قُلِ الرُّوحُ مِنْ أَمْرِ رَبِّي وَمَا أُوتِيتُمْ مِنَ الْعِلْمِ إِلَّا قَلِيلًا
“Ti chiedono dello Spirito. Di' loro: «Lo Spirito è un comando del mio Signore, e di conoscenza non ve n’è stata data se non poca»”.
(Corano 17:85)
Rivelato in risposta ai politeisti della Mecca, il versetto attribuisce esclusivamente a Dio la conoscenza completa del ruh e definisce limitata la comprensione umana di esso.[49] Alla luce di altri versetti e hadith, gli esegeti hanno proposto varie interpretazioni del termine ruh: l’anima dell’essere umano, Gabriele, il profeta Gesù (A), il Corano, ecc.[50]
Altri versetti noti
Tra gli altri versetti noti della sura al-Isra' vi sono i seguenti:
- 80° versetto: preghiera coranica.
- 82° versetto: talvolta detto “Versetto della Cura”.
- 110° versetto: noto come “Versetto dei Bei Nomi di Dio”.
Versetti giurisprudenziali
I giuristi hanno annoverato alcuni versetti di questa sura tra i versetti giurisprudenziali dai quali si deducono le norme islamiche:
| Numero | Versetto | Ambito | Oggettoj | |
|---|---|---|---|---|
| 31 | “Non uccidete i vostri figli per timore della miseria…” | Diritto penale | Divieto di infanticidio | |
| 32 | “Non accostatevi alla fornicazione. È davvero un'indecenza e una cattiva via” | Matrimonio | Divieto di adulterio | |
| 33 | “Non uccidete un’anima che Allah ha reso inviolabile, se non per giusta causa, e a chiunque venga ucciso ingiustamente, abbiamo certamente dato autorità al suo erede...” | Qisas | Divieto di omicidio e legge sul contrappasso | |
| 34 | “Non avvicinatevi ai beni dell’orfano se non nel modo migliore finché non abbia raggiunto la maggiore età…” | Commercio | Tutela del patrimonio dell’orfano | |
| 34 | “Rispettate i patti: in verità, sarà richiesto conto di tutti i patti” | Voti | Obbligo di adempiere i propri impegni | |
| 35 | “Quando misurate, osservate la misura e pesate con una bilancia esatta…” | Commercio | Divieto di frode nei doveri finanziari | |
| 78 | “Mantieni la preghiera dal tramonto del sole fino all’oscurità della notte…” | Preghiera | Orari della preghiera | |
| 79 | “Veglia per una parte della notte, come [devozione] supererogatoria per te. Forse il tuo Signore ti innalzerà a una stazione degna di lode…” | Preghiera | Preghiera notturna (tahajjud) | |
| 110 | “Non recitare ad alta voce la tua preghiera né in tono smorzato, ma segui una via di mezzo tra queste…” | Preghiera | Tono di voce nella preghiera |
Meriti e benefici
Riguardo alla recitazione della sura al-Israʾ:
- L’Imam Ali (A) disse: «Chi recita questa sura e prova compassione per i genitori quando vi sono menzionati, otterrà immense ricchezze in Paradiso».[51]
- L’Imam al Sadiq (A) disse: «Chi recita la sura al Isra' ogni giovedì sera non morirà finché non avrà incontrato al Mahdi (A) e sarà tra i suoi compagni».[52]
- Al Shaykh al Tusi raccomanda la recitazione di questa sura il giovedì sera come atto supererogatorio.[53]
Footnote
- ↑ Wahba al-Zuḥaylī, al-Tafsīr al-Munīr, vol. 15, p. 5.
- ↑ Ṣadūq, Thawāb al-aʿmāl, p. 107.
- ↑ Fīrūzābādī, Baṣāʾir dhawī l-tamyīz, vol. 1, p. 288.
- ↑ Fīrūzābādī, Baṣāʾir dhawī l-tamyīz, vol. 1, p. 296; Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 3.
- ↑ Maʿrifat,al-Tamhīd, vol. 1, p. 134-136.
- ↑ Khurramshāhī, "Sura-yi Isrā'," p. 1241.
- ↑ Some scholars consider verses 107 and 108 to be one verse and thus maintain that Sura al-Israʾ has 110 verses.
- ↑ Ḥusaynīzāda, "Sura-yi Isrā'," p. 197.
- ↑ Khurramshāhī, "Sura-yi Isrā'," p. 1241.
- ↑ Muḥaqqiqīyān, "Sura-yi Isrā'," p. 686.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 12, p. 5.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 5.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 5-6.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 6, p. 635; Wāḥidī, Asbāb nuzūl al-Qurān, p. 294; Muḥaqiq, Nimuna-yi bayyināt, p. 498.
- ↑ Wāḥidī, Asbāb nuzūl al-Qurān, p. 295.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 6, p. 674.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 37.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 6, p. 622.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 87.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 87.
- ↑ Ḥusaynī Jalālī, Fadak wa al-ʿawālī, p. 141-149.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 92.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 169.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 169.
- ↑ Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 6, p. 663.
- ↑ Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-kabīr, vol. 21, p. 378.
- ↑ Murtaḍawī, Darāmadī bar shiklgīrī-yi shakhsīyyat-i jawān, p.34-35; Qirāʾatī, Tafsīr-i nūr, vol. 7, p. 112.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 190.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 8.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 37.
- ↑ See: Aḥmadī, Maqām-i pidar wa mādar dar islām, p. 19-25. Bījanī, "Ḥuqūq wa takālīf mutaqābil-i farzandān wa wālidayn az nazar-i islām," p. 77-89.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 80.
- ↑ Baḥrānī, al-Burhān, vol. 2, p. 78.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 88.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 112.
- ↑ Qirāʾatī, Tafsīr-i nūr, vol. 7, p. 66.
- ↑ Mughnīya, al-Kāshif, vol. 5, p. 45.
- ↑ Mughnīya, al-Kāshif, vol. 5, p. 45.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 97.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 197.
- ↑ Qur'an, 95:4
- ↑ Mughnīya, al-Kāshif, vol. 5, p. 67-68.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 155.
- ↑ Ṭūsī, al-Tibyān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 6, p. 510-511; Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 6, p. 641.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 231-232.
- ↑ Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 177.
- ↑ Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 1, p. 60.
- ↑ Baḥrānī, al-Burhān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 37, p. 576.
- ↑ Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 250.
- ↑ See: Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūna, vol. 12, p. 251; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 13, p. 198; Qirāʾatī, Tafsīr-i nūr, vol. 5, p. 112, 113.
- ↑ Ḥuwayzī, Tafsīr nūr al-thaqalayn, vol. 3, p. 97.
- ↑ Ṣadūq, Thawāb al-aʿmāl, p. 107.
- ↑ Ṭūsī, Miṣbāḥ al-mutahajjid, p. 265.
Riferimenti
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- Aḥmadī, Ḥasan Alī & Aḥmadī, Zayn al-ʿAbidīn. Maqām-i pidar wa mādar dar Qurʾān. Qom: Maytham-i Tammār, 1388 Sh.
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