Principio del lutf
Il principio del lutf (in Arabo: قاعِدَة اللُطْف, letteralmente: principio della grazia divina) è un principio teologico secondo cui Dio dovrebbe fare ciò che è necessario affinché la persona vincolata dal dovere si avvicini all’obbedienza a Dio ed eviti i peccati, senza che questa grazia divina abbia un impatto sul potere della persona o renda l’azione costrittiva. Gran parte dei teologi mutaziliti e di quelli imamiti approvano il principio, mentre i teologi ashariti lo respingono. I teologi imamiti si basano su questo principio per fornire prove razionali a sostegno di molti credi islamici, come la necessità che Iddio legiferi sui doveri religiosi, invii profeti, nomini imam e simili. Alcuni giurisperiti imamiti hanno utilizzato il principio in esame per stabilire la validità del consenso [dei sapienti].
Concetto
Il principio del lutf (o grazia divina) afferma che Iddio deve fare tutto ciò che è necessario per aiutare la gente ad avvicinarsi all’obbedienza a Dio ed evitare i peccati,[1] come legiferare sui doveri religiosi e inviare profeti, attraverso i quali le persone vengono guidate ai loro obblighi religiosi.[2] Nella teologia islamica, essere latif (grazioso) è un attributo dell’agire divino,[3] ciò significa che Egli compie azioni attraverso le quali la persona vincolata dal dovere si avvicina all’obbedienza a Dio ed evita i peccati, senza che tale grazia influisca sul potere della persona o renda l’azione costrittiva.[4]
Nei versetti coranici e negli hadith, la grazia di Dio esprime anche altri significati,[5] tra cui la profonda conoscenza di Dio,[6] l’impossibilità di percepire Iddio e il rifiuto della Sua corporeità,[7] l’incomprensibilità dell’essenza più intima di Dio, la sottigliezza nella creazione e nei piani divini, la munificenza.[8]
Tipi di lutf
Nella letteratura vengono utilizzati due tipi di grazia divina (o lutf): muhassil (per ottenimento) e muqarrib (per vicinanza).[9] La grazia muhassil è ciò che deve essere fatto affinché sia ottenuta l’obbedienza a Dio, cioè, senza di essa, non si può servire Dio. Mentre la grazia muqarrib semplicemente avvicina la persona all’obbedienza a Dio.[10]
Sostenitori e oppositori
Non tutti i teologi musulmani sposano la stessa opinione sul principio del lutf: i teologi mutaziliti e quelli imamiti sostengono tale principio adducendo prove razionali e testuali, mentre i teologi ashariti si oppongono al suddetto principio, sollevando obiezioni; essi sostengono che Dio non sia tenuto a fare alcuna grazia.[11]
Prova razionale del principio del lutf
La prova razionale a sostegno del principio della grazia divina si fonda sull’attributo divino della saggezza. L’argomentazione è che una persona saggia non viola i propri scopi, cioè, non fa qualcosa che contraddica i suoi obiettivi. Di conseguenza, se Dio vuole che gli esseri umani Gli obbediscano, deve preparare il terreno per tale obbedienza. [Le proposizioni] dell’argomentazione sono le seguenti:
- Dio è saggio.
- Una persona saggia non vanifica il proprio scopo.
- Iddio vuole che le persone Gli obbediscano.
- È impossibile che la gente obbedisca a Dio senza la grazia divina (lutf).
- Se alla gente vengono imposti obblighi senza alcuna grazia, lo scopo si vanifica.
- Pertanto la grazia di Dio è necessaria.[12]
L’obiezione asharita
I teologi ashariti sostengono che la necessità della grazia divina implica che Iddio sia governato dalla ragione, mentre Iddio è il governatore assoluto che non è governato da null’altro.[13] I sostenitori del principio della grazia rispondono che la necessità del lutf non significa che Iddio abbia il dovere della grazia, ma piuttosto che la ragione umana coglie la necessità della grazia divina deducendola dagli attributi stessi di Dio, come la conoscenza, la saggezza e la giustizia.[14]
Funzioni teologiche
Il principio del lutf (o grazia divina), nella teologia islamica, presenta una varietà di esempi e funzioni. I sostenitori del principio considerano quanto segue come esempi di questo principio:
- Legislazione dei doveri religiosi: i doveri religiosi (come il divieto di perpetrare ingiustizie e l’obbligo della preghiera) contano come esempi di lutf o grazia divina in quanto avvicinano la gente al compimento dei loro doveri razionali (come la negatività dell'ingiustizia o la positività della gratitudine verso Dio).
- Invio dei profeti: la necessità che Iddio invii dei profeti è una questione della Sua grazia nei confronti della gente, poiché è attraverso i profeti che la gente può avere accesso ai propri doveri religiosi e avvicinarsi al compimento delle proprie responsabilità razionali e all’obiettivo della creazione.
- Infallibilità dei profeti: la gente tenderebbe ad evitare i profeti se vedesse peccati e misfatti commessi da loro. Tuttavia, grazie alla loro infallibilità e purità, si avvicinano alla loro obbedienza.
- Nomina di un Imam infallibile: i teologi imamiti concordano sulla necessità di nominare un Imam infallibile da parte di Dio, dato che ciò avvicinerebbe [le persone] all’obbedienza a Dio e ad evitare i peccati.
- La promessa di ricompense e punizioni divine: è necessario che Iddio prometta ricompense e punizioni per le azioni, poiché è in questo modo che le persone tendono ad essere indotte a un buon carattere e a rispettare i doveri religiosi.[15]
- Nomina di un tutore giurisperito (al-wali al-faqih): secondo l’Imam Khomeini e 'Abd Allah Javadi Amoli, un teologo e giurisperito sciita, la saggezza e la grazia di Dio richiedono che le persone non siano private della tutela di persone competenti durante il periodo dell’occultazione [del XII Imam (A)]. Per questa ragione, durante questo periodo, Egli sceglie dei giurisperiti qualificati come rappresentanti dell’Imam al-Mahdi (A) e tutori della comunità islamica.[16]
Applicazione nei principi di giurisprudenza
Alcuni sapienti dotti di principi di giurisprudenza [islamica], inclusi al-Sayyid al-Murtada, al-Shaykh al-Tusi, e al-Karajuki, si sono valsi del principio del lutf per stabilire la validità del consenso (ijma'). Essi sostengono che qualora i sapienti concordassero su una norma falsa, allora l’Imam infallibile, in virtù della grazia, avrebbe il dovere d’impedire tale consenso. Quando non c’è opinione contraria al consenso, diventa evidente che l’Imam infallibile approva la norma, pertanto il consenso in una norma implica l’approvazione dell’Imam infallibile.[17]
Tuttavia, alcuni sapienti, tra cui al-Shaykh al-Ansari,[18] Muhammad Husayn al-Na'ini,[19] e Akhund Khurasani,[20] respingono l'argomentazione.
Bibliografia
Oltre che nelle opere di teologia e in quelle di principi di giurisprudenza, il principio del lutf viene trattato anche in modo indipendente, ad esempio nei seguenti testi:
- Barrasi-e tatbiqi-e qa'ede lotf dar emamiyye va amuze-ye feyz dar masihiyyat-e catolic (Uno studio comparativo sul principio della grazia nell'imamiyya e sulla dottrina della grazia nel cattolicesimo) di Hasan Dinpanah. L'autore conclude che sia il lutf nell'imamiyya sia la grazia nel cristianesimo portano le persone a evitare i peccati e a salvarsi. Tuttavia, sono fondamentalmente diversi nei loro principi e presupposti. Il libro, di 370 pagine, è stato pubblicato nel 2017 dall'Istituto per l’educazione e la ricerca Imam Khomeini.
- Qa'ede-ye lotf va esbat-e vojud-e Emam-e hayy (Il principio del lutf e una dimostrazione dell'esistenza di un Imam vivente) di Mahdi Yusefiyan: il libro esamina il principio del lutf e la sua funzione nel dimostrare l’esistenza di un Imam e dell’imamato. È stato pubblicato nel 2016 dal Centro speciale della mahdawiyyat, affiliato al Seminario di Qom, e consta di 210 pagine.
Footnote
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 106; Fakhr al-Rāzī, al-Muḥaṣṣal, p. 481-482.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 114-116.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 120-124.
- ↑ Ḥillī, Kashf al-murād, p. 444; Fāḍil Miqdād, Irshād al-ṭālibīn, p. 276; Qāḍī ʿAbd al-Jabbār, al-Mughnī, vol. 13, p. 9; Ibn Nawbakht, al-Yāqūt fī ʿilm al-kalām, p. 55.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 120-124.
- ↑ Qur'an 67:14.
- ↑ Qur'an 6:103.
- ↑ Qur'an 42:19.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 97-98.
- ↑ Sayyid Murtaḍā, al-Dhakhīra fī ʿilm al-kalām, p. 186.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 104-105; Fakhr al-Rāzī, Mafātīḥ al-ghayb, vol. 23, p. 348; Fakhr al-Rāzī, al-Muḥaṣṣal, o. 481-482.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 106.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 110.
- ↑ Ṭūsī, Naqd al-muḥaṣṣal, p. 302.
- ↑ Rabbānī Gulpāygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 114-119.
- ↑ Jawādī Āmulī, Wilāyat-i faqīh wilāyat-i fiqāhat wa ʿidālat, p. 213.
- ↑ Rabbānī Gulpaygānī, al-Qawāʿid al-kalāmīyya, p. 119; Subḥānī, al-Mabsūṭ fī uṣūl al-fiqh, vol. 3, p. 183-186.
- ↑ Anṣārī, Farāʾid al-uṣūl, vol. 1, p. 84.
- ↑ Nāʾīnī, Fawāʾid al-uṣūl, vol. 3, p. 150.
- ↑ Ākhūnd Khurāsānī, Kifāyat al-uṣūl, p. 291.
Riferimenti
- Ākhūnd Khurāsānī, Muḥammad Kāẓim. Kifāyat al-uṣūl. Qom: Muʾassisat Āl al-Bayt li-Iḥyāʾ al-Turāth, 1409 AH.
- Anṣārī, Murtaḍā. Farāʾid al-uṣūl. Qom: Intishārāt-i Islāmī, 1416 AH.
- Fāḍil Miqdād, Miqdād b. ʿAbd Allāh al-. Irshād al-ṭālibīn ilā nahj al-mustarshidīn. Qom: Kitābkhāna-yi Ayatullāh Marʿashī Najafī, 1405 AH.
- Fakhr al-Rāzī, Muḥammad b. al-ʿUmar al-. Al-Muḥaṣṣal. Oman: Dār al-Raḍī, 1411 AH.
- Fakhr al-Rāzī, Muḥammad b. al-ʿUmar al-. Mafātīḥ al-ghayb (al-Tafsīr al-Kabīr). Third edition. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, 1420 AH.
- Ḥillī, al-Ḥasan b. Yūsuf al-. Kashf al-murād fī sharḥ tajrīd al-iʿtiqād. Edited by Ḥasan Ḥasanzāda Āmulī. Qom: Muʾassisat al-Nashr al-Islāmī, 1427 AH.
- Ibn Nawbakht, Abū Isḥāq Ibrāhīm. Al-Yāqūt fī ʿilm al-kalām. Qom: Kitābkhāna-yi Āyatullāh Marʿashī Najafī, 1413 AH.
- Jawādī Āmulī, ʿAbd Allāh. Wilāyat-i faqīh wilāyat-i fiqāhat wa ʿidālat. Qom: Markaz-i Nashr-i Asrāʾ, 1389 Sh.
- Muʿtazilī, Qāḍī ʿAbd al-Jabbār. Al-Mughnī fī abwāb al-tawḥīd wa l-ʿadl. Cairo: Al-Dār al-Miṣrīyya, 1962-1965.
- Naṣīr al-Dīn Ṭūsī, Muḥammad b. Muḥammad. Naqd al-muḥaṣṣal. Beirut: Dār al-Aḍwāʾ, 1405 AH.
- Nāʾīnī, Muḥammad Ḥusayn. Fawāʾid al-uṣūl. First Edition. Qom: Intishārāt-i Islāmī, 1376 Sh.
- Rabbānī Gulpāygānī, ʿAlī. Al-Qawāʿid al-kalāmīyya. Qom: Muʾassisat Imām al-Ṣādiq, 1418 AH.
- Sayyid Murtaḍā, ʿAlī b. Ḥusayn. Al-Dhakhīra fī ʿilm al-kalām. Qom: Muʾassisat al-Nashr al-Islāmī, 1411 AH.