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Martirio della Nobile Fatima al-Zahra (A)

Da wikishia.
Calligrafia di una frase tratta dal testo della ziyara dedicata alla nobile Fatima (A), in cui ella (A) viene chiamata “martire”.

Il Martirio della Nobile Fatima al-Zahra (A) è una delle credenze fondamentali degli sciiti, secondo cui Fatima (A), figlia del Profeta dell'Islam (S), non morì di morte naturale, ma fu martirizzata a causa delle ferite inflittele da alcuni compagni del Profeta (S). I sunniti sono dell’opinione che morì di dolore per la dipartita del Profeta (S), mentre gli sciiti credono che Umar ibn Khattab sia stato la causa principale del suo martirio, e piangono la nobile Fatima (A) nei giorni dedicati alla sua memoria conosciuti come Ayyam Fatimiyya. Secondo alcune fonti, morì anche Muhsin (A), il bambino che portava in grembo, per l’aborto causato dalle gravi ferite riportate dalla nobile Fatima (A) in quell’incidente.

Gli sciiti presentano numerosi argomenti a sostegno del martirio della nobile Fatima (A). Ad esempio, secondo una tradizione dell'Imam al-Kazim (A), il titolo "Siddiqat al-Shahida" allude alla nobile Fatima (A). Inoltre, Muhammad ibn Jarir al-Tabari, un teologo sciita del III/IX secolo, nel suo libro Dala'il al-Imama, narra una tradizione dell'Imam al-Sadiq (A) secondo cui la causa del martirio di Fatima (A) viene attribuita all'aborto provocato da un trauma maggiore.

Sia fonti sciite che sunnite forniscono dettagli sugli eventi che portarono alla morte della nobile Fatima (A), tra cui l'attacco alla casa sua e dell'Imam Ali (A), l'aborto del bambino che portava in grembo, nonché lo schiaffo e la frustata da lei subiti. La più antica fonte citata dagli sciiti a tale riguardo è il libro di Sulaym ibn Qays al-Hilali, scritto nel I/VII secolo. Gli sciiti inoltre documentano il martirio di Fatima (A) anche attraverso narrazioni presenti nelle fonti sunnite. Il libro al-Hujum 'ala bayt-i Fatima (A) riporta tradizioni di 84 narratori tratte da fonti sunnite.

Il credere nel martirio della nobile Fatima (A) ha suscitato obiezioni, alle quali sono state fornite delle risposte. Ad esempio, in merito all'obiezione che le case di Medina non avessero porte in quel periodo, Sayyid Ja'far Murtada al-Amili (m. 1441/2019), storico sciita, ha citato narrazioni che confermano come fosse comune per le case di Medina avere porte, compresa quella di Fatima (A). Un'altra obiezione riguarda il silenzio di Ali (A) e di altri durante l'attacco alla casa di Fatima (A). Gli sciiti rispondono che ad Ali (A) fu ordinato dal Profeta (S) di essere paziente e di non esprimersi per proteggere gli interessi della comunità musulmana. Secondo una tradizione riportata nel libro di Sulaym ibn Qays, dopo l'incidente con Umar ibn Khattab, l'Imam Ali (A) avrebbe attaccato e buttato a terra Umar, ma quest'ultimo chiese aiuto ad altri, i quali intervennero legando Ali (A).

Gli scrittori sunniti, invece, ritengono che le relazioni tra l'Imam Ali (A), la nobile Fatima (A) e i califfi presentassero casi di rapporti positivi, e se ne avvalgono per confutare l'idea del martirio. Gli sciiti inoltre sostengono che il matrimonio di Umm Kulthum, figlia dell'Imam Ali (A), con Umar ibn Khattab avvenne sotto costrizione e non può essere considerato come segno di uno stretto legame tra Ali (A) e i califfi.

Importanza della questione

La questione del martirio o della morte naturale di Fatima (A) è uno dei principali temi dibattuti tra sciiti e sunniti.[1] Gli sciiti, nonostante le differenze nelle narrazioni degli eventi successivi alla dipartita del Profeta (S), comunemente credono che la nobile Fatima (A) sia stata martirizzata e che ciò sia stato causato da un colpo al ventre e dall'aborto del bambino che portava in grembo. D'altra parte, i sunniti ritengono che Fatima (A) sia morta di morte naturale a causa di una malattia e del dolore per la perdita del Profeta (S).[2]

Ogni anno, gli sciiti commemorano il martirio della nobile Fatima al-Zahra (A) durante un periodo chiamato "Giorni della Fatimiyya".[3]

Storia

Secondo 'Abd al-Karim Shahristani (m. 548/1153-4), noto sapiente sunnita, Ibrahim ibn Sayyar, conosciuto come Nazzam Mu'tazili (m. 221/835-6), sosteneva che il nascituro di Fatima (A) era stato abortito a causa del forte trauma subito dal colpo di Umar.[4] Shahristani riferisce che questa convinzione, insieme ad altri credi di Nazzam Mu'tazili, portarono quest’ultimo a prendere le distanze dai suoi pari.[5] Qadi 'Abd al-Jabbar Mu'tazili (m. 415/1024-5), nel suo libro Tathbit dala'il al-nubuwwa, fece riferimento alla fede degli sciiti riguardo alla ferita di Fatima (A) e all'aborto del suo bambino, citando alcuni dei suoi contemporanei sciiti in Egitto, Baghdad e altre aree del Levante che piangevano per Fatima (A) e suo figlio Muhsin (A).[6] Nei testi sunniti, coloro che credevano nel martirio della nobile Fatima (A) erano chiamati "rafidi".[7]

La Radice della disputa

La radice della disputa sul martirio della nobile Fatima (A) risiede nel fatto che la sua morte avvenne poco dopo la dipartita del Profeta (S) e durante i conflitti per la sua successione. Dopo che un gruppo di emigranti (muhajirun) e di aiutanti (ansar) ebbe giurato fedeltà ad Abu Bakr durante l'evento di Saqifa Bani Sa'ida, un altro gruppo di compagni si rifiutò di giurare fedeltà ad Abu Bakr in base agli ordini del Profeta (S) riguardo al califfato e alla successione di Ali ibn Abi Talib (A). Per questo motivo, su ordine di Abu Bakr, Umar ibn Khattab e altri andarono a casa di Ali (A) per ottenere la sua fedeltà, minacciando di dare fuoco alla casa se non avesse obbedito.[8]

Quasi tutte le fonti sciite concordano sul fatto che Muhsin (A), il nascituro di Fatima (A), fu abortito durante l'attacco alla sua casa,[9] ma, secondo alcune fonti sunnite, Muhsin (A) nacque vivo e poi morì in tenera età.[10] Tuttavia, Ibn Abi al-Hadid al-Mu'tazili (m. dopo il 650/1252), commentatore del Nahj al-Balagha, in una discussione con il suo maestro Abu Ja'far Naqib, fece riferimento all'aborto di Muhsin (A) durante l'evento del giuramento di fedeltà di Ali (A).[11] Questa convinzione fu attribuita anche a Ibrahim ibn Sayyar, noto come Nazzam Mu'tazili (m. 221/835-6).[12]

Secondo diverse tradizioni, Fatima (A) fu sepolta di notte.[13] Yusufi Gharawi, storico del XV/XXI secolo, sostiene che la sepoltura notturna avvenne secondo la volontà della nobile Fatima al-Zahra (A);[14] poiché, come affermato in varie tradizioni,[15] Fatima (A) non voleva che coloro i quali le avevano fatto del male partecipassero al suo funerale e alla sua sepoltura.

Fonti e argomentazioni sciite a sostegno del martirio di Fatima al-Zahra (A)

Mirza Jawad Tabrizi, un importante marja sciita del XV/XXI secolo, tra le argomentazioni a sostegno del martirio di Fatima al-Zahra (A) cita: le parole dell'Imam Ali (A) durante la sepoltura di sua moglie Fatima (S), una narrazione dell'Imam al-Kazim (A), una narrazione dell'Imam al-Sadiq (A) nel Dala'il al-Imama, nonché la questione della tomba ignota di Fatima (A) e il suo desiderio di essere sepolta di notte.[16]

Fonti sciite

Nel libro al-Hujum 'ala bayt Fatima (A), scritto da 'Abd al-Zahra Mahdi, un autore sciita del XV/XXI secolo, sono raccolte 260 narrazioni e resoconti storici provenienti da oltre 150 narratori e scrittori sciiti. Questi testi sostengono diverse argomentazioni a favore del martirio di Fatima al-Zahra (A), tra cui: l'attacco alla sua casa, l'aborto del suo bambino, lo schiaffo e la frustata.[17] La fonte più antica citata dagli scrittori sciiti è il libro di Sulaym ibn Qays, morto nell'anno 90/708-9.[18]

Gli sciiti riportano anche una tradizione dell'Imam al-Kazim (A), in cui Fatima al-Zahra (A) è definita "Siddiqat al-Shahida" [lett. "la martire veritiera"].[19] Inoltre, nel Dala'il al-Imama, al-Tabari riporta che l'Imam al-Sadiq (A) considerava l'aborto – conseguenza di un grave trauma subito da Fatima (A) – la causa del suo martirio.[20] Secondo al-Shaykh al-Tusi (m. 460/1067), nel Talkhis al-shafi, tutti gli sciiti sono del parere che Umar colpì Fatima (A) al ventre, causandole l'aborto del bambino. Le narrazioni sciite al riguardo sono numerose. In una tradizione, citata nel Dala'il al-Imama, si afferma che il colpo fu inflitto alla nobile Fatima al-Zahra (A) da Qunfudh, lo schiavo di Umar.[21] Secondo un passo del Nahj al-balagha, l'Imam Ali (A) riferisce di un raduno della gente per opprimere Fatima (A).[22]

Gli sciiti attingono a fonti sunnite

Gli studiosi sciiti hanno citato diverse fonti di hadith e libri storici sunniti, oltre ad alcuni loro testi giuridici, per avvalorare alcuni degli eventi che portarono al martirio di Fatima al-Zahra. Nel Hujum 'ala bayt Fatima (A), per esempio, sono elencati 84 narratori e autori che riportano i resoconti, presenti nei libri sunniti, sull'attacco alla casa di Fatima.[23] La fonte più antica in questo elenco è un libro intitolato al-Maghazi di Musa ibn 'Aqaba (m. 141/758-9).[24]

Hussein Ghayb Ghulami (nato nel 1959), nel suo libro Ihraq-u bayt-i Fatima (A) fi al-kutub al-mu'tabara 'ind Ahl al-Sunnah, ha raccolto oltre 20 narrazioni da libri e narratori sunniti. La sua prima narrazione proviene dal libro al-Musannaf di Ibn Abi Shayba (m. 235/849-50),[25] e l'ultima è tratta dal Kanz ul-'ummal, scritto da Muttaqi Hindi (m. 977/1569-70).[26] Inoltre, nel libro Shahadat-e madaram Zahra (A) afsaneh nist, la storia dell'attacco alla casa di Fatima è riportata da 18 libri di autori sunniti.[27] Queste fonti, con parole diverse e da autori diversi, narrano vari dettagli sull'uso della forza per ottenere la fedeltà dell'Imam Ali (A) e sulla minaccia di incendiare la sua casa nel “giorno della fedeltà”.[28]

Alcune obiezioni sull'incidente

Numerosi studiosi e ricercatori storici hanno sollevato domande e dubbi sulle narrazioni riguardanti l'incendio della casa dell'Imam Ali (A) e Fatima (A). Alcuni hanno sostenuto che, a Medina, le case non avessero porte e quindi hanno messo in discussione la veridicità della storia dell'incendio. Altri si sono chiesti perché Ali (A) e gli altri non abbiano difeso Fatima (A), o hanno dubitato dell'aborto di Fatima al-Zahra (A). Risposte a queste obiezioni sono state fornite da storici e ricercatori, tra cui Sayyid Ja'far Murtada al-'Amili (m. 1441/2019).[29]

Le case di Medina erano prive di porte?

Alcuni sostengono che le case di Medina, all'epoca, non avessero porte[30], e quindi ne deducono che la storia dell'incendio della porta della casa di Fatima (A) non potrebbe corrispondere alla verità. Tuttavia, al-Sayyid Ja'far Murtada al-'Amili, nel suo libro Ma'sat al-Zahra (A), ha citato fonti dimostranti che le case di Medina avevano porte, e anche quella di Fatima (A) ne possedeva una.[31]

Perché Ali (A) e gli altri non difesero Fatima (A)?

Una delle domande principali riguarda il comportamento di Ali (A), noto per il suo coraggio, e degli altri durante l'attacco alla casa di Fatima (A). Perché non la difesero?[32] Questa stessa domanda è stata sollevata da Muhammad Husayn Kashif al-Ghita', autore sciita del XIV/XX secolo.[33] La risposta più comune tra gli sciiti è che Ali (A) fu istruito dal Profeta (S) ad essere paziente, a non reagire e a preservare gli interessi dell'Islam.[34] Tuttavia, secondo una narrazione di Salman Farsi nel libro di Sulaym ibn Qays (che Yusufi Gharawi considera la narrazione più solida e antica della storia), dopo l'attacco di Umar a Fatima (A), Ali (A) lo colpì e lo fece cadere a terra come se volesse ucciderlo, dicendo poi che se non fosse stato per il patto con il Messaggero di Dio (S), [Umar] sapeva che non sarebbe stato in grado di entrare in casa sua. Allora Umar chiese aiuto ai suoi compagni che legarono Ali (A).[35]

Dubbi sull'aborto di Muhsin ibn Ali (A)

Alcuni scrittori sunniti hanno messo in discussione la narrazione in merito all'aborto di Muhsin ibn Ali (A), essi credono che egli sia venuto al mondo e poi morto in giovane età.[36] Tuttavia, la maggior parte degli sciiti ritiene che Muhsin sia stato abortito durante l'attacco alla casa di Fatima (A), e anche[37] alcune fonti sunnite parlano dell'aborto di Muhsin (A).[38] Da uno studio comparativo di testi storici, l'autore del libro Al-Muhsin (A) al-sibt mawludun am siqtun conclude che l'aborto di Muhsin avvenne il giorno dell'attacco alla casa di Ali (A), a causa dei colpi e delle pressioni subite da Fatima (A).[39]

Nessuna menzione dell'incendio nelle fonti storiche

Una delle questioni controverse riguardanti il martirio di Fatima al-Zahra (A) è che molte fonti storiche sunnite riportano solo la minaccia di incendiare la casa di Fatima (A), senza tuttavia confermare se l'incendio abbia effettivamente avuto luogo.[40] Molti ricercatori hanno compilato diverse raccolte delle fonti che confermano l'attacco alla casa, tra cui i libri Al-Hujum 'ala bayt-i Fatima (A)[41] e Ihraq bayt-i Fatima (A).[42] In alcune di queste fonti è riportato chiaramente che Fatima (A) fu colpita, che qualcuno irruppe nella sua casa, nonché l’aborto del bambino che portava in grembo.[43]

Alcuni studiosi sunniti hanno messo in dubbio l'affidabilità delle fonti che narrano l'incendio della casa di Fatima (A).[44] Alcuni di questi, come al-Mudayhish, autore sunnita del libro Fatima bint al-Nabi (A), hanno respinto il resoconto storico di Tarikh al-Ya'qubi sostenendo che l'autore fosse un "rafidi" (termine dispregiativo usato da alcuni sunniti per indicare gli sciiti) e, quindi, non scientificamente attendibile.[45] Egli ha respinto altresì il resoconto di Ibn 'Abd al-Birr nel libro al-'Aqd al-farid, affermando che probabilmente anche lui era uno sciita e che si sarebbe dovuto indagare maggiormente.[46] Sempre lui ha omesso il rapporto del libro Al-Imama wa al-siyasa perché non è stato scritto da Ibn Qutayba al-Dinawari.[47] Inoltre, al-Mudayhish ha persino negato che il Nahj al-balagha sia attribuibile all'Imam Ali (A) per non dover riportare le sue parole.[48] Nonostante ciò, molti scrittori sunniti non negano l'esistenza della minaccia e degli eventi relativi all'attacco alla casa di Fatima (A) e Ali (A), a causa degli innumerevoli resoconti che narrano di tale minaccia.[49]

Uso del termine "wafat" (lett. "morte") nelle fonti storiche

Un'altra obiezione al martirio di Fatima al-Zahra (A) si basa sull'uso del termine "wafat" (lett. "morte") nelle fonti storiche, anziché "shahada" (lett. "martirio"). Tuttavia, molti studiosi sciiti rispondono che "wafat" ha un significato ampio, comprendente non solo la morte naturale, ma anche la morte violenta, come quella derivante da avvelenamento o omicidio. Ad esempio, alcune fonti sunnite utilizzano la parola wafat per riferirsi alla morte di Umar e 'Uthman, nonostante entrambi siano stati uccisi.[50] Al-Tabrisi stesso ha utilizzato wafat per descrivere il martirio dell'Imam al-Husayn (A).[51]

Il rapporto dell'Imam Ali (A) con i califfi

Un argomento utilizzato da alcuni sunniti per negare il martirio di Fatima al-Zahra (A) riguarda il rapporto tra i califfi e l'Imam Ali (A), che secondo loro era amichevole. Ad esempio, nel libro Fatima bint al-Nabi (A), l'autore sostiene che i primi due califfi furono gentili con Fatima (A).[52] Tuttavia, lo stesso autore riconosce che, dopo l'incidente di Fadak, Fatima (A) interruppe ogni contatto con Abu Bakr, rifiutandogli anche il giuramento di fedeltà.[53] Lo scrittore sunnita Muhammad Nafi', nel libro intitolato Ruhama'-u baynahum, cercò di dimostrare che i tre califfi avevano un buon rapporto con l'Imam Ali (A). Inoltre, in un articolo del trimestrale Neday-e Eslam, citando casi tratti dal rapporto tra i califfi e l'Imam Ali (A), così come dai rapporti tra le loro mogli e figlie e Fatima (A), l'autore cerca di dimostrare che qualsiasi insulto e percosse nei confronti di Fatima (A) sarebbero stati in conflitto con tali rapporti.[54] Il teologo sciita Sayyid Murtada (m. 436/1044) spiegò che il fatto che l'Imam Ali (A) consigliasse i califfi non implica una collaborazione con loro, poiché ogni sapiente musulmano ha l'obbligo di difendere la giustizia e gli interessi dell'Islam.[55]

Alcuni sunniti citano il matrimonio di Umm Kulthum, figlia dell'Imam Ali (A), con il secondo califfo per dimostrare il suo amore e amicizia nei confronti dell'Ahl al-Bayt (A), sostenendo che ciò contraddirebbe il suo coinvolgimento nel martirio di Fatima (A).[56] Alcuni scrittori sciiti negano che questo matrimonio sia mai avvenuto.[57] Sayyid Murtada, un teologo sciita, affermò che il matrimonio avvenne sotto costrizione e minaccia,[58] e non per amore,[59] come dimostra una narrazione dell'Imam al-Sadiq (A), che utilizza il termine "ghasb" [lett. "usurpazione"].[60]

Dare il nome dei califfi ai figli dell'Ahl al-Bayt (A)

Un gruppo di studiosi sunniti afferma che, poiché l'Imam Ali (A) diede il nome dei califfi ad alcuni dei suoi figli, ciò dimostrerebbe che egli (A) nutriva un sentimento di affetto verso i califfi, e che questa circostanza sarebbe incompatibile con l'affermazione del martirio della nobile Fatima al-Zahra (A).[61] Un'opinione simile è espressa in un opuscolo intitolato As'ilat qadat shabab al-Shi'a ila l-haqq ("Domande che guidano la gioventù sciita alla verità").[62]

Sayyid Ali Shahrestani (nato nel 1958), nel suo libro Al-Tasmiyat bayn al-tasamuh al-'Alawi wa al-tawzif al-Umawi, fornisce una disamina dei nomi utilizzati dall'inizio dell'Islam fino ai secoli successivi. Sebbene evidenzi 29 punti principali, giunge alla conclusione che il tipo di nomi adottato non indicava necessariamente una relazione positiva tra le persone così come il non dare questi stessi nomi non era un segno di inimicizia.[63] I nomi in questione, infatti, erano comuni tra gli arabi sia prima che dopo il periodo dei califfi.[64] D’altra parte, Abu Bakr non è un nome proprio, ma un tecnonimico, e tradizionalmente non si sceglie un tecnonimico come nome per i propri figli.[65]

Ibn Taymiyyah al-Harrani (m. 728/1328), un noto teologo sunnita, riteneva anch'egli che attribuire il nome di una persona ad un'altra non implicasse necessariamente affetto, poiché il Profeta (S) e i suoi compagni utilizzavano anche i nomi degli infedeli.[66] Secondo Sayyid Ali Shahrestani, sono stati redatti altri due trattati sull'argomento della scelta di dare i nomi dei califfi ai figli degli Imam (A): uno scritto da Wahid al-Bihbahani (m. 1205/1791) e l'altro da Tunikabuni (m. 1302/1885), autore di Qisas al-'ulama.[67]

Libri sull'argomento

Molti scrittori sciiti hanno trattato il tema del martirio della nobile Fatima al-Zahra (A) in opere ad esso dedicate, tra cui:

  • Bayt al-ahzan fi masa'ib Sayyidat al-Niswan (A) (scritto nel 1330/1911-1912) da Shaykh Abbas Qummi in arabo. In questo libro, vengono riportati gli eventi significativi – in particolare quelli successivi alla dipartita del Profeta (S) – della vita della nobile Fatima (A), tra cui il suo martirio.[68]
  • Ma'sat al-Zahra (A), shubahat wa rudud di Sayyid Ja'far Murtada 'Amili (m. 1441/2019) in arabo. In quest’opera, l'autore si impegna a rispondere alle obiezioni sollevate riguardo agli eventi che segnarono gli ultimi anni di vita di Fatima al-Zahra (A) e al suo martirio.

Inoltre, nella prima metà del 43° volume dell'opera Bihar al-anwar di Allamah al-Majlisi, sono raccolte numerose narrazioni relative alla vita e alle virtù di Fatima al-Zahra (A), di cui una parte riguarda gli eventi che seguirono la dipartita del Profeta (S). Questa sezione è stata successivamente tradotta e pubblicata in persiano come libro indipendente dal titolo Zendeghi-ye Hazrat-e Zahra (A).

Footnote

  1. Mahdī, al-Hujūm, p. 14.
  2. See: Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 3, p. 431-550.
  3. Maẓāhirī, Farhang-i sūg-i Shīʿī, p. 365.
  4. Shahristānī, al-Milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 71.
  5. Shahristānī, al-Milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 71.
  6. Qāḍī ʿAbd al-Jabbār, Tathbīt dalāʾil al-Nubuwwa, vol. 2, p. 595.
  7. See: Ṣafdī, al-Wāfī bi l-Wafayāt, vol. 6, p. 15; Dhahabī, Siyar aʿlām al-nubalāʾ, vol. 15, p. 578; Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, Lisān al-mīzān, vol. 1, p. 609.
  8. Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 3, p. 202; Ibn ʿAbd Rabbih, al-ʿIqd al-farīd, vol. 5, p. 13.
  9. Allāhuakbarī, Muḥsin b. ʿAlī, p. 68-72; See: Muqaddas al-Ardabīlī, Uṣūl-i Dīn, p. 113-114; Mufīd, al-Ikhtiṣāṣ, p. 185.
  10. Dīnawarī, al-Maʿārif, p. 211.
  11. Ibn Abī l-Ḥadīd, Sharḥ Nahj al-balāgha, vol. 14, p. 192-193.
  12. Shahristānī, al-Milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 71.
  13. Yūsufī Gharawī, Mawsūʿat al-tārīkh al-Islāmī, vol. 4, p. 157-162.
  14. Yūsufī Gharawī, Mawsūʿat al-tārīkh al-Islāmī, vol. 4, p. 144-147.
  15. See: Fattāl al-Nayshābūrī, Rawḍat al-wāʿiẓīn, vol. 1, p. 151.
  16. Tabrīzī, Ṣirāṭ al-najāt, vol. 3, p. 440-441.
  17. Mahdī, al-Hujūm, p. 221-365.
  18. Mahdī, al-Hujūm, p. 221.
  19. Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 458.
  20. Ṭabarī, Dalāʾil al-imāma, p. 134.
  21. Ṭabarī, Dalāʾil al-imāma, p. 134.
  22. Nahj al-balāgha, p. 319.
  23. Mahdī, al-Hujūm, p. 154-217.
  24. Mahdī, al-Hujūm, p. 154-155.
  25. Ghayb Ghulāmī, Iḥrāq bayt Fāṭima, p. 79.
  26. Ghayb Ghulāmī, Iḥrāq bayt Fāṭima, p. 192.
  27. Group of authors, Shahādat-i mādaram Zahrā afsāna nīst, p. 25-32.
  28. Group of authors, Shahādat-i mādaram Zahrā afsāna nīst, p. 25-32.
  29. See: ʿĀmilī, Maʾsāt al-Zahrā' (a), vol. 1, p. 266-277, vol. 2, p. 229-321.
  30. Ṭabasī, Ḥayāt al-Ṣiddiqa Fāṭima (a), p. 197. (The author of the book attributes this claim to those who are not familiar with history.)
  31. ʿĀmilī, Maʾsāt al-Zahrāʾ (a), vol. 2, p. 229-321.
  32. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 68-70, 83.
  33. Kāshif al-Ghiṭāʾ, Jannat al-maʾwā, p. 64; Mahdī, al-Hujūm, p. 446.
  34. ʿĀmilī, Maʾsāt al-Zahrāʾ (a), vol. 1, p. 266-277; Mahdī, al-Hujūm, p. 446-449, 452-458; According to a narration in the book al-Kafi, Ali (a) vowed to be patient and to restrain his anger in the face of all the oppression that befell him after the demise of the Prophet (s).
  35. Yūsufī Gharawī, Mawsūʿat al-tārīkh al-Islāmī, vol. 4, p. 112.
  36. See: Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 3, p. 411-414.
  37. Ṭūsī, Talkhīṣ al-Shāfī, vol. 3, p. 156.
  38. al-Mūsawī al-Khirsān, al-Muḥsin al-sibṭ mawlūdun am siqṭun, p. 119-128.
  39. al-Mūsawī al-Khirsān, al-Muḥsin al-sibṭ mawlūdun am siqiṭun, p. 207.
  40. Mahdī, al-Hujūm, p. 467; Faḍl Allāh, al-Zahrāʾ al-qudwa, p. 109-110.
  41. Mahdī, al-Hujūm, p. 154- 217.
  42. Ghayb Ghulāmī, Iḥrāq bayt Fāṭima.
  43. Sulaym b. Qays, Kitāb Sulaym b. Qays, vol. 1, p. 150; Masʿūdī, Ithbāt al-waṣiyya, p. 146; Ṭabarī, Dalāʾil al-imāma, p. 134; ʿAyyāshī, Tafsīr al-ʿAyyāshī, vol. 2, p. 67.
  44. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 21-35.
  45. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 80.
  46. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 63.
  47. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 79-80.
  48. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 81.
  49. See: Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 21-35.
  50. See: Muḥsinī, Shahādat yā wafāt-i Ḥaḍrat-i Zahrā salām Allāh ʿalayhā.
  51. Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 373.
  52. See: Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 4, p. 357 to the end, and vol. 5, from the beginning to p. 89.
  53. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 4, p. 521-523.
  54. Marjānī, Irṭibāṭ wa maḥabbat bayn-i khulafā-yi thalātha wa Ḥaḍrat-i ʿAlī wa Fāṭima raḍī Allāh ʿanhumā.
  55. Sayyid Murtaḍā, al-Shāfī, vol. 3, p. 251.
  56. Mudayhish, Fāṭima bint al-Nabī, vol. 5, p. 54.
  57. See: Allāhuakbarī, Izdiwāj-i Umm-i Kulthūm bā ʿUmar az nigāh-i farīqayn, p. 11-12.
  58. See: Sayyid Murtaḍā, al-Shāfī, vol. 3, p. 272-273.
  59. Allāhuakbarī, Izdiwāj-i Umm-i Kulthūm bā ʿUmar az nigāh-i farīqayn, p. 11-12.
  60. Kulaynī, al-Kāfī, vol. 5, p. 367, hadith 1.
  61. Ḥusaynī, Nām-i khulafā bar farzandān-i Imāmān, p. 11.
  62. Shahristānī, al-Tasmīyyāt, p. 12.
  63. Shahristānī, al-Tasmīyyāt, p. 477-488.
  64. Shahristānī, al-Tasmīyyāt, p. 98-99.
  65. Shahristānī, al-Tasmīyyāt, p. 427-472.
  66. Ibn Taymīyya, Minhāj al-sunna, vol. 1, p. 41-42.
  67. Shahristānī, al-Tasmīyyāt, p. 14.
  68. See: Qummī, Bayt al-aḥzān, p. 60-62.

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