L’omicidio di Uthman
L’assassinio di 'Uthmān (in Arabo: حادثة مقتل عثمان ), terzo califfo musulmano, da parte della popolazione ribellatasi al suo governo, segnò l’inizio delle guerre civili fra musulmani e riaccese i conflitti tra omayyadi e hashimiti.
Verso la fine del suo califfato, Uthman assegnò numerosi incarichi amministrativi ai suoi parenti e donò loro ingenti somme di denaro provenienti dalle casse pubbliche; si dice che mirasse così a fondare un vero e proprio impero omayyade.
Quando Uthman sostituì il governatore dell’Egitto, un gruppo di egiziani si recò a Medina per contestare tale decisione. Egli chiese all’Imam Ali (A) di incontrare i protestatori e di mediare tra loro e se stesso. Al termine della mediazione Uthman promise che il nuovo governatore avrebbe distribuito equamente le risorse pubbliche e nominato persone qualificate alle cariche amministrative; gli egiziani, pertanto, tornarono in patria.
Sulla via del ritorno trovarono una lettera di Uthman indirizzata al governatore, nella quale egli ordinava la loro incarcerazione ed esecuzione. Tornarono quindi a Medina e invitarono i dissidenti di altre città a unirsi a loro con l’obiettivo di deporre il califfo. Uthman negò di aver scritto quella lettera, ma gli insorti non gli credettero e chiesero le sue dimissioni. Dopo quaranta giorni d’assedio alla sua casa, alcuni ribelli vi irruppero e lo uccisero nel mese di dhu l hijja del 35 AH / giugno 656. L’Imam Ali (A), pur avendo riconosciuto gli errori commessi da Uthman, si oppose al suo assassinio.
Alcuni studiosi sunniti hanno definito l’episodio “l’incidente del giorno della casa” (waqi'at yawm al dar).
Significato nella storia islamica
Secondo Rasul Ja’fariyan, la condotta di Uthman nei primi sei anni del suo califfato fu moderata e volta a consolidare il suo potere; nei successivi sei anni iniziò invece a favorire gli omayyadi, affidando loro importanti incarichi amministrativi e politici.[1] Questo ingiusto modo di governare suscitò un crescente malcontento tra la gente portando all’assedio della sua abitazione e, infine, al suo assassinio.
Ibn Hajar al Asqalani, rinomato storico sunnita, descrisse l’uccisione di Uthman come l’inizio del conflitto e del caos nel mondo musulmano.[2] Essa riaccese i contrasti tra omayyadi e hashimiti. Gli omayyadi si proclamarono eredi di Uthman e cercarono di vendicarsi dei suoi assassini, avvalendosi della sua morte per riconquistare prestigio e influenza tra gli arabi.[3]
Dopo l’assassinio di Uthman si aprì una nuova fase della storia islamica:[4] il suo omicidio scatenò una serie di guerre civili tra musulmani. Nella prima, la battaglia di Jamal, Talha, al Zubayr e Aisha si scontrarono con l’Imam Ali (A); la seconda, detta battaglia di Siffin, condusse alla formazione dei kharijiti[5] e alla battaglia di Nahrawan.
Contesto della rivolta
La rivolta contro Uthman non fu un evento improvviso, ma il risultato di cause la cui forza complessiva raggiunse un punto di non ritorno.[6] Tali fattori riguardavano soprattutto il califfo e la sua condotta.[7]
Nomina degli omayyadi a ruoli chiave
Alcuni studiosi definiscono la politica di Uthman di nominare parenti omayyadi a posizioni di rilievo un tentativo di “omayyadizzazione” dello Stato.[8] Le principali cariche assegnate ai suoi familiari furono:
Nome | Relazione con Uthman | Incarico |
---|---|---|
Al Walid ibn Uqba | Fratello materno | Governatore di Kufa[9] |
Abd Allah ibn Amir | Cugino | Governatore di Bassora[10] |
Abd Allah ibn Abi Sarh | Fratello di latte | Governatore d’Egitto[11] |
Mu'awiya ibn Abi Sufyan | Un omayyade | Governatore di Siria[12] |
Marwan ibn al Hakam | Cugino | Scriba[13] |
Sa'id ibn al As | Un omayyade | Governatore di Kufa[14] |
Il fatto che Uthman avesse affidato ai parenti gli affari della comunità musulmana nonché il loro abuso di potere furono tra i principali motivi che portarono alle proteste.[15] Molti di questi privilegiati godevano anche di una cattiva reputazione: Abd Allah ibn Amir era stato a un certo punto un apostata,[16] al Walid ibn Uqba è definito fasiq (malvagio) nel Corano[17] e Marwan ibn al Hakam, insieme al padre, era stato bandito da Medina su ordine del Profeta (S).[18]
Ingiusta distribuzione del tesoro pubblico
La distribuzione iniqua del tesoro pubblico costituì un serio problema durante il califfato di Uthman.[19] Egli elargiva grandi ricchezze ai parenti, suscitando diffuso risentimento tra il popolo.[20] Ad esempio, è stato riportato che donò a Marwan ibn al Hakam l’intero khums ricevuto dall’Africa[21] e, in un’altra occasione, lo donò a Ibn Abi Sarh.[22] Concesse inoltre ingenti somme ad al Harith ibn al Hakam,[23] ad al Hakam ibn Abi l As[24] e ad Abd Allah ibn Khalid, fra gli altri.[25]
Abd Allah ibn Saba'
Alcuni storici sunniti attribuiscono ad Abd Allah ibn Saba' un ruolo centrale nella propaganda contro Uthman e nell’incitazione alla rivolta.[26] Altri studiosi, sia sciiti[27] sia sunniti,[28] mettono in dubbio che tale persona sia realmente esistita. Altri ancora sostengono che una comunità stabile non avrebbe lasciato nelle mani di un neoconvertito la guida di un’insurrezione contro il califfo.[29]
Assedio e assassinio di Uthman
Quando Uthman destituì Amr ibn al As dal governatorato dell’Egitto nominando Abd Allah ibn Abi Sarh al suo posto, circa seicento egiziani si recarono a Medina per protestare, dando l’avvio a manifestazioni più ampie contro il califfo.[30]
Il pentimento di Uthman
Giunti nei pressi di Medina, i manifestanti furono accolti da Uthman, il quale chiese all’Imam Ali (A) di mediare e di persuaderli ad andarsene.[31] Grazie alla mediazione fu stipulato un accordo tra Uthman e i protestatori secondo cui, qualora se ne fossero andati:
- i proscritti avrebbero potuto rientrare nelle loro città d’origine;
- il tesoro pubblico sarebbe stato distribuito equamente;
- gli incarichi amministrativi sarebbero stati ricoperti da persone affidabili.
Dopo il patto, Uthman tenne un discorso pentendosi degli errori passati; i manifestanti accettarono quindi di rientrare nelle loro città.[32]
I protestatori ritornano a Medina
Sulla via del ritorno verso l’Egitto, i manifestanti intercettarono un servo del califfo, il quale, in sella a un cammello, nascondeva una lettera.[33] Il documento, firmato ufficialmente dallo stesso Uthman, ordinava la loro incarcerazione ed esecuzione. Sconvolti, tornarono a Medina[34] e furono raggiunti dai cittadini di Kufa.[35] Tutti si recarono dapprima dall’Imam Ali (A) e poi con lui da Uthman, il quale giurò di non aver scritto la lettera né di esserne a conoscenza.[36]
Le sue spiegazioni non li convinsero: dichiararono che non era più idoneo alla carica e chiesero le sue dimissioni.[37] Uthman si rifiutò di darle, asserendo di non volersi spogliare della veste che Dio gli aveva conferito, pur dichiarandosi pronto a pentirsi. Ricordandogli il recente pentimento, subito violato, i manifestanti risposero che avrebbero accettato soltanto le sue dimissioni e di essere pronti a morire o a ucciderlo pur di raggiungere il loro obiettivo.[38]
Assedio alla casa di Uthman
Quando i negoziati fallirono, i contestatori assediarono la casa di Uthman, bloccando il passaggio di acqua e di cibo.[39] Si dice che gli assedianti provenissero dall’Egitto, da Bassora, da Kufa e da Medina.[40] L’assedio durò quaranta giorni[41] e Uthman scrisse a Mu'awiya e a Ibn Amir chiedendo loro aiuto.[42]
Durante l’assedio, all’Imam Ali (A) fu consigliato di lasciare Medina per non essere accusato dell’omicidio di Uthman, ma egli si rifiutò di farlo.[43]
Uthman pregò l’Imam Ali (A), Talha, al Zubayr e le mogli del Profeta (S) di portargli dell’acqua.[44] L’Imam Ali (A) e Umm Habiba furono i primi a provarci, ma si scontrarono con la ferma opposizione dei ribelli e non vi riuscirono.[45] L’Imam Ali (A) li rimproverò duramente, dichiarando che il loro comportamento non era degno né dei credenti né dei non credenti. Alcuni, tuttavia, riuscirono di nascosto a portare dell’acqua ad Uthman.[46]
Per ordine dell’Imam Ali (A), l’Imam al Hasan (A), insieme ad Abd Allah ibn al Zubayr e Marwan ibn al Hakam, cercò di proteggere la casa di Uthman.[47]
L’assassinio di Uthman
Esistono diversi resoconti sull’assassinio di Uthman.[48] Secondo alcuni, un primo gruppo di uomini irruppe nella sua casa ma venne respinto; in una seconda incursione, Uthman fu ucciso.[49] Nell’attacco, Na'ila, moglie di Uthman, rimase ferita e le furono amputate alcune dita. Più tardi Mu'awiya usò la camicia insanguinata di Uthman e le dita di Na'ila per infiammare l’indignazione dei siriani e invocare la vendetta.[50]
Uthman sarebbe stato assassinato venerdì 18 dhu l hijja 35 AH / 17 giugno 656.[51] L’episodio è ricordato come l’“incidente del giorno della casa” (waqi'a yawm al dar).[52]
Ruolo dei compagni del Profeta
Alcuni storici e studiosi sunniti sostengono che nessuno dei compagni, né emigrato né ausiliare, partecipò all’omicidio di Uthman. Alcuni vi si opposero ma furono costretti al silenzio; altri non intervennero e un terzo gruppo semplicemente lasciò Medina.[53] A loro avviso, i resoconti che attribuiscono ai compagni un ruolo nell’assedio e nell’omicidio di Uthman non sono attendibili.[54]
Altri studiosi, invece, ritengono che questa tesi sia legata alla convinzione della rettitudine dei compagni e ricordano numerosi racconti sul loro coinvolgimento nella rivolta. Hashim ibn Utba, ad esempio, afferma: “I compagni di Muhammad (S) e i loro figli… lo uccisero”, cioè Uthman.[55] Secondo alcuni cronisti, Talha, al Zubayr e Aisha furono tra i più accaniti oppositori di Uthman.[56] In una lettera a Mu'awiya, la moglie di Uthman scrisse che furono gli abitanti di Medina ad assediarlo nella sua casa.[57]
Ruolo dell’Imam Ali (A)
A causa dell’influenza dell’Imam Ali (A) sui ribelli, Uthman gli chiese più volte aiuto.[58] Fin dall’inizio della rivolta, Uthman lo pregò di mediare tra lui e i ribelli.[59] Quando la casa fu assediata, gli chiese nuovamente sostegno.[60] L’Imam (A) incaricò allora suo figlio al Hasan (A) di sorvegliare la casa di Uthman, e al Hasan (A) rimase ferito nell’adempimento di tale compito.[61] Quando i ribelli bloccarono l’accesso all’acqua e al cibo, Uthman si rivolse a diversi compagni, fra cui l’Imam Ali (A), per ottenere aiuto.[62]
Si tramanda che l’Imam (A) dichiarò di aver difeso Uthman al punto da temere di aver peccato.[63] Sebbene i ribelli non gli obbedissero sempre, inizialmente accettarono la sua mediazione. L’Imam (A) li rimproverò duramente per aver interrotto l’approvvigionamento di acqua, affermando che un simile comportamento non era degno di un credente e che persino un non credente non si sarebbe comportato così.[64] Da un lato, egli definiva Uthman “portatore di errori” (Hammal al Khataya)[65] e non lo considerava una vittima innocente;[66] dall’altro si oppose al suo assassinio e respinse ogni accusa di complicità.[67]
Il ruolo di Talha
Secondo lo storico egiziano contemporaneo Taha Husayn, Talha non nascose la propria simpatia per i ribelli e ne sostenne alcuni persino economicamente.[68] L’Imam Ali (A) avrebbe affermato, a proposito di Talha e al-Zubayr, che essi rivendicavano un diritto che avevano in realtà violato: con il pretesto di voler vendicare Uthman, infatti, avevano preso parte al suo omicidio.[69]
Lo storico Ibn al Athir (VI/XII secolo) riferisce che Talha tentò inutilmente diverse manovre contro Uthman.[70] Alcuni resoconti sostengono che fu lui a proporre il blocco dell’acqua e del cibo alla casa del califfo.[71]
Il ruolo di Mu'awiya
Uthman scrisse a Mu'awiya chiedendogli aiuto. Quest’ultimo radunò un esercito di dodicimila uomini, ma ordinò loro di non oltrepassare i confini della Siria in attesa di ulteriori istruzioni, ritardando così ogni intervento.[72] Quando il suo emissario giunse a Medina, Uthman gli disse: «State aspettando il mio assassinio per dichiararvi miei eredi».[73]
La morte di Uthman avvantaggiò enormemente Mu'awiya,[74] il quale si proclamò immediatamente suo erede e cercò di consolidare il proprio potere politico invocando la vendetta contro gli assassini.[75]
L’Imam Ali (A) riteneva che Mu'awiya avesse avuto un ruolo nell’omicidio. Quando Mu'awiya lo accusò di aver ucciso Uthman, l’Imam Ali (A) gli scrisse: «Chi, fra noi due, fu più ostile a Uthman e contribuì maggiormente alla sua uccisione? Chi gli offrì aiuto, ma lo fece stare seduto al suo posto e lo fermò? E chi, da lui chiamato in soccorso, gli voltò le spalle finché il suo destino non lo colse?».[76]
Anche altri compagni accusarono Mu'awiya di non aver aiutato il califfo e di aver atteso la sua uccisione.[77]
Aisha
Il celebre storico al Tabari (IV/X secolo)[78] e altri cronisti[79] riportano che Aisha avrebbe detto di Uthman: «Uccidete Na'thal![80] Uccidete Uthman, poiché è diventato un miscredente!». Quando i ribelli arrivarono a Medina, Marwan ibn al Hakam le chiese di mediare tra il califfo e i rivoltosi; Aisha rifiutò, dichiarando che sarebbe partita per l’hajj. Alla fine affermò di desiderare la morte di Uthman, con il suo corpo mutilato e gettato in mare.[81]
Di ritorno dall’ hajj, quando seppe dell’assassinio di Uthman e della fedeltà prestata all’Imam Ali (A), Aisha dichiarò di preferire un solo giorno di governo di Uthman a molti anni di califfato di Ali (A).[82] Definì Uthman una vittima innocente e chiese vendetta. Alcuni la rimproverarono, ricordandole che aveva incitato alla sua uccisione,[83] ed ella, accettando il fatto che il suo punto di vista fosse cambiato, replicò che quanto sosteneva in quel momento era migliore di quanto da lei affermato in passato.[84]
Conseguenze
L’omicidio di 'Uthman ebbe diverse conseguenze, tra cui:
- Preparazione del terreno alle guerre durante il califfato dell’Imam Ali (A): secondo gli storici, la battaglia di Jamal fu avviata da 'A'isha, Talha e Zubayr con il pretesto di vendicare l’omicidio di 'Uthman.[85] L’Imam Ali (A) scrisse loro una lettera in cui dichiarava di non aver avuto alcun ruolo nell’omicidio di 'Uthman e che non erano sinceri nel loro intento di vendetta.[86] Aggiunse che Talha e Zubayr rivendicavano un diritto che avevano rinnegato e simulavano la vendetta per un sangue che essi stessi avevano versato.[87]
• Intensificazione delle controversie tra Banu Umayya e Banu Hashim: i Banu Umayya usarono l’omicidio di 'Uthman come pretesto per riaffermare la propria superiorità e il proprio potere fra gli arabi.[88] Si presentarono come vendicatori di 'Uthman, additando Ali (A) quale responsabile della sua morte.[89] Secondo Rasul Ja'fariyan, la morte di 'Uthman avvantaggiò enormemente Mu'awiya.[90] Dopo l’omicidio, questi tenne un discorso dal minbar proclamandosi vendicatore del sangue di 'Uthman[91] e mostrò le dita mozzate di Na'ila, moglie di 'Uthman, insieme alla camicia di quest’ultimo, per infiammare gli animi della gente di al Sham.[92]
- Formazione del nasibismo: si ritiene che il nasibismo sia sorto con l’assassinio di 'Uthman e sia stato poi ufficializzato sotto il governo omayyade.[93]
Footnote
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i khulafā, p. 144.
- ↑ Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī, al-Iṣāba, vol. 4, p. 379.
- ↑ Gharīb, Khilāfat ʿUthmān b. ʿAffān, p. 165.
- ↑ Ghabbān, Fitna maqtal ʿUthmān b. ʿAffān, vol. 1, p. 238.
- ↑ Gharīb, Khilāfat ʿUthmān b. ʿAffān, p. 159.
- ↑ Gharīb, Khilāfat ʿUthmān b. ʿAffān, p. 103.
- ↑ ʿAbd al-Munʿim, Asbāb al-fitna fī ʿahd-i ʿUthmān, p. 455.
- ↑ Bakhtiyārī, Sakhtār-i siyāsī hukūmat-i ʿUthmān, p. 65.
- ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 139.
- ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 139.
- ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 139.
- ↑ Khalīfa b. Khayyāṭ, Tārīkh-i Khalīfa, p. 106.
- ↑ Khalīfa b. Khayyāṭ, Tārīkh-i Khalīfa, p. 106.
- ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 2, p. 622.
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- ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 173.
- ↑ ʿAbd al-Munʿim, Asbāb al-fitna fī ʿahd-i ʿUthmān, p. 455.
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- ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 175.
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- ↑ Naṣr b. Muzāhim, Waqʿat Ṣiffīn, p. 81.
- ↑ Sayyid Raḍī, Nahj al-balāgha, Letter 28, p. 388.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i khulafā, p. 174-175.
- ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-Ṭabarī, vol. 4, p. 459.
- ↑ Ibn al-Athīr, al-Kāmil fī l-tārīkh, vol. 3, p. 206.
- ↑ Na'thal was Jew with long beard. A'isha analogized Uthman to him and referred him by the name
- ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 175.
- ↑ Ibn Aʿtham al-Kūfī, Kitāb al-Futūḥ, vol. 2, p. 437.
- ↑ Ibn Aʿtham al-Kūfī, Kitāb al-Futūḥ, vol. 2, p. 437.
- ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-Ṭabarī, vol. 4, p. 459.
- ↑ See: Ibn al-Athīr, al-Kāmil fī l-tārīkh, vol. 3, p. 205-208.
- ↑ Nahj al-balāgha, Ṣubḥī Ṣaliḥ, letter 54.
- ↑ Nahj al-balāgha, Ṣubḥī Ṣaliḥ, sermon 22.
- ↑ Gharīb, Khilāfat ʿUthmān, p. 165.
- ↑ Gharīb, Khilāfat ʿUthmān b. ʿAffān, p. 152.
- ↑ Jaʿfarīyān, Tārīkh-i khulafā, p. 178.
- ↑ Naṣr b. Muzāhim, Waqʿat Ṣiffīn, p. 81.
- ↑ Ibn Ṭaqṭaqī, al-Fakhrī, p. 104.
- ↑ Kawtharī, barrasī-yi risha-hā-yi tārīkhī-yi Naṣībī-garī, p. 99.
Riferimenti
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