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I primi due versetti della LXX sura del Corano

Da wikishia.
I primi due versetti della LXX sura del Corano
Nome dell'Aleya1
Situata nella suraSūra al-Miʿrāj
Numero dell'Aleya1-2
Parte29
Causa della rivelazioneLa punizione di Nuʿmān ibn Hārith al-Fahri, oppositore della successione di ʿAlī (ʿAlī ibn Abī Ṭālib) a Ghadīr Khumm
Luogo della rivelazioneMedina


I primi due versetti della LXX sura del Corano (in Arabo: آیة سَأَلَ سائِل) furono rivelati a seguito della richiesta di un miscredente di essere colpito dalla punizione divina. Secondo gli esegeti, dopo tale richiesta una pietra cadde dal cielo colpendolo alla testa e uccidendolo. Secondo gli esegeti sciiti il versetto fu rivelato quando Nu'man ibn Harith al-Fihri contestò al Profeta (S) la proclamazione di Ali (A) a suo successore in occasione dell’evento di Ghadir.

Ibn Taymiyya respinse l’opinione dei commentatori sciiti sostenendo che il versetto fosse stato rivelato alla Mecca. In risposta, l’'Allama Tabataba'i affermò che, sebbene lo stile dei versetti iniziali della sura ricordi quelli meccani, altri versetti dimostrano una rivelazione medinese, come quelli relativi alla zakat e agli ipocriti.

Nella sua opera al Ghadir, l’'Allama Amini cita trenta studiosi sunniti secondo i quali il versetto fu rivelato a Medina.

Testo e traduzione

سَأَلَ سَائِلٌ بِعَذَابٍ وَاقِعٍ - لِّلْكَافِرِينَ لَيْسَ لَهُ دَافِعٌ


"Un domandante chiese una punizione certa, che nessuno possa evitare ai miscredenti".



(Sacro Corano 70:1-2)


Secondo l’'Allama Tabataba'i, questo versetto narra di un miscredente che invocò una punizione divina: la sua richiesta fu esaudita e ne uscì umiliato.[1]

Occasione della rivelazione

Secondo alcuni esegeti sciiti, il primo versetto della LXX sura fu rivelato quando Nu'man ibn Harith al-Fihri (o un’altra persona)[2] contestò la nomina dell’Imam Ali (A) quale successore del Profeta (S) in occasione dell’evento di Ghadir,[3] dicendo al Profeta (S): «Hai chiesto che attestassimo l’unicità di Dio e la tua profezia, e lo abbiamo fatto. Poi ci hai chiesto di praticare il jihad, l’hajj, il digiuno, la preghiera e il pagamento della zakat, e abbiamo accettato. Ma non sei stato soddisfatto di ciò finché non hai nominato questo giovane [ossia Ali (A)] come tuo successore.[4] È una tua decisione o una decisione di Dio?». Il Profeta (S) rispose che era una decisione di Dio. Nu'man allora disse: «O Dio, se questo proviene veramente da Te, fa cadere su di noi una pietra dal cielo!».[5] Dopo tale richiesta, una pietra lo colpì e lo uccise, dopodiché fu rivelato il versetto in esame.[6]

Alcuni commentatori riportano un’altra versione, collegando il versetto a Nadr ibn Harith,[7] il quale, nella Moschea al-Haram, con tono beffardo si rivolse al Profeta (S) e disse: «O Dio, se Muhammad (S) è veritiero e ciò che dice proviene da Te, colpiscici con una pietra dal cielo o affliggici con un castigo doloroso!».[8] La sua richiesta fu esaudita: una pietra dal cielo lo colpì e lo uccise, quindi fu rivelato il versetto.[9] È stata anche avanzata l’ipotesi che il versetto sia stato rivelato in risposta ad Abu Jahl, il quale aveva esclamato: «Fa' che un frammento del cielo cada su di noi, se sei sincero».[10]

La posizione di Ibn Taymiyya

Secondo Ibn Taymiyya, il versetto non fu rivelato in occasione dell’evento di Ghadir, perché la LXX sura sarebbe stata rivelata alla Mecca prima dell’Egira, mentre l’evento di Ghadir avvenne dieci anni dopo l’arrivo del Profeta (S) a Medina.[11] L’'Allama Tabataba'i replica che, sebbene i versetti iniziali siano simili a quelli rivelati alla Mecca e al modo di ammonire i miscredenti con la punizione ultraterrena, altri passi ne attestano l’origine medinese: per esempio il versetto 24 che disciplina la zakat,[12] e i versetti 36 38 riguardanti gli ipocriti che iniziavano a diffondersi a Medina.[13]

Ibn Taymiyya obiettava inoltre che, se tale storia fosse stata autentica, essa non sarebbe stata compatibile con il 33° versetto dell’VIII sura, secondo il quale Dio non punirebbe un popolo mentre il Profeta (S) è ancora in mezzo ad esso.[14] A ciò è stato risposto che quel versetto si riferisce a castighi universali, non a quelli inflitti a individui specifici.[15] Le fonti storiche menzionano infatti altri casi, come quello di Abu Zam'a, Malik ibn Talala, Hakam ibn Abi l-'As, che subirono il castigo divino ai tempi del Profeta (S).[16]

Un’altra critica di Ibn Taymiyya concerne l’assenza di Nu'man ibn Harith negli elenchi dei Compagni in opere come al Isti'ab, e il fatto che la sua vicenda non sia celebre come quella dell’«esercito dell’elefante».[17] In risposta a ciò, si osserva che tali opere non riportano i nomi di tutti i Compagni e che, secondo l’'Allama Amini, nel suo al Ghadir, la storia di Nu'man ibn Harith è attestata da almeno trenta celebri studiosi sunniti,[18] indice del fatto che non era poi così sconosciuta.

Footnote

  1. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 6.
  2. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 6; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 11.
  3. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 6.
  4. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 6; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 11; Sharīf Lahījī, Tafsīr Sharīf lahījī, vol. 4, p. 574; Kāshānī, Manhaj al-ṣādiqīn, vol. 10, p. 4; Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 10, p. 529.
  5. Quran 8:32.
  6. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 7; Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 11.
  7. Ālūsī, Rūḥ al-maʿānī, vol. 15, p. 63.
  8. Quran 8:32.
  9. Ibn Kathīr, Tafsīr al-Qurʾān al-ʿaẓīm, vol. 8, p. 235; Kāshānī, Manhaj al-ṣādiqīn, vol 10, p. 3; Qurtubī, al-Jāmiʿ li-aḥkām al-Qurʾān, vol. 19, p. 278.
  10. Quran 26:187
  11. Ālūsī, Rūḥ al-maʿānī, vol. 15, p. 63; Ibn Taymīyya, Minhāj al-sunna, vol. 7, p. 45.
  12. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 5-6.
  13. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 20, p. 6.
  14. Ibn Taymīyya, Minhāj al-sunna, vol. 7, p. 46.
  15. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 12.
  16. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 12-13.
  17. Ibn Taymīyya, Minhāj al-sunna, vol. 7, p. 46-47.
  18. Makārim Shīrāzī, Tafsīr-i nimūnah, vol. 25, p. 7-8.

Riferimenti

  • Abū Ḥayyān Andulusī, Muḥammad b. Yusuf. Al-Baḥr al-muḥīṭ fī al-tafsīr. Edited by Ṣidqī Muḥammad Jamīl. Beirut: Dār al-Fikr, 1420 AH.
  • Ālūsī, Maḥmūd b. ʿAbd Allāh al-. Rūḥ al-maʿānī fī tafsīr al-Qurʾān al-ʿaẓīm. Edited by ʿAlī ʿAbd al-Bārī al-ʿAṭīyya. Beirut: Dār al-Kutub al-ʿIlmīyya, 1415 AH.
  • Ibn Taymīyya, Aḥmad b. ʿAbd al-Ḥalīm. Minhāj al-sunna al-nabawīyya fī naqd kalām al-shīʿa al-qadarīyya. Edited by Muḥammad Rashād Sālim. Jāmiʿat al-Imām Muḥammad b. Saʿūd al-Islāmīyya, 1406 AH/1986. [n.p].
  • Ibn Kathīr, Ismāʿīl b. ʿUmar. Tafsīr al-Qurʾān al-ʿaẓīm. Edited by Muḥammad Ḥusayn Shams al-Dīn. Beirut: Dār al-Kutub al-ʿIlmīyya, 1419 AH.
  • Kāshānī, Mullā Fatḥ Allāh. Manhaj al-ṣādiqīn fī ilzām al-mukhālifīn. Tehran: Chāpkhāna-yi Muḥammad Ḥasan ʿIlmī, 1330 Sh.
  • Mazharī, Muḥammad Thanā Allāh. Tafsīr al-mazharī. Pakistan: Makataba Rushdīyya, 1412 AH.
  • Makārim Shīrāzī, Nāṣir. Tafsīr-i nimūnah. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmīyya, 1374 Sh.
  • Qurtubī, Muḥammad b. Aḥmad al-. Al-Jāmiʿ li-aḥkām al-Qurʾān. Tehran: Intishārāt-i Nāṣir Khusraw, 1364 Sh.
  • Sharīf Lahījī, Muḥammad b. ʿAlī. Tafsīr Sharīf lahījī. Edited by Jalāl al-Dīn Ḥusayn Armawī. Tehran: Intishārāt-i Dād, 1373 Sh.
  • Ṭabrisī, Faḍl b. al-Ḥasan al-. Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān. Tehran: Naṣir Khusruw, 1372 Sh.
  • Ṭabāṭabāʾī, Sayyid Muḥammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Qom: Intishārāt-i Jāmiʿa-yi Mudarrisīn, 1417 AH.