Hadith al-Bad'a

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Un pezzo calligrafico di Hadith al-Bad'a, di Ghulamhusayn Amirkhani

Ḥadīth al-Baḍʿa (in arabo: حديث البَضْعَة) è un hadith del Profeta (S) riguardante la nobile Fatima (A) nel quale il Profeta (S) la descrisse come “parte di se stesso”, aggiungendo che la collera e la gioia di lei erano anche le sue. L’hadith è citato sia in fonti sciite che sunnite. Il suddetto hadith è addotto a prova dell’infallibilità della nobile Fatima (A), della sua legittimità nella vicenda di Fadak e della necessità di onorare e rispettare l’Ahl al-Bayt (A). Secondo quanto riportato in alcune fonti sunnite, l’hadith in esame fu pronunciato dal Profeta (S) in occasione della proposta di matrimonio da parte dell’Imam Ali (A) alla figlia di Abu Jahl. Tuttavia gli studiosi sciiti sostengono che queste tradizioni sono false, e i loro trasmettitori sono accusati di aver fabbricato hadith e mostrato ostilità nei confronti dell’Ahl al-Bayt (A).

Il testo e il luogo

Secondo l’hadith al-Bad'a, il Profeta (S), in merito a sua figlia la nobile Fatima (A), affermò:

فَاطِمَةُ بَضْعَةٌ مِنِّی ‏فَمَنْ آذَاهَا فَقَدْ آذَانِی و مَنْ سَرّها فَقد سَرّنی
“Fatima è parte di me, chi le fa del male, ha fatto del male a me e chi la rende felice, ha reso felice me".

— Ṣadūq, al-Amālī, p. 165.

Lo stesso contenuto si può trovare in varie fonti, sia sciite che sunnite.[1] L’hadith fu trasmesso dall’Imam Ali (A),[2] da Ibn 'Abbas,[3] da Abu Dharr al-Ghifari[4] e dalla stessa nobile Fatima (A).[5]

Jalal al-Din al-Suyuti, un esegeta sunnita del Corano, sosteneva che sciiti e sunniti concordano nel riconoscere l’autenticità di questo hadith.[6] Fakhr al-Razi, un altro esegeta sunnita del Corano, se ne avvaleva nelle sue interpretazioni di alcuni versetti coranici.[7]

Bad'a o bid'a significa parte del corpo.[8] Pertanto, quando si dice che “tale persona è bad'a minni (parte del mio corpo)”, ciò implica l’intimità o la vicinanza di quella persona a colui che parla come se fosse parte del suo corpo.[9] L’espressione “bad'a minni” ricorre nelle parole del Profeta (S) anche riguardo all’Imam Ali (A)[10] e all’Imam al-Rida (A).[11]

Applicazioni nella teologia e nella giurisprudenza [islamiche]

L’hadith al-Bad'a è citato quale prova di alcune teorie teologiche:

  • L’infallibilità della nobile Fatima (A): i teologi [islamici] hanno citato questo hadith come prova dell’infallibilità della nobile Fatima (A).[12] Secondo l’ayatollah Subhani, un sapiente sciita (nato 1929), questi hadith indicano che la felicità e l’insoddisfazione di Fatima (A) sono il criterio della felicità e dell’insoddisfazione di Dio e del Suo Profeta (S). Dato che Iddio non si compiace se non di azioni giuste, Egli non è mai soddisfatto dei peccati e della disobbedienza; pertanto, se la nobile Fatima (A) avesse commesso un peccato, avrebbe commesso un’azione che non avrebbe compiaciuto Dio, mentre l’hadith al-Bad'a lega la gioia di Dio alla sua.[13]
  • La superiorità della nobile Fatima (A) su tutte le donne del mondo: Shahab al-Din al-Alusi, un esegeta sunnita del Corano (m. 1270/1853-4), cita questo hadith nella sua interpretazione del versetto coranico: “E quando gli angeli dissero: «In verità, o Maria, Allah ti ha eletta; ti ha purificata ed eletta tra le donne del mondo»”,[14] per dimostrare che la nobile Fatima (A) era superiore a tutte le donne, inclusa Maria (A). [15]
  • Legittimità della nobile Fatima (A) nella vicenda di Fadak:[16] dopo la dipartita del Profeta (S), mentre ella giaceva sul letto di morte, la nobile Fatima (A) citò questo hadith in una discussione con Abu Bakr e Umar.[17]

L’hadith è stato inoltre riportato per dimostrare: la necessità di onorare l’Ahl al-Bayt (A),[18] il rifiuto della testimonianza di un bambino/a per suo padre e viceversa,[19] il divieto di matrimonio con la propria madre o figlia,[20] la necessità di onorare i propri genitori [21] e il permesso di visitare le tombe da parte delle donne.[22]

Uso dell’hadith al-Bad'a contro l’Imam Ali (A)

Secondo alcune opinioni, l’hadith al-Bad'a fu pronunciato quando l’Imam Ali (A) chiese la mano della figlia di Abu Jahl. Secondo Ibn al-Hanbal (m. 241/855-6), Abd Allah ibn Zubayr disse che Ali (A) aveva manifestato il suo interesse a sposarsi con la figlia di Abu Jahl, ma quando il Profeta (A) lo venne a sapere, disse: “Fatima è parte di me, chi le fa del male, ha fatto del male a me”.[23] Al-Sayyid al-Murtada, un eminente teologo sciita (m. 436/1044), sosteneva che queste tradizioni sono false.[24] Secondo un hadith dell’Imam al-Sadiq (A) la storia fu inventata.[25] Abu Hurayra, un trasmettitore di questo hadith, è accusato di aver prodotto hadith [falsi].[26] Inoltre Husayn al-Karabisi e Miswar ibn Makhrama al-Zuhari, altri trasmettitori dell’hadith, sono descritti come inaffidabili, pertanto i loro hadith sono stati respinti.[27] Al-Sayyid al-Murtada sosteneva che al-Karabisi era un nasibi che mostrava ostilità nei confronti dell’Ahl al-Bayt (A).[28] Dal suo punto di vista, se la storia fosse stata autentica, i nemici dell’Imam Ali (A), inclusi i Banu Umayya e i suoi sostenitori, l’avrebbero utilizzata per macchiare la sua reputazione.[29]

Ja'far Murtada al-'Amili (m. 1441/2019), un ricercatore di storia islamica, sosteneva che queste narrazioni circa la proposta di matrimonio da parte dell’Imam Ali (A) alla figlia di Abu Jahl sono contradditorie, presentando tredici argomentazioni per confutare l’autenticità della storia.[30]

Footnote

  1. Ṣadūq, al-Iʿtiqādāt, p. 105; Mufīd, Kitāb al-amālī, p. 260; Ibn Maghāzīlī, Manāqib ʿAlī b. Abī Ṭālib, p. 289; Ṣadūq, al-Amālī, p. 24; Bukhārī, Ṣaḥīḥ al-Bukhārī, vol. 4, p. 210, 219.
  2. Ṣadūq, al-Khiṣāl, p. 573; Fattāl al-Nayshābūrī, Rawḍat al-wāʿiẓīn, p. 149.
  3. Ṣadūq, al-Amālī, p. 175, 575.
  4. Khazzāz al-Qummī, Kifāyat al-athar, p. 37.
  5. Khazzāz al-Qummī, Kifāyat al-athar, p. 64; Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 36, p, 308.
  6. Suyūṭī, al-Thughūr al-bāsima, p. 67.
  7. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 9, p. 160, under the Qur'an 7:189; vol. 30, p.126, under the 43:15 and under the Qur'an 7-:19.
  8. Ibn Manẓūr, Lisān al-ʿArab, vol. 8, p. 12; Ibn Athīr, al-Nihāya fī gharīb al-ḥadīth, vol. 1, p. 133.
  9. Rāghib al-Iṣfahānī, Mufradāt alfāẓ al-Qurʾān, p.129.
  10. Baḥrānī, al-Burhān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 1, p. 261.
  11. Fattāl al-Nayshābūrī, Rawḍat al-wāʿiẓīn, p. 233; Ṣadūq, Man lā yaḥḍuruh al-faqīh, vol. 2, p. 583, 588.
  12. Sayyid Murtaḍā. al-Shāfī fī al-imāma, vol. 4, p. 95; Ibn Abī l-Ḥadīd, Sharḥ Nahj al-balāgha, vol. 16, p. 273; ʿĪjī, al-Mawāqif fī ʿilm al-kalām, vol. 3, p. 597.
  13. Subḥānī, Pazhūhishī dar shinākht wa ʾiṣmat-i Imām, p. 27.
  14. Qur'an 3:42.
  15. Ālūsī, Rūḥ al-maʿānī, vol. 3, p.155.
  16. Ibn Abī l-Ḥadīd, Sharḥ Nahj al-balāgha, vol. 16, p. 278; ʿĪjī, al-Mawāqif fī ʿilm al-kalām, vol. 3, p. 597, 607.
  17. Khazzāz al-Qummī, Kifāyat al-athar, p. 65.
  18. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 27, p. 166.
  19. Ibn ʿArabī, Aḥkām al-Qurʾān, vol. 1, p. 638; Ibn Qadāma, al-Mughnī, vol. 12, p. 66.
  20. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 10, p. 26.
  21. Fakhr al-Rāzī, al-Tafsīr al-Kabīr, vol. 20, p. 185.
  22. Shahīd al-Awwal, al-Dhikrā al-Shīa, vol. 2, p. 63.
  23. Ibn Ḥanbal, al-Musnad, vol. 4, p. 5.
  24. Sayyid Murtaḍā, Tanzīh al-anbīyā, p. 167.
  25. Ṣadūq, al-Amālī, p. 165.
  26. Tustarī, Qāmūs al-rijāl, vol. 9, p. 111.
  27. Faḍlī, Uṣūl al-ḥadīth, p. 139.
  28. Sayyid Murtaḍā, Tanzīh al-anbīyā, p. 167-168.
  29. Sayyid Murtaḍā, Tanzīh al-anbīyā, p. 169.
  30. ʿĀmilī, al-Ṣaḥīḥ min sīrat Imām ʿAlī (a), vol. 3, p. 61-74.

Riferimenti

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