Dibattito dell’Imam al-Rida (A) sul monoteismo
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“Il dibattito dell’Imam al-Rida (A) sul monoteismo” (in Arabo: مناظرة الإمام الرضا عليه السلام عن التوحيد) è un hadith che narra la discussione tra l’Imam al-Rida (A) e un individuo che nega l’esistenza di Dio. In questo hadith, l’Imam al-Rida (A) presenta tre argomentazioni per dimostrare l’esistenza di Dio, rispondendo alle obiezioni avanzate dal suo interlocutore ateo.
Un breve resoconto del dibattito
Nel dibattito sul monoteismo, l’Imam al-Rida (A) discute con una persona che nega l’esistenza di Dio.[1] All’inizio del dialogo, l’Imam al-Rida (A) presenta un’argomentazione a dimostrazione della razionalità della fede in Dio. Il suo interlocutore ateo non risponde a questa argomentazione, bensì avanza varie obiezioni all’esistenza di Dio. Nelle sue risposte a queste obiezioni, l’Imam al-Rida (A) presenta anche due ulteriori argomentazioni per l’esistenza di Dio.[2] Secondo il narratore del dibattito, alla fine l’interlocutore incomincerà a credere in Dio.[3]
Le argomentazioni dell’Imam al-Rida (A) a sostegno dell’esistenza di Dio
In questo dibattito, l’Imam al-Rida (A) presenta tre argomentazioni a sostegno dell’esistenza di Dio, una all’inizio e due in risposta alle obiezioni avanzate dall’interlocutore ateo. Di seguito i riassunti di queste argomentazioni:
- Se non vi fosse alcun dio, allora dopo la morte i credenti e i miscredenti si troverebbero nella stessa situazione, ma se esiste un dio, i miscredenti andranno all’Inferno e i credenti in Paradiso.[4]
- Quando riflettiamo sul nostro corpo, comprendiamo che non possiamo né togliere né aggiungere alcunché ad esso. Inoltre ci sopraggiungono gioie e dispiaceri che non siamo in grado né di raggiungere né di evitare, da ciò ne consegue che il nostro organismo ha un creatore.[5]
- La rotazione dei cieli, il formarsi di nuvole e venti, il moto del sole, della luna e delle stelle, e altri segni straordinari dimostrano che qualcuno li ha creati.[6]
Le obiezioni dell’ateo e le risposte dell’Imam al-Rida (A)
Nel dibattito dell’Imam al-Rida (A) in merito al monoteismo, la persona che negava l’esistenza di Dio avanzò obiezioni ad ognuna delle argomentazioni offerte dall’Imam (A) a sostegno dell’esistenza di Dio. L’Imam (A) replicò a ciascuna di esse. Per esempio, l’ateo chiese: “Se Dio esiste, allora come esiste? Dov'è? Da quando esiste? Se esiste, allora perché è invisibile?”. Inoltre, egli obiettò che se Dio tutto sente e tutto vede, ne consegue che Egli ha orecchie e occhi.[7]
L’Imam al-Rida (A) replicò che Iddio è il creatore di qualità e luoghi, perciò Egli non è in nessun luogo e nessuna qualità è in Lui. Inoltre non c’è mai stato un tempo in cui Egli non sia esistito. Pertanto, non ha senso chiedere quando Dio sia venuto ad esistere. Dio è invisibile perché, in primis, questo contraddistingue il creatore dalle sue creature e, in secondo luogo, Iddio è troppo grande per essere visto con gli occhi fisici o per essere compreso attraverso la ragione o l’immaginazione.[8]
L’udito e la vista di Dio non sono analoghi alla vista o all’udito delle creature, quindi Egli non necessita di orecchie o occhi. Dio, invece, è Onniudente nel senso che conosce ogni suono del cielo e della terra, forte o lieve che sia. Inoltre Egli è Onniveggente nel senso che vede ogni cosa, perfino le orme di una formica nera su una pietra nera in una notte buia. [9]
Fonti del dibattito
Il dibattito dell’Imam al-Rida (A) sul monoteismo fu riportato dai primi sapienti sciiti di hadith, come al-Kulayni (m. 329/940-1) nel suo libro al-Kafi,[10] e al-Shaykh al-Saduq nelle sue opere al-Tawhid[11] e 'Uyun Akhbar al-Rida (A).[12] L’hadith compare anche nel libro al-Ihtijaj di Ahmad al-Tabrisi (vissuto nel VI/XII secolo).[13] L’hadith di al-Kulayni è più breve degli altri, infatti è quasi la metà degli altri resoconti. Nel Bihar al-Anwar, l’hadith è riportato con riferimento all’'Uyun akhbar al-Rida (A) e al-Tawhid di al-Shaykh al-Saduq.[14]
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Footnote
- ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 78; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 250; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 131; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396.
- ↑ Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 250-252; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 131-133; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396-397.
- ↑ Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 252; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 133; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 397.
- ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 78; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 251; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 133; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396.
- ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 78; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 251; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 132; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396.
- ↑ Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 251; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 132; Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396; Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 78-79.
- ↑ Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396-397; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 250-252; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 131-133.
- ↑ Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 251-252; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 131-132.
- ↑ Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 397; Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 252; Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 133.
- ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 1, p. 78-79.
- ↑ Ṣadūq, al-Tawḥīd, p. 250-252.
- ↑ Ṣadūq, ʿUyūn akhbār al-Riḍā, vol. 1, p. 131-133.
- ↑ Ṭabrisī, al-Iḥtijāj, vol. 2, p. 396-397.
- ↑ Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 3, p. 36-38.
Riferimenti
- Kulaynī, Muḥammad b. Yaʿqūb al-. Al-Kāfī. Edited by ʿAlī Akbar Ghaffārī & Muḥammad Ākhūndī. Tehran: Dār al-Kutub al-Islāmīyya, 1407 AH.
- Majlisī, Muḥammad Bāqir al-. Biḥār al-anwār. 2nd edition. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, 1403 AH.
- Ṣadūq, Muḥammad b. ʿAlī al-. Al-Tawḥīd. 1st edition. Qom: Daftar-i Intishārāt-i Islāmī, 1398 AH.
- Ṣadūq, Muḥammad b. ʿAlī al-. ʿUyūn akhbār al-Riḍā. Edited by Mahdī Lājiwardī. Tehran: Nashr-i Jahān, 1378 AH.
- Ṭabrisī, Aḥmad b. ʿAlī al-. Al-Iḥtijāj. Mashhad: Nashr al-Murtaḍā, 1403 AH.