Denominazione salva

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Al-Firqat al-Nājiya (in arabo: الفِرْقَة الناجِيَة, letteralmente: la denominazione salva o la denominazione che ha ricevuto la salvezza) è un’espressione contenuta nell’Hadith al-Iftiraq che alla luce della sua interpretazione allude allo sciismo imamita. Secondo un hadith attribuito al Profeta (S), dopo la sua dipartita, la nazione islamica si sarebbe divisa in diverse denominazioni, di cui solo una si sarebbe salvata o avrebbe ottenuto la salvezza. Ci sono indizi trasmessi dal Profeta (A) e dall’Imam Ali (A) secondo cui la denominazione salva sarà la fazione dell’Imam Ali (A). Esistono opere scritte in merito ai referenti e all’essenza della denominazione che otterrà la salvezza.

Il significato di “denominazione salva”

Articolo principale: L’Hadith al-Iftiraq

“Denominazione salva”, nel senso di denominazione o gruppo che otterrà la salvezza il Giorno della Resurrezione, è un’espressione usata in un hadith attribuito al Profeta (S), noto come Hadith della divisione. In tale hadith il Profeta (S) preannunciava che il suo popolo si sarebbe diviso in 73 denominazioni e solo una di esse si sarebbe salvata.[1] Ogni denominazione islamica ha tentato di offrire un criterio in base al quale poter essere considerata come l’esempio della “denominazione salva”.[2]

Validità dell’Hadith al-Iftiraq

Non tutti concordano sulla validità o autenticità dell’Hadith della divisione. Alcuni ricercatori nell’ambito delle denominazioni islamiche, come Ibn Hazm al-Zahiri (m. 456/1063), ritenevano che l’hadith fosse inaffidabile[3] e Ibn Wazir sosteneva che l’ultima parte dell’hadith (cioè “72 delle quali saranno nell’inferno”) è fabbricata.[4] Tuttavia, alcuni libri di hadith sciiti[5], altrettanti sunniti[6], opere più recenti in merito alle denominazioni e ai credi (al-Milal wa-l-Nihal)[7] e allo stesso modo ricerche più recenti sulle denominazioni islamiche, citano l’hadith in esame. Pertanto, contrariamente al primo gruppo, esiste un altro gruppo di studiosi sostenente che l’Hadith al-Iftiraq è ben conosciuto[8] e anche mutawatir.[9] È stato affermato che siccome questo hadith è un esempio di khabar al-wahid (un hadith trasmesso di rado), non ci si può affidare ad esso nelle questioni del credo e per determinare la denominazione che si salverà.[10] Tuttavia, secondo Ja'far Subhani, la debolezza della sua catena di trasmissione è compensata dall’essere musfafid (essere trasmesso da molte persone, sebbene non sia frequente) e dalla sua diffusa citazione nelle fonti di hadith sciite e sunnite. La sua trasmissione attraverso catene di trasmissione diverse, anche se non frequenti, ne garantisce l’autenticità.[11]

Quale denominazione è salva?

Le opinioni dei dotti delle varie denominazioni islamiche divergono sul referente della denominazione che troverà la salvezza. Essi tendono spesso a specificare la propria denominazione come quella che sarà salva e le altre 72 come quelle che andranno all’Inferno. [12] Jamal al-Din al-Razi, uno studioso imamita, nella sua opera Tabsirat al-'Awamm, [13] Ja'far ibn Mansur al-Yaman, uno studioso ismailita, nel suo libro Sara'ir wa asrar al-nutaqa', [14] e Shahristani, uno studioso sunnita, nella sua opera al-Milal wa-l-Nihal, [15] considerano salva la denominazione cui rispettivamente aderiscono. A volte, per determinare la denominazione che sarà salvata, si citano varie versioni dell’Hadith delle 73 denominazioni, [16] e ogni denominazione sceglie la versione che conferma la propria salvezza. [17] Secondo la ricerca di 'Ali Aqa Nuri ci sono quindici versioni diverse di questo hadith da cui poter dedurre la denominazione che si salverà, [18] otto di queste alludono all’Imamato dell’Imam Ali (A), al rispetto della Famiglia del Profeta (A) o agli sciiti dell’Imam Ali (A), [19] sebbene esistano versioni dell’hadith in cui non sono menzionati criteri per la salvezza. [20]

Il punto di vista sciita

Il noto studioso sciita di hadith del IV/X secolo, al-Shaykh al-Saduq, nel suo libro Kamal al-din wa tamam al-ni'ma si appoggia all’Hadith al-Thaqalayn per dimostrare che la denominazione salva è quella che aderisce al Corano e alla Famiglia del Profeta (A). [21] Inoltre l’Allama al-Majlisi, nella sua opera Bihar al-Anwar, cita un hadith dell’Imam Ali (A) secondo cui i seguaci dell’Imam (A) otterranno la salvezza. [22] L’Allama al-Hilli cita certi hadith in base ai quali riconosce la denominazione salva nei seguaci dei Dodici Imam, [23] per poi avanzare le prove della legittimità dello sciismo. [24] Peraltro l’Hadith al-Safina è stato addotto da coloro che identificano la setta salvata nei seguaci della Famiglia del Profeta (A); esso afferma che coloro che seguono l’Ahl al-Bayt (A) saranno salvi. [25] Tuttavia ci sono altri hadith citati dagli studiosi sunniti secondo cui la denominazione salva è la comunità [26], la maggioranza [27] o è costituita dai seguaci dei Califfi rashidun. [28] Esiste una versione dell’Hadith al-Iftiraq secondo cui tutte le denominazioni islamiche, eccetto i zindiq, otterranno la salvezza. [29]

Bibliografia

Esistono dei libri scritti in merito alla denominazione salva. Aqa Bozorg Tehrani, nel suo libro al-Dhari'a, menziona alcune delle opere sciite al riguardo: [30]

  • Al-Sawarim al-madiya fi l-firqa l-najiya, scritto da al-Sayyid Muhammad Mahdi al-Husayni al-Qazwini al-Hilli, [31] questo libro sostiene l’idea che la denominazione salva è quella dello sciismo duodecimano. [32] Contiene circa 25000 versetti poetici. [33] I sapienti sciiti ammirano quest’opera [34] e l’Allama al-Majlisi la definisce uno dei migliori lavori su questo tema. [35] Si trova anche sotto il titolo di al-Sawarim al-madiya li-radd al-firqat al-hadiya wa-tahqiq al-firqat al-najiya. [36]
  • Ithbat al-firqa l-najiya, scritto da Muhammad Hasan Shari'atmadar Astarabadi, in questo libro l’autore cerca di determinare la denominazione salva e parimenti le altre 72 denominazioni.
  1. Ibn Ḥanbal, al-Musnad, vol. 3, p. 145; Ibn Māja, Sunan Ibn Māja, vol. 2, p. 364; Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 28, p. 4; Ḥākim al-Nayshābūrī, al-Mustadrak, vol. 1, p. 281; Tirmidhī, Sunan al-tirmidhī, vol. 5, p. 26; Haythamī, Majmaʿ al-zawāʾid, vol. 1, p. 260; Ṭabarānī, al-Muʿjam al-kabīr, vol. 17, p. 13; Dānī, al-Sunan al-wārida, vol. 3, p. 624.
  2. Āqānūrī, Ḥadīth-i iftirāq-i ummat, p. 133.
  3. Ibn Ḥazm, al-Fiṣal, vol. 3, p. 292.
  4. Ibn Wazīr, al-ʿAwāṣim wa al-qawāṣim, vol. 3, p. 170-172.
  5. See: Ṣadūq, al-Khiṣāl, vol. 1, p. 584-585; Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 28, p. 13.
  6. See: Ibn Ḥanbal, al-Musnad, vol. 3, p. 569; Ibn Abī ʿĀṣim, al-Sunna, vol. 1, p. 75-80; Ṭabarānī, al-Muʿjam al-kabīr, vol. 18, p. 51.
  7. See: Baghdādī, al-Farq bayn al-Firaq, p. 5-8; Subḥānī, Buḥūth fī l-milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 25-26.
  8. Subḥānī, Buḥūth fī l-milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 23; Muẓaffar, Dalāʾil al-ṣidq, vol. 5, p. 289.
  9. Ibn Ṭāwūs, al-Ṭarāʾif, vol. 1, p. 287, vol. 2, p. 74, 259; Munāwī, Fayḍ al-qadīr, vol. 2, p. 20.
  10. Āqānūrī, Ḥadīth-i iftirāq-i ummat, p. 136.
  11. Subḥānī, Buḥūth fī l-milal wa l-niḥal, vol. 1, p. 25.