Caratteristiche particolari del Profeta (S)
L’espressione Khaṣāʾiṣ al-Nabī (S) (in arabo: خَصائِص النَبي), o le caratteristiche particolari del Profeta (S), allude a quelle caratteristiche e norme specifiche del Profeta dell’Islam (S) che lo contraddistinguono dagli altri musulmani e dagli altri profeti (A). In giurisprudenza [islamica], Khasa'is al-Nabi (S) si riferisce alle norme specifiche del Profeta (S), ma nell’uso generale include tutte le caratteristiche del Profeta (S) e della sua religione.
Le caratteristiche uniche del Profeta (S) sono state classificate in quattro categorie: permessi, proibizioni, obblighi e meriti. Alcune caratteristiche particolari riguardanti esclusivamente il Profeta (S) erano: l’obbligo della preghiera della notte, la proibizione di ricevere l’elemosina, la proibizione per la gente di alzare la voce sopra quella del Profeta (S), il permesso di sposare a tempo indeterminato più di quattro donne, la proibizione di sposare le mogli del Profeta (S) dopo la sua morte e l’essere l’ultimo dei profeti (A).
I sapienti musulmani hanno scritto molti libri su questo tema, comunemente categorizzati come “Khasa'is al-Nabi (S)”. I libri, al-Khasa'is al-Kubra scritto da Jalal al-Din al-Suyuti (m. 911/1505-6), un sapiente sunnita, e Khasa'is al-Nabi (S) scritto da Ahmad ibn Muhammad ibn Du'al Qummi, un sapiente sciita (m. 350/961-2), fanno parte di tali opere.
Il concetto
In giurisprudenza, Khasa'is al-Nabi (S) si riferisce alle norme legiferate solamente per il Profeta (S)[1], contraddistinguendolo così dal resto della sua gente.[2] Certamente, questa espressione, nell’uso comune, si riferisce a tutti gli attributi e caratteristiche che contraddistinguono il Profeta (S) dagli altri musulmani e dagli altri profeti (A), oltre a includere le caratteristiche della sua umma e della sua religione.[3] La parola khasa'is è la forma al plurale di khasisa, che significa caratteristiche e attributi che contraddistinguono una persona dalle altre.[4]
Molteplicità di caratteristiche
Nelle fonti islamiche sono riportate molte caratteristiche del Profeta (S). Per esempio, nel libro al-Khasa'is al-kubra, scritto da al-Suyuti, circa 570 capitoli sono dedicati a questo argomento.[5] La molteplicità di attributi menzionati riguardo al Profeta (S) ha spinto gli studiosi musulmani, specialmente quelli sunniti, a scrivere opere specifiche al riguardo. Il libro al-Khasa'is al-Kubra, scritto da Jalal al-Din Suyuti (m. 911/1505-6), uno studioso sunnita, e Khasa'is al-Nabi (S) scritto da Ahmad ibn Muhammad ibn Du'al Qummi, uno studioso sciita (m. 350/961-2), fanno parte di queste opere.[6]
Categorizzazione
In giurisprudenza, le caratteristiche del Profeta (S) sono trattate in quattro categorie: permessi, obblighi, proibizioni e meriti.[7] In alcune fonti, le proibizioni e gli obblighi sono raggruppati alla voce taghlizat e i permessi alla voce takhfifat.[8]
Permessi
Alcuni dei permessi specifici del Profeta (S) erano:
- Matrimonio permanente con più di quattro donne.[9]
- Matrimonio per dono (cioè una donna donava se stessa in dono a lui (S)).[10]
- Contratto di matrimonio durante il periodo dell’ihram.[11]
- Esenzione dall’obbligo di rispettare il “diritto di divisione” (divisione delle notti) tra le sue mogli.[12] Il “diritto di divisione” è una norma islamica, secondo la quale, per colui che ha più di una moglie, è obbligatorio dividere le notti tra le sue mogli e trascorrere a turno ogni notte con una di loro.[13]
- Entrare alla Mecca senza indossare l’ihram.[14]
- “Digiuno wisal”[15] (unire il digiuno di un giorno, senza interromperlo, al digiuno del giorno successivo o continuare il digiuno fino all’alba).[16]
- Combattere nel santuario della Mecca durante la conquista della Mecca.[17]
- Matrimonio senza il consenso del tutore della moglie e la testimonianza dei testimoni.[18]
- Profumarsi in stato d’ihram.[19]
- Il consumo di cibo e bevande dei musulmani per salvare la propria vita, in base al versetto: “Il Profeta (S) è più vicino ai credenti di loro stessi” (Sacro Corano 33:6).ref>Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 61; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 425.</ref>
Proibizioni
Secondo le fonti sciite e sunnite, alcune delle proibizioni specifiche del Profeta (S), ovvero divieti imposti solo a lui, erano:
- Matrimonio con ancelle e [donne appartenenti alla] Gente del Libro tramite un contratto di matrimonio.[20]
- Cambiare o aumentare il numero delle sue mogli dopo la rivelazione del versetto 52 della 33a sura del Sacro Corano.[21]
- Sia per lui che per i suoi discendenti ricevere la zakat e l’elemosina.[22]
- Scrivere.[23]
- Comporre poesia[24] e insegnarla.[25]
- Togliere l’armatura o deporre le armi prima d’incontrare il nemico.[26]
- Puntare lo sguardo nelle questioni lecite, come ad esempio impartire un comando [con lo sguardo].[27]
Obblighi
Secondo le fonti sciite e sunnite, alcuni degli obblighi specifici del Profeta (S) erano i seguenti:
- Lavarsi i denti.[28]
- Eseguire la preghiera Watr.[29]
- Il sacrificio [di animali].[30]
- Veglia notturna.[31]
- Pagare i debiti di un defunto musulmano fallito.[32]
- Consultarsi negli affari.[33] Secondo Abu al-Hasan Mawardi, un giurista sunnita (m. 450/1058-9), c’è disaccordo in merito alle questioni su cui il Profeta (S) avrebbe dovuto consultarsi: alcuni sostenevano che riguardava nello specifico le questioni di guerra e come sconfiggere il nemico. Altri ritenevano che concernesse solo le questioni mondane e religiose, e altri ancora solo le questioni religiose, affinché la gente capisse le ragioni delle norme e dei metodi dell’ijtihad.[34]
Meriti
I meriti si riferiscono alle altre caratteristiche del Profeta (S) e norme che i musulmani devono osservare solo nei confronti del Profeta (A),[35] tra cui:
- Il diritto spettante alle mogli del Profeta (S) di essere chiamate con il titolo di Umm al-Mu'minin (madre dei credenti).[36]
- Proibizione per le mogli del Profeta (S) di sposarsi con altri dopo la sua morte.[37]
- Non alzare il tono della voce sopra quella del Profeta (S).[38]
- Divieto di lasciare una riunione nella quale era presente il Profeta (S) senza il suo permesso.[39]
- Il permesso per l’orante di salutare il Profeta (S) durante la preghiera senza invalidarla.[40] (Si riferisce al secondo saluto al Profeta (S), nell’ultima rak'a della preghiera, dopo il tashahhud)
- La protezione della vita del Profeta (S) ha la priorità su quella dei credenti (se qualcuno intendesse uccidere il Profeta (S), ogni musulmano presente dovrebbe sacrificare la propria vita per quella del Profeta (S)).[41]
- Instillare la paura nei suoi confronti nei cuori dei suoi nemici.[42]
- Essere il sigillo della profezia.[43]
- Eternità del Sacro Corano.[44]
Il fine delle caratteristiche
Alcuni sapienti musulmani hanno menzionato i fini alla base delle norme e delle caratteristiche specifiche del Profeta (S); per esempio, come scopo degli obblighi spettanti esclusivamente al Profeta (S) essi hanno citato l’aumento del suo grado spirituale[45] e come scopo delle sue proibizioni la sua purificazione da esse [le cose proibite].[46] Essi hanno inoltre menzionato l’incremento della sua autorità come scopo delle questioni permissibili a lui e l’attirare l’attenzione della gente verso la sua posizione come scopo dei suoi meriti.[47]
Per approfondire
- Barrasi-e tatbiqi-e Khasa'is al-Nabi (s) az nigah-e fariqayn di Sayyid Muhammad Naqib. La prima parte del libro affronta il concetto di Khasa'is al-Nabi (S). La seconda parte riguarda le caratteristiche del Profeta (S) nel Sacro Corano. Nella terza parte, il libro tratta gli effetti del riconoscere le qualità del Profeta (S) e quelle caratteristiche (S) che egli aveva in comune con gli altri Infallibili (A). Questo libro è stato pubblicato dall’Ufficio di rappresentanza della Guida suprema e l’organizzazione per il pellegrinaggio a Teheran.
- Il libro Barrasi-e didgah-ha darbare-ye ekhtesasat-e Payambar-e Khatam (A) az nigah-e Qur'an, di Muhammad Sadiq Yusufi Muqaddam, è stato pubblicato in 368 pagine in lingua persiana dall’Istituto di ricerca delle scienze e della cultura islamiche nel 1390 Egira solare/2011-2.
Footnote
- ↑ al-Ṣādiq, Khaṣāʾiṣ al-Muṣṭafā (s), p. 24.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 296.
- ↑ al-Ṣādiq, Khaṣāʾiṣ al-Muṣṭafā (s), p. 24.
- ↑ al-Muʿjam al-wasīṭ, vol. 1, p. 238, under the word "Khass".
- ↑ Ḥusaynī Simnānī, Khaṣāʾiṣ al-Nabī (s), vol. 15, p. 544.
- ↑ Najāshī, Rijāl al-Najāshī, p. 90.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 396; Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 53.
- ↑ See: Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 53.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 58; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 426.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 58; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 429.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 58; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 430.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 58.
- ↑ Shāhrūdī, Farhang-i fiqh, vol. 16, p. 573.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 60.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 418.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 58.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 421.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 427; Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 156.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 423.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 57; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 412-414.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 57.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 56; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 404.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 57; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 408.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 57; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 408.
- ↑ Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 153.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 410; Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 153.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 56; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 414.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 52; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 396.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 52; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 396.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 52; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 396.
- ↑ Nawawī, Rawḍat al-ṭālibīyyīn, vol. 7, p. 3.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 400.
- ↑ Nawawī, Rawḍat al-ṭālibīyyīn, vol. 7, p. 3; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 398.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 398.
- ↑ "karama" in its common usage [as "act of wonder"], refers to extraordinary deeds performed by the friends of God which are not accompanied by their claim of prophethood.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 64; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 437.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 437.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 444.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 443.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 443.
- ↑ Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 426.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 65.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 65.
- ↑ Muḥaqqiq al-Karakī, Jāmiʿ al-maqāṣid, vol. 12, p. 65.
- ↑ Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 152; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 396.
- ↑ Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 152; Suyūṭī, al-Khaṣāʾiṣ al-kubrā, vol. 2, p. 404.
- ↑ Ṭūsī, al-Mabsūṭ, vol. 4, p. 152.
Riferimenti
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