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Ash'ath ibn Qays al-Kindi

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Al-Ash'ath ibn Qays al-Kindī (in arabo: الأَشْعَث بْن قَيس الكِنْدي, m. 40/660 61) fu uno dei comandanti dell’esercito dell’Imam Ali (A) nella battaglia di Siffin, in cui sostenne l’arbitrato di Abu Musa al Ash'ari. Dopo la battaglia di Nahrawan, quando l'Imam Ali (A) era in procinto di muovere guerra a Mu'awiya, al-Ash'ath si oppose adducendo come pretesto la stanchezza dei soldati. Tale disaccordo demoralizzò le truppe e indusse l’Imam (A) a modificare la propria decisione.

Al Ash'ath era il capo della tribù Kindah e fu governatore dell’Azerbaigian, prima sotto Uthman e poi sotto l’Imam Ali (A). Secondo alcuni resoconti, al-Ash'ath era a conoscenza del piano di assassinare l’Imam Ali (A) e vi ebbe persino un ruolo. Tra i figli di al Ash'ath figuravano: Muhammad e Qays, costoro parteciparono all’uccisione dell’Imam al-Husayn (A), e Ja'da, moglie dell’Imam al-Hasan (A), colei che avvelenò e uccise l’Imam (A).

Vita

Al-Ash'ath ibn Qays apparteneva alla tribù Kindah di Hadramaut, nello Yemen.[1] Secondo alcuni storici il suo nome originale era Ma'dikarib; al-Ash'ath, che significa «dai capelli spettinati», era il suo epiteto, mentre il suo tecnonimico era Abu Muhammad.[2] Nel 10/631 32,[3] si recò dal Profeta (S) con alcuni membri della sua tribù e si convertì all’Islam.[4] Nelle fonti sunnite sono riportati numerosi hadith trasmessi da lui.[5]

Al-Ash'ath morì nel 40/660 61[6] o nel 42/662 63,[7] all’età di sessantatré anni.[8] Si narra che l’Imam al-Hasan (A) abbia guidato la sua preghiera funebre.[9]

Durante il califfato dei primi tre califfi

Dopo la morte del Profeta (S), al-Ash'ath si rifiutò di prestare fedeltà ad Abu Bakr,[10] il quale inviò delle truppe nello Yemen per farlo arrestare e condurre a Medina. In seguito Abu Bakr lo liberò e gli diede in sposa la sorella Umm Farwa.[11]

Durante il califfato di Umar ibn al-Khattab, al-Ash'ath partecipò alla battaglia di Yarmuk, alla conquista dell’Iraq[12] e alla battaglia di Qadisiyya,[13] stabilendosi poi a Kufa.[14] In seguito divenne governatore dell’Azerbaigian sotto Uthman ibn Affan[15] e mantenne tale carica anche durante il califfato dell’Imam Ali (A).[16]

Durante il califfato dell’Imam Ali (A)

Secondo lo storico Ibn Habib (III sec. egira), al Ash'ath avrebbe preso parte alla Battaglia di Jamal nell’esercito dell’Imam Ali (A),[17]ma una lettera dell’Imam (A) a lui indirizzata dimostra che non era presente a quello scontro.[18]

Al Ash'ath fu nell’armata dell’Imam Ali (A) a Siffin in veste di comandante delle truppe formate dai membri delle tribù Kindah e Raba'a.[19] Stando a Nasr ibn Muzahim, l’Imam (A) lo congedò e nominò al suo posto Hasan ibn Makhduj; alcuni compagni yemeniti protestarono e ne nacque una disputa interna all’esercito.

Mu'awiya cercò di convincere al-Ash'ath ad unirsi alla sua armata, ma l’Imam Ali (A) lo nominò comandante dell’ala destra del proprio esercito.[20] Quando le truppe di Mu'awiya bloccarono l’accesso all’Eufrate, al Ash'ath riuscì a respingerle, riaprendo la via al fiume.[21] È stato tuttavia riportato che, quando la vittoria dell’Imam (A) sembrava vicina,[22] al Ash'ath si dichiarò contrario a proseguire la battaglia.[23] Venutone a conoscenza, Mu'awiya ordinò ai suoi soldati di innalzare copie del Corano sulle lance e di invocare l’arbitrato.[24] Di fronte al rifiuto dell’Imam (A), al Ash'ath si oppose[25] e insistette affinché l’arbitrato venisse accettato.[26]

Per l’arbitrato l’Imam Ali (A) scelse Abd Allah ibn al Abbas: al Ash'ath contestò anche questa decisione e impose Abu Musa al Ash'ari.[27]

Dopo l’arbitrato al Ash'ath sostenne che, prima di riprendere la guerra contro Mu'awiya, l’Imam (A) avrebbe dovuto combattere i kharigiti a Nahrawan.[28] Tuttavia, dopo la battaglia di Nahrawan, quando l’Imam Ali (A) radunò le truppe per un nuovo scontro, al Ash'ath si lamentò della loro stanchezza: così facendo ne abbatté il morale e l’Imam (A) si vide costretto a cambiare idea.[29]

Ruolo nell’assassinio dell’Imam Ali (A)

Secondo alcune fonti storiche, al-Ash'ath era al corrente del piano di Ibn Muljam di assassinare l’Imam Ali (A). Al Ya'qubi riferisce che, giunto a Kufa dall’Egitto, Ibn Muljam soggiornò per un mese in casa di al Ash'ath per prepararsi all’attentato.[30] Si narra che il giorno dell’assassinio, prima di entrare in moschea, al Ash'ath gli avrebbe ricordato di compiere la missione prima dell’alba.[31] Un hadith dell’Imam al Sadiq (A) conferma il suo coinvolgimento.[32] Esiste tuttavia un altro resoconto secondo cui, appreso il complotto, egli lo avrebbe rivelato all’Imam (A).[33]

Si tramanda inoltre che al-Ash'ath avesse minacciato di uccidere l’Imam Ali (A),[34] che l’Imam (A) non si fidasse di lui[35] e lo definisse un ipocrita.[36]

Figli

Tra i figli e i discendenti di al Ash'ath si ricordano:

  • Muhammad ibn al Ash'ath: fu tra i compagni di Ziyad ibn Abih e Ibn Ziyad che parteciparono all’arresto di Hujr ibn Adi,[37] Hani ibn Urwa[38] e Muslim ibn Aqil.[39] Secondo un hadith dell’Imam al-Sadiq (A), partecipò anche all’uccisione dell’Imam al Husayn (A).[40]
  • Qays ibn al Ash'ath: fu tra i notabili di Kufa che invitarono l’Imam al-Husayn (A), ma che poi si unirono all’esercito omayyade.[41]
  • Ja'da bint al Ash'ath ibn Qays: moglie dell’Imam al-Hasan (A), avrebbe avvelenato l’Imam su istigazione di Mu'awiya.[42]
  • Abd al Rahman ibn Muhammad ibn al Ash'ath (m. 95/713): inizialmente vicino agli Omayyadi, in seguito si ribellò contro di loro.[43]

Footnote

  1. ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 133.
  2. ↑ Ibn Ḥajar, al-Iṣāba, vol. 1, 239; Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 118.
  3. ↑ Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 118.
  4. ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 133.
  5. ↑ Ibn Ḥajar, al-Iṣāba, vol. 1, 239
  6. ↑ Khalīfa b. Khayyāṭ, Tārīkh-i Khalīfa, p. 120; Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 119; Ibn Qutayba, al-Maʿārif, p. 334.
  7. ↑ Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 119.
  8. ↑ Ibn Ḥajar, al-Iṣāba, vol. 1, 240.
  9. ↑ Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 119; Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 134.
  10. ↑ Ibn Qutayba, al-Maʿārif, p. 334.
  11. ↑ Ibn al-Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 118; Ibn Ḥajar, al-Iṣāba, vol. 1, 239; Khalīfa b. Khayyāṭ, Tārīkh-i Khalīfa, p. 60-61.
  12. ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 134.
  13. ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 120.
  14. ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 1, p. 134.
  15. ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 156.
  16. ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 200.
  17. ↑ Ibn Ḥabīb, Kitāb al-muḥabbar, 290-291.
  18. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 20-21.
  19. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 137.
  20. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 139-140.
  21. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 165-167.
  22. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 477-480.
  23. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 480.
  24. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 480-481; Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 188-189.
  25. ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 188-189.
  26. ↑ Minqarī, Waqʿat Ṣiffīn, p. 482.
  27. ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 189.
  28. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 82.
  29. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 89; Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 211; Thaqafī al-Kūfī, al-Ghārāt, vol. 1, p. 24-25; Ibn ʿAdīm, Bughyat al-ṭalab, vol. 4, p. 1911.
  30. ↑ Yaʿqūbī, Tārīkh al-Yaʿqūbī, vol. 2, p. 212.
  31. ↑ Ibn Saʿd, al-Ṭabaqāt al-kubrā, vol. 3, p. 26.
  32. ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 8, p. 167, 187.
  33. ↑ Mubarrad, al-Kāmil, vol. 2, p. 146.
  34. ↑ Dhahabī, Siyar aʿlām al-nubalāʾ, vol. 2, p. 40-41; Abū l-Faraj al-Iṣfahānī, Maqātil al-ṭālibīyyīn, p. 48.
  35. ↑ Bahrāmiyān, Ashʿath b. Qays al-Kindī, p. 48.
  36. ↑ Nahj al-balāgha, sermon 19.
  37. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 263-264.
  38. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 367.
  39. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 369.
  40. ↑ Kulaynī, al-Kāfī, vol. 8, p. 167, hadith 187.
  41. ↑ Ṭabarī, Tārīkh al-umam wa l-mulūk, vol. 5, p. 425.
  42. ↑ Abū l-Faraj al-Iṣfahānī, Maqātil al-ṭālibīyyīn, p. 80.
  43. ↑ Dīnawarī, al-Akhbār al-ṭiwāl, p. 316-324.

Riferimenti

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