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Al-Nafs al-Lawwama

Da wikishia.

Al-Nafs al-Lawwāma (in arabo: النَّفْسِ اللَّوَّامَةِ), l'anima che si autocritica o l’anima che si biasima, indica quello stato psicologico in cui una persona si critica, si biasima o si sente in colpa per i propri errori. Il termine deriva dal 2° versetto della LXXV sura del Corano. I sapienti musulmani hanno fornito diverse interpretazioni in merito a questo versetto.

L'anima autocritica si contrappone all'anima dominante e all'anima acquietata. Secondo i sapienti musulmani, l'uomo ha un'unica identità. Quando segue la ragione, il suo sé è definito autocritico, quando agisce contro la ragione, lo stesso sé è chiamato "comandante", e quando raggiunge la pace, il suo stato è definito come "acquietato".

Concetto

Secondo Morteza Motahhari, l’anima autocritica è uno stadio dell'anima superiore allo stadio dell'anima dominante ma inferiore a quello dell'anima acquietata.[1] Mohammad Taqi Mesbah Yazdi ritiene che si tratti di uno stato dell'anima in cui la persona si pente dei propri errori sentendosi in colpa per essi.[2] Il termine compare nel 2° versetto della LXXV sura del Corano: "E giuro per l'anima autocritica". L'anima autocritica è stata identificata con la così detta coscienza, la quale biasima il sé dopo aver commesso un torto che l’ha turbata o fatta sentire in colpa.[3]

La differenza tra l'anima dominante e l'anima in pace

L'anima autocritica si contrappone all'anima dominante e all'anima acquietata.[4] L'anima dominante è uno stato in cui una persona non segue la propria ragione, orientandosi verso azioni sbagliate.[5] L'anima acquietata è lo stato in cui si sviluppa l'abitudine di seguire la ragione e si raggiunge la pace.[6]

La compatibilità delle diverse anime con l'unità dell'identità umana

Secondo i sapienti musulmani, il fatto che l'uomo possieda diverse anime, ossia quella autocritica, quella dominante e quella acquietata, non è in conflitto con l'idea che l'uomo possieda un'unica anima o identità. Essi sostengono che l'uomo ha una sola anima, e i succitati concetti rappresentano semplicemente diversi stadi e fasi della stessa anima.[7]

Secondo Mohammad Taqi Mesbah Yazdi, l'anima talvolta comanda azioni sbagliate, nel qual caso è definita come anima dominante, e talvolta critica se stessa per i propri errori, in tal caso è chiamata anima autocritica.[8] Morteza Motahhari ritiene che l'uomo non possieda due "io" o due "sé", bensì un "sé" con gradi diversi. A volte si trova al livello più basso, dove non segue la ragione (anima dominante), e altre volte a livelli più elevati, quando è più vigile e autocritico (anima autocritica).[9]

L'anima autocritica nei libri di esegesi del Corano

Nei testi esegetici vengono proposte diverse interpretazioni in merito al concetto di anima autocritica, tra cui:

  • Trattasi dell'anima del credente che si rimprovera per i suoi peccati o per aver trascurato le buone azioni.ref>Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 20, p. 103; Fakhr al-Rāzī, Mafātīḥ al-ghayb, vol. 30, p. 720.</ref> Questo è il concetto accettato dall’'Allama Tabataba'i.[10]
  • Indica l'anima di tutte le persone, sia giuste che malvagie, nel Giorno della Resurrezione, quando i malvagi si biasimeranno per non aver praticato la pietà, e i giusti si rammaricheranno di non aver adorato Dio più spesso. Questo concetto è attribuito ad Abd Allah ibn Abbas.
  • È l'anima del peccatore nel Giorno della Resurrezione, poiché si rimprovererà per i peccati commessi.
  • Si riferisce all’anima delle persone pie che rimprovereranno i peccatori nel Giorno della Resurrezione..[11]

Vedere anche

  • Al-Nafs al-Mutma'inna
  • Al-Nafs al-Ammara
  1. Muṭahharī, Majmuʿa āthar, vol. 3, p. 595-596.
  2. Misbāḥ Yazdī, Āʾyīn-i parwāz, p. 26.
  3. Maḥfūzī, Nafs-i lawwāma, p. 12.
  4. Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 67, p. 37; Muṭahharī, Majmuʿa āthar, vol. 3, p. 595-596; Misbāḥ Yazdī, Āʾyīn-i parwāz, p. 26-27.
  5. Misbāḥ Yazdī, Āʾyīn-i parwāz, p. 27; Muṭahharī, Majmuʿa āthar, vol. 3, p. 595-596.
  6. Misbāḥ Yazdī, Āʾyīn-i parwāz, p. 27.
  7. Majlisī, Biḥār al-anwār, vol. 67, p. 36-37; Muṭahharī, Majmuʿa āthar, vol. 3, p. 595; Misbāḥ Yazdī, Akhlāq wa ʿirfān-i Islāmi, p. 8.
  8. Misbāḥ Yazdī, Akhlāq wa ʿirfān-i Islāmi, p. 8.
  9. Muṭahharī, Majmuʿa āthar, vol. 3, p. 594-596.
  10. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān, vol. 20, p. 103.
  11. Fakhr al-Rāzī, Mafātīḥ al-ghayb, vol. 30, p. 720-721.