Abu Jahl
'Amr ibn Hisham ibn Mughīra l-Makhzūmī (in Arabo: عَمرو بن هِشام بن مُغيرة المَخزُومي), noto come Abū Jahl (in Arabo: أبوجَهل), (m. 2/624), era un acerrimo nemico del Profeta (S) e dell'Islam alla Mecca. Tra i suoi tentativi di ostacolare l'Islam e i musulmani vi sono: la pianificazione dell'assassinio del Profeta (S), infliggere torture a coloro che si convertivano all'Islam, impedire alle persone di ascoltare i versetti coranici, insultare il Profeta (S), cercare di interrompere i rapporti tra i Quraysh e i Banu Hashim e la preparazione del terreno per la battaglia di Badr. Secondo gli esegeti coranici circa trenta versetti del Corano parlano di lui.
Abu Jahl giocò un ruolo chiave nel dare l'avvio alla battaglia di Badr, dove fu ucciso come membro dell'esercito politeista.
Lignaggio, tecnonimico e titoli
'Amr ibn Hisham ibn Mughira era un acerrimo nemico del Profeta (S).[1] Suo padre era Hisham ibn Mughira, appartenente al clan Banu Makhzum, la cui morte segnò l'inizio del calendario dei Quraysh.[2] Sua madre, Asma' bint Mukhriba ibn al-Jandal al-Hanzali, apparteneva ai Banu Tamim.[3] Per questo motivo, era conosciuto anche come Ibn Hanzaliyya.[4]
Il tecnonimico originale di Abu Jahl era Abu l-Hakam, ma il Profeta (S) lo ribattezzò Abu Jahl[5] (letteralmente: padre dell'ignoranza) per la sua ignoranza e ostilità verso l'Islam.[6] In un hadith, il Profeta (S) lo definì il "faraone dell’umma islamica".[7]
Suo figlio, 'Ikrima ibn Abi Jahl, seguì inizialmente le sue orme, ma dopo la conquista della Mecca si convertì all'Islam.[8]
Opposizione all'Islam
Abu Jahl era noto per la sua aperta ostilità al Profeta (S): lo insultava[9] e cercava di screditarlo in ogni modo.[10] La sua opposizione fu occasione per la rivelazione di diversi versetti coranici.[11] Secondo l'Enciclopedia del Corano, 32 versetti alludono al suo comportamento ostile.[12] Le sue azioni per contrastare l'Islam comprendevano:
Impedire che la gente ascoltasse i versetti coranici
Secondo Muhammad ibn Ahmad al-Qurtubi, il versetto "I miscredenti dissero: 'Non ascoltate questo Corano e strepitate in modo che possiate prevalere [sull'Apostolo]'"[13] si riferisce ad Abu Jahl, che ordinava alle persone di urlare per coprire la voce del Profeta (S) quando questi recitava il Corano.[14]
Tramare l'omicidio del Profeta (S)
Come riportato da 'Abd al-Malik ibn Hisham, i Quraysh si riunirono a Dar al-Nadwa per discutere su come affrontare il Profeta (S). Abu Jahl propose di ucciderlo a patto che tutte le tribù collaborassero, in tal modo i Banu Hashim non avrebbero potuto vendicarsi, dato che sarebbe stato difficile combattere contro tutte le tribù, ma si sarebbero accontentati del “prezzo del sangue”. La sua proposta fu accettata e, la notte di Laylat al-Mabit, un membro di ogni tribù prese parte al complotto. Anche Abu Jahl vi partecipò; egli incoraggiava gli altri ad attuare il piano, ma il complotto fallì, poiché il Profeta (S) aveva già lasciato la sua casa, e nel suo letto si era coricato l'Imam Ali (A).[15] Abu Jahl era diventato un membro di Dar al-Nadwa all'età di trent'anni, quando invece, ad eccezione dei Banu Qusayy, era necessario avere almeno quarant'anni.[16]
Tormentare e minacciare i musulmani neo-convertiti
Abu Jahl impediva le conversioni all'Islam[17] Quando qualcuno si convertiva, lo minacciava o torturava finché non rinnegava l’Islam.[18] Tra le sue vittime figuravano Bilal ibn Rabah[19] , Yasir ibn 'Amir e Sumayya bint Khabbat. Sumayya fu martirizzata sotto le sue torture.[20] Inoltre, riportò alla Mecca e imprigionò il suo fratellastro da parte materna 'Ayyash ibn Abu Rabi'a, dopo che questi era partito per Medina al fine di unirsi ai muhajirun.[21] Secondo i resoconti storici, Abu Jahl aveva tre piani principali per trattare i musulmani neo-convertiti: se il convertito aveva una posizione sociale, lo umiliava e lo insultava; se era un commerciante, minacciava di boicottare la sua attività e distruggere il suo capitale; se era povero, lo torturava e lo perseguitava.[22]
Inoltre Abu Jahl cercò anche di isolare i Banu Hashim e di interrompere i loro rapporti con i Quraysh,[23] impedendo loro l'accesso a cibo e rifornimenti durante il boicottaggio nella valle di Abu Talib.[24]
Avvio della battaglia di Badr
- Articolo principale: Battaglia di Badr
Abu Jahl giocò un ruolo fondamentale nell'avvio della battaglia di Badr. Prima dello scoppio di questa guerra, il Profeta (S) maledisse lui e Zama'a ibn al-Aswad per la loro insistenza sulla guerra.[25] Nel 2/624, quando una carovana coreiscita guidata da Abu Sufyan fu minacciata dai musulmani, Abu Jahl organizzò un esercito per dare il proprio sostegno. Sebbene la carovana riuscì a passare indenne, a causa dell’insistenza di Abu Jahl una parte dell'esercito dei miscredenti si diresse verso i pozzi di Badr dove ebbe luogo la battaglia.[26] La battaglia vide la sconfitta dell’esercito politeista da parte dei musulmani, e Abu Jahl fu ucciso da Ma'adh ibn 'Amr e dai figli di 'Afra'.[27] Fu decapitato da 'Abd Allah ibn Mas'ud.[28]
Footnote
- ↑ Ibn Isḥāq, al-Sīyar wa al-maghāzī, p. 145.
- ↑ Ibn Ḥabīb Baghdādī, al-Muḥabbar, p. 139.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 623.
- ↑ Balādhurī, Ansāb al-ashrāf, vol.1, p. 291.
- ↑ Balādhurī, Ansāb al-ashrāf, vol.1, p. 125.
- ↑ Ibn Durayd, Kitāb al-ishtiqāq, p. 148.
- ↑ Ibn Isḥāq, al-Sīyar wa al-maghāzī, p. 210.
- ↑ Ibn al-Jawzī, al-Muntaẓam, vol. 4, p. 155-156.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 98 and 299.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 291.
- ↑ Wāḥidī, Asbāb al-nuzūl al-Qurʾān, p. 487; Ṭabarī, Jāmiʿ al-bayān, vol. 22, p. 99.
- ↑ Aʿlām-i Qurʾān, vol. 1, p. 381-391.
- ↑ Qur'an 41:26.
- ↑ Qurṭubī, Tafsīr al-Qurtubī, vol. 15, p. 356.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 482-483.
- ↑ Ibn Durayd, al-ishtiqāq, p. 155.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 320.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 320.
- ↑ Ibn Athīr, Usd al-ghāba, vol. 1, p. 263.
- ↑ Ibn ʿAbd al-Barr, al-Istīʿāb, vol. 4, p. 1865.
- ↑ Ibn Saʿd, al-Ṭabaqāt al-kubrā, vol. 4, p. 96.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 279.
- ↑ Ibn Hishām, al-Sīrat al-Nabī, vol. 1, p. 353-354.
- ↑ Ibn Isḥāq, al-Sīyar wa al-maghāzī, p. 161.
- ↑ Wāqidī, al-Maghāzī, vol. 1, p. 46.
- ↑ Wāqidī, al-Maghāzī, vol. 1, p. 37.
- ↑ Wāqidī, al-Maghāzī, vol. 1, p. 89-91.
- ↑ Wāqidī, al-Maghāzī, vol. 1, p. 91.
Riferimenti
- Balādhurī, Aḥmad b. Yaḥyā al-. Ansāb al-ashrāf. Edited by Muḥammad Ḥamīd Allāh. Cairo: Dār al-Maʿārif, 1959 CE.
- Ibn Athīr, ʿAlī b. Muḥammad. Usd al-ghāba. Beirut: Dār al-Kitāb al-ʿArabī, [n.d].
- Ibn ʿAbd al-Barr, Yūsuf b. ʿAbd Allāh. Al-Istīʿāb fī maʿrifat al-aṣḥāb. Edited by ʿAlī Muḥammad al-Bajāwī. Beirut: Dār al-Jīl, 1412 AH.
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