Versetto al-Istirja'

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Versetto al-Istirja'

Il versetto al-Istirja' (in arabo: آيَة الاِسْتِرْجاع), noto anche come Versetto del ritorno, è un versetto coranico che enfatizza il ritorno finale delle persone a Dio. È altamente raccomandato recitare questo versetto in caso di perdita o difficoltà. Nelle esegeti sciite, come al-Tabyan e Majma' al-Bayan, il versetto è considerato un’espressione di servitù verso Iddio e accettazione del Giorno della Resurrezione. Secondo un hadith attribuito all’Imam Sadiq (A), recitare il versetto al-Istirja' durante una disgrazia assicura di entrare in Paradiso. Secondo gli hadith riportati nelle opere di Allamah al-Hilli e Ibn Shahrashub, il versetto al-Istirja' fu rivelato quando l’Imam Ali (A) ricevette la notizia del martirio o di suo zio Hamza o di suo fratello Ja’far e disse: “In verità apparteniamo ad Allah, e invero ritorneremo a lui”.

Il versetto e la sua traduzione

Parte del 156° versetto della II sura del Corano, il quale recita che gli esseri umani appartengono a Iddio e a Lui ritorneranno, è noto come versetto al-Istirja' o Versetto del ritorno.[1]

الَّذِینَ إِذَا أَصَابَتْهُم مُّصِیبَةٌ قَالُوا إِنَّا لِلهِ وَ إِنَّا إِلَیهِ رَ‌اجِعُونَ
Coloro che, quando li coglie una disgrazia, dicono: “In verità apparteniamo ad Allah, e a Lui ritorniamo”.

— Sacro Corano 2:156

Interpretazioni del versetto

Al-Fayd al-Kashani, un esegeta coranico dell’XI/XVII secolo, nella sua esegesi coranica al-Safi, si basa su un hadith per interpretare come disgrazia (musiba) tutto ciò che ferisce un credente.[2] Shaykh al-Tusi, un esegeta del V/XI secolo, nell’opera al-Tibyan e Fadl ibn al-Hasan al-Tabrisi, un esegeta sciita del VI-XII secolo, nel libro Majma' al-Bayan sostengono che il Versetto del ritorno implica concetti come la professione di servitù verso Iddio e l’accettazione del Giorno della Resurrezione. Essi sostengono che recitare questo versetto durante le disgrazie e le difficoltà sottintende il sottomettersi e l’arrendersi ai piani di Dio.[3]

Fadl ibn al-Hasan al-Tabrisi, nella sua interpretazione del Versetto del ritorno, cita un hadith secondo il quale Iddio ricompenserà coloro che, nei momenti di disgrazia, ricordano che appartengono a Iddio e a Lui ritorneranno. [4] Egli riporta anche un hadith dell’Imam al-Sadiq (A) secondo cui coloro che ricordano il “ritorno” nei momenti di disgrazia faranno parte di uno dei quattro gruppi di persone che entreranno in Paradiso.[5] L’Imam Ali (A) interpretò il Versetto del ritorno nel seguente modo: quando noi diciamo “noi apparteniamo ad Allah”, riconosciamo che Iddio ci possiede, e quando noi diciamo “a Lui ritorneremo”, noi riconosciamo che periremo.[6] Il versetto è nominato al-Istirja' o “ritorno” per via della seconda parte, secondo la quale tutte le persone ritorneranno a Iddio. Allamah Tabataba'i, nella sua esegesi coranica al-Mizan, offre un’interpretazione del versetto secondo la quale se gli individui comprendono che Iddio è il vero padrone e gli esseri umani sono meri pseudo-proprietari, non proveranno gioia nell’acquisire qualcosa, né saranno sopraffatti dalla tristezza per eventuali perdite.[7]

Religiosamente consigliato

Secondo al-Shahid al-Awwal, un giurisperito sciita dell’VIII/XIV secolo, è consigliato recitare il Versetto del ritorno quando si è colpiti da una tragedia.[8] Esistono numerosi hadith secondo cui il Profeta (S) e gli altri Infallibili (A) hanno raccomandato di recitare questo versetto in caso di disastri.[9] Muhammad Hasan al-Najafi, l’autore del libro al-Jawahir al-Kalam, giurisperita sciita del XIII/XIX secolo, sosteneva che è anche raccomandato recitare il Versetto al-Istirja' durante l’inumazione di un defunto.[10]

Occasione della rivelazione

Secondo un hadith, citato da Allamah al-Hilli, nella sua opera Nahj al-haqq wa kashf al-sidq, il Versetto del ritorno fu rivelato dopo che l’Imam Ali (A) ebbe ricevuto la notizia del martirio di suo zio Hamza e detto: “In verità apparteniamo ad Allah, e invero ritorneremo a Lui”.[11] Secondo un altro hadith riportato da Ibn Shahrashub, il sapiente sciita di hadith ed esegeta del VI/XII secolo, nella sua opera Manaqib Al Abi Talib, quando il Profeta (S) diede la notizia del martirio di Ja'far bin Abi Talib ̶ avvenuto nella Battaglia della mu'ta ̶ all’Imam Ali (A), questi disse: “In verità apparteniamo ad Allah, e invero a Lui ritorniamo”. Dopodiché fu rivelato il versetto.[12]

Footnote

  1. See: Ḥillī, Nahj al-ḥaqq wa Kashf al-ṣidq, p. 209.
  2. Fayḍ al-Kāshānī, Tafsīr al-Ṣāfī, vol. 1, p. 204.
  3. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 1, p. 437; Ṭūsī, al-Tibyān, vol. 2, p. 39-40.
  4. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 1, p. 437.
  5. Ṭabrisī, Majmaʿ al-bayān, vol. 1, p. 437.
  6. Nahj al-balāgha, no. 99.
  7. Ṭabāṭabāʾī, al-Mīzān, vol. 1, p. 353-354.
  8. Shahīd al-Awwal, Dhikrā al-shīʿa, vol. 2, p. 49.
  9. Shahīd al-Awwal, Dhikrā al-shīʿa, vol. 2, p. 49.
  10. Najafī, Jawāhir al-kalām, vol. 4, p. 310.
  11. Ḥillī, Nahj al-ḥaqq wa Kashf al-ṣidq, p. 209.
  12. Ibn Shahrāshūb, Manāqib Āl Abī Ṭālib, vol. 2, p. 120.

Riferimenti

  • Fayḍ al-Kāshānī, Muḥammad b. al-Murtaḍā al-. Tafsīr al-Ṣāfī. Edited by Ḥusayn Aʿlamī. Second edition. Tehran: Maktabat al-Ṣadr, 1415 AH.
  • Ḥillī, al-Ḥasan b. Yūsuf al-. Nahj al-ḥaq wa Kashf al-ṣidq. Beirut: Dār al-Kitāb al-Lubnānī, 1982.
  • Ibn Shahrāshūb, Muḥammad b. ʿAlī. Manāqib Āl Abī Ṭālib. Qom: ʿAllāma, 1379 AH.
  • Najafī, Muḥammad al-Ḥasan al-. Jawāhir al-kalām fī sharḥ sharāʾiʿ al-Islām. Edited by ʿAbbās Qūchānī & ʿAlī Ākhūndī. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, 1404 AH.
  • Shahīd al-Awwal, Muḥammad b. Makkī. Al-Dhikrā al-shīʿa fī aḥkām al-sharīʿa. Qom: 1419 AH.
  • Ṭabāṭabāʾī, Sayyid Muḥammad Ḥusayn al-. Al-Mīzān fī tafsīr al-Qurʾān. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, 1390 AH.
  • Ṭabrisī, Faḍl b. al-Ḥasan al-. Majmaʿ al-bayān fī tafsīr al-Qurʾān. Beirut: Dār al-Maʿrifa, 1408 AH.
  • Ṭūsī, Muḥammad b. al-Ḥasan al-. Al-Tibyān fī tafsīr al-Qurʾān. Edited by Aḥmad Qaṣīr al-ʿĀmilī. Beirut: Dār Iḥyāʾ al-Turāth al-ʿArabī, [n.d].